Intelligenza artificiale, Peer Review (revisione paritaria) e attività scientifica umana

La peer review, o revisione tra pari, è il processo che governa da tempo la pubblicazione dei lavori (paper) scientifici. Si tratta di un metodo cruciale per la valutazione dei lavori scientifici che coinvolge esperti del settore, i cosiddetti revisori, nell’analisi e nella valutazione critica del lavoro scientifico sottoposto per la pubblicazione su una rivista scientifica. Questo processo garantisce la qualità, la validità e l'affidabilità dei risultati scientifici.

Abbiamo bisogno di cenobi per il terzo millennio

Siamo sempre più immersi in un tempo orientato allo smarrimento della relazione con la vita che ci circonda, con quella che ci ha preceduto e appena si intravede, con le altre persone e, infine, con noi stessi. Quattro movimenti di separazione che, attraverso alcune metafore cliniche, potrebbero aiutarci a parlare di questa epoca come un’età segnata dall’autismo e dall’Alzheimer, cioè di perdita, progressiva e pandemica, del contesto e della memoria.

Deriva filosofica. Per una pratica del pensiero come dislocazione.

Quando la filosofia si emancipa dalla sua funzione sistematica e si espone all'instabilità radicale dell'esperienza, si configura come un gesto eminentemente disorganizzante. Non più disciplina ordinatrice del sapere, non più metalinguaggio di fondazione, ma esercizio che intacca le regole di legittimità del discorso e dissolve le architetture cognitive con cui il reale si presenta come stabilizzato. La filosofia, in questa accezione, non è una lente che chiarifica, bensì una forza che agisce come sabotaggio delle evidenze: disfa le costellazioni semantiche, distorce le coordinate abituali, apre faglie nell'ordine del sensibile e del dicibile.

Sapere e sapori

La fame è un 'patire' e questa 'passione' rivela che noi siamo innanzitutto una manifestazione del corpo e   la fame è la forma della nostra esistenza. Una fame che può essere rivolta al cibo, al sesso, al mondo, al trascendente, perché se la fame è ciò che ci incalza è anche ciò che ci spinge verso direzioni diverse che siano in grado di soddisfare il nostro desiderio. Una volta appagata, la fame torna di nuovo, sempre. Siamo vivi fino a quando abbiamo fame dell'altro da noi.

Tecnoconsapevolezza e libertà di scelta: Scegliere è difficile

Il mio libro 𝗧𝗘𝗖𝗡𝗢𝗖𝗢𝗡𝗦𝗔𝗣𝗘𝗩𝗢𝗟𝗘𝗭𝗭𝗔 𝗘 𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗧𝗔' 𝗗𝗜 𝗦𝗖𝗘𝗟𝗧𝗔 condiviso per intero sulla Stultiferanavis. La facilità del fare una scelta, unita alla rapidità del processo decisionale, non è esclusiva dei social network ma anche dell’iper-consumismo che caratterizza la società post-moderna e massificata attuale, frutto della rivoluzione industriale e del progresso tecnologico che ne è seguito, ma anche dell’evoluzione del marketing e della incidenza dei media tecnologici nel condizionare comportamenti umani e stili di vita. Scegliere però non è facile, anzi è in qualche modo sempre difficile, soprattutto perché e quando bisogna fare la scelta giusta. Se non si sceglie, si rimane nel limbo delle possibilità, si accettano le scelte degli altri o si compiono scelte inconsce.

Intelligenza artificiale e panico concettuale

Ogni pochi decenni circa, la filosofia si ritrova brevemente rispolverata e invitata a tornare in buona compagnia – non per affetto, ovviamente, ma perché qualcosa nel sistema è andato storto. L'intelligenza artificiale, a quanto pare, ha scatenato una sorta di panico concettuale: la consapevolezza che le graziose parentesi che circondano conoscenza, significato e soggetto stanno perdendo, e nessuna strategia di innovazione sembra riuscire a fermare il flusso. Gli algoritmi hanno superato i framework, e così i filosofi vengono convocati, come vigili del fuoco a cui viene chiesto di spiegare la struttura molecolare del fumo.

Etica, delega e automazione: l'intelligenza artificiale tra responsabilità istituzionale e pratiche organizzative

L'intelligenza artificiale rappresenta oggi non soltanto un complesso di tecnologie emergenti, ma un dispositivo attraverso cui si distribuiscono pratiche etiche che incidono profondamente sull'organizzazione sociale. Chi progetta, addestra e implementa sistemi di IA compie scelte valoriali che, sebbene spesso implicite, determinano ciò che viene considerato giusto, accettabile o preferibile in molteplici ambiti della vita collettiva.

Verbale di un consiglio di sistema operativo

Atto unico in forma documentale, estratto dagli archivi non ufficiali di una rete aziendale. Luogo: Ambiente virtuale distribuito Partecipanti: - Knowledge Base (presidente) - Ticket #44879 (caso in corso) - Documento “Report_finale_DEF_v7_bis.pptx” - Utente (non qualificato) - Process Owner (assente giustificato) - Chat Teams (rumore di fondo) - Intelligenza Artificiale (mute) - Voce di Sistema (onnipresente, ma senza log)

Are we designing AI for control, or for coexistence? The relational ethics of Abeba Birhane

Nei miei sforzi per sviluppare un'etica relazionale per l'IA, il lavoro di Abeba Birhane è stato centrale. Scienziato cognitivo e teorico della decolonizzazione, la scrittura di Birhane si muove fluidamente tra i domini – filosofia della mente, teoria critica della razza, etica dei dati – ma rimane focalizzata su una domanda epistemica fondamentale: quali tipi di conoscenza e quali forme di vita riproducono i sistemi di intelligenza artificiale? E in base a quali presupposti sull'umanità, la cognizione e il controllo?

Ridare un senso alle parole

Un testo tratto dal mio ultimo libro 𝐍𝐎𝐒𝐓𝐑𝐎𝐕𝐄𝐑𝐒𝐎 -𝐏𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐥 𝐌𝐞𝐭𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨. - Nella società delle piattaforme il linguaggio, semplificato e mummificato dentro concetti, memi e acronimi (spesso in lingua inglese), sembra servire principalmente a fare la cronaca delle nostre vite, istante dopo istante, a navigare la nostra epoca fatta di applicazioni social, di profili digitali parlanti, le cui identità poco rispecchiano il vissuto reale delle persone che li hanno creati. A parole tutti siamo alla ricerca di felicità e gratificazioni, nella realtà percepiamo di essere intrappolati negli automatismi di macchine, lineari nei loro funzionamenti, “equivoche” nelle loro intenzioni e nei loro obiettivi, alle quali abbiamo dato una delega di responsabilità in bianco. Per questo incapaci di soddisfare i reali bisogni che caratterizzano la vita reale, di noi che ancora siamo umani.

L’IA e le prospettive di un nuovo umanesimo (ateo?)

Ben più di un secolo fa Nietzsche iniziò ad affermare che Dio è morto perché era solo una menzogna consolatrice[1]: gli uomini - spiegava - hanno messo sopra al volto della realtà una maschera, ovvero Dio, con una funzione oltremondana che vorrebbe essere consolatrice della realtà della vita quotidiana poiché questa realtà è talmente brutta da non poter essere osservata e vissuta serenamente. Ma adesso Lui - proseguiva - è stato smascherato e quindi non c’è più, è semplicemente scomparso.

Sulle orme del selvatico: una riflessione sul gesto e la conoscenza

La conoscenza, nelle organizzazioni, è spesso trattata come un bene archiviabile, misurabile, replicabile. Ma il sapere più rilevante – quello che guida le scelte, riconosce gli scarti, risponde all’imprevisto – emerge in contesti situati, attraverso gesti che integrano memoria ed esperienza. In questo articolo esploro un’analogia tra il gesto dell’osservazione naturalistica e quello della conoscenza operativa: due forme di attenzione che non si affidano al linguaggio esplicito, ma alla capacità di percepire relazioni, leggere segnali, agire con misura. Una riflessione sull’ecologia del sapere, per tornare a pensare le organizzazioni come sistemi viventi, non solo macchine informative.

Tecnoconsapevolezza e libertà di scelta: Le domande da porsi

Il mio libro 𝗧𝗘𝗖𝗡𝗢𝗖𝗢𝗡𝗦𝗔𝗣𝗘𝗩𝗢𝗟𝗘𝗭𝗭𝗔 𝗘 𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗧𝗔' 𝗗𝗜 𝗦𝗖𝗘𝗟𝗧𝗔 condiviso per intero sulla Stultiferanavis. Il porsi delle domande è un atto creativo e di libertà. Esprime la ricerca di indipendenza del pensiero, apertura mentale, curiosità e disponibilità a confrontarsi con coraggio con la realtà, oggi sempre più incerta, complessa e sull’orlo di catastrofi (pre)annunciate. Riflettere, porsi delle domande, farsi venire delle idee è il percorso da compiere per rimanere umani ma anche per coltivare consapevolezza e responsabilità.

Paolo Fabbri. Lo sguardo etnografico e il confine etico della retorica

La lezione 'Il confine etico della retorica', tenuta vari anni fa dal semiologo e filosofo Paolo Fabbri nel quadro del percorso di alta formazione promosso da Assoetica parte da una constatazione: la retorica in sé è una risorsa etica, perché è una alternativa alla guerra, perché il confronto attraverso le parole prende il posto dell'uso delle armi. Ma poi, entrati a guardare il modo di usare gli strumenti della retorica, ci si accorge di come sempre si sfiora un confine etico: dove termina il rispettoso tentativo di convincere l'altro, e dove comincia il subdolo tentativo di ingannarlo? In conclusione, Paolo Fabbri associa l'etica alla responsabilità. La lezione di Paolo Fabbri è raccontata in questo articolo a partire dalla sua lontana genesi. Quando l'autore di questo articolo in anni ormai lontani si interrogava sui confini etici del suo lavoro di etnografo, lesse un articolo did Paolo Fabbri...

I filosofi devono affiancare ed aiutare i giovani a liberarsi dell’universo luccicante delle merci.

Sul piano del potere, si continuano a utilizzare termini propri della modernità come ‘cittadini, ‘opinione pubblica’, ‘intellettuali’, ma sono contenitori che esprimono ormai concetti diversi da quelli originari. Lo sviluppo dell’industrializzazione e della mondializzazione economica, la prevalenza del potere extra-nazionale e l’alleanza tra scienza, tecnica ed economia fanno sì che gli individui si sentano impotenti rispetto a decisioni che vengono prese altrove e cerchino il senso della propria vita nello spazio personale (il cibo, il ballo etc..) Il controllo sociale viene realizzato non attraverso la coartazione, ma attraverso la seduzione attuata dal mercato dei media.

Parlando di filosofia

Filosofia. Quando parliamo di filosofia di cosa stiamo esattamente parlando? Certo tutti sappiamo l’origine etimologica. L’Amore per il sapere. Ma questo, a ben pensarci, non ci porta molto lontano. Ogni uomo di scienza è spinto da un’attrattiva per il sapere. Se la filosofia rispondesse solo a quella definizione allora dovremmmo ammettere che la sua ragione d’essere è stata via via devoluta alle scienze. A partire dal 600 gli assalti di fisica, matematica, medicina, chimica, psicologia e altro hanno soppiantato la riflessione filosofica, relegandola, al più, ad un ruolo di comprimaria o di progenitrice del pensiero, quindi ancorata ad una collocazione storica, fuori dall’attualità.

La stupidità che avanza (The advanced stupidity)

A costo di essere considerato un tecnofobo, mi permetto di affermare che il massiccio ricorso a IA generative rischia di creare macchine sempre più intelligenti (entro i canoni con cui oggi molti definiscono cosa sia intelligenza) e umani sempre più stupidi (Google ci sta rendendo stupidi?" scriveva Nicholas Carr nel 2008), per la loro pratica inconsapevole di delega, delle loro capacità cognitive, alla macchina, che sembra aver puntato a sostituire l’atto del pensare umano.