A cosa servono i filosofi nell’era dell'intelligenza artificiale

Nell'era dominata dalla tecnologia e dalle intelligenze artificiali generative, diventa sempre più impellente interrogarsi sull'evoluzione tecnologica in atto ma soprattutto su quella umana. In molti, compresi filosofi più o meno pop, si esercitano nel fornire memi, concetti, riflessioni utili a celebrare le sorti progressive delle intelligenze artificiali e facendo finta di non vederne le implicazioni, filosofiche ma soprattutto umane. Questi e tutti i filosofi dovrebbero al contrario ritornare a quello che da sempre è il ruolo del filosofo: porsi domande, interrogarsi e contribuire a dialoghi maieutici capaci di aumentare e migliorare la conoscenza, coltivare la responsabilità, sviluppare l'umanità.

A proposito del poetare nell’età della Techne

E’ ancora possibile la Poesia nell’età della Techne? Questo è il tema di questa lirica. La risposta che si ricava dai versi è una risposta desolata, pessimistica, negativa. In un’età in cui la ratio occidentale è giunta alla sua massima espressione con il dominio della scienza e della tecnica, la domanda sul senso dell’esistenza, che nasce dalla meraviglia di un cielo stellato (“gli spazi siderali”), dal legame con “la terra degli uomini”, dalla parola nuova e inaudita (“il non detto dei sapienti”), appare ormai caduta in oblio. Al poeta di questa nostra società ipertecnologica, che ha cancellato il senso cosmologico dell’esistenza, che vive nell’oblio dell’essere (Heidegger), non rimane che affidarsi al “silenzio della propria insignificanza” e al “vuoto della propria dispersione” per cercare di cogliere qualche debole segnale (“l’eco flebile della tua voce”) della parola della musa. Silenzio e vuoto: proprio ciò che manca all’uomo di oggi, proprio ciò che viene evitato come la peste. Che è come dire che l’uomo moderno fugge da sé e dal proprio significato destinale, evitando accuratamente di fermarsi a guardare dentro se stesso e a porsi le domande esistenziali che lo rendono pienamente un essere umano. Il poeta sembra non aver più nulla da dire, o di non essere più in grado di proferir parola, conscio com’è di rimanere inascoltato, consapevole che le parole hanno perso la loro sostanza, la loro potenza, la loro risonanza interiore, triturate e polverizzate dal clamore mediatico. Eppure nei versi finali rimane aperta una speranza: “un’eco flebile” da captare, forse una nuova parola originaria si sta affacciando…

Il tempo del disincanto

Viviamo il tempo del disincanto, percepiamo e forse abbiamo anche compreso quanto sian illusorie le promesse della tecnologia e delle sue piattaforme. Il disincanto nasce dalla consapevolezza di quanto lontana sia la felicità promessa e insufficienti le gratificazioni e i doni elargiti da piattaforme sempre più abuliche nella lororicerca affamata di dati e informazioni. Il disincanto nasce anche, per alcuni, da una accresciuta consapevolezza sull'essere stati trasformati in semplici consumatori, merci.

Dove va il nostro sguardo?

Anche se la bolla narrativa sulle IA generative e l’IA in generale sta scoppiando, sono ancora numerosi i post che in Rete celebrano le immagini prodotte con strumenti di IA, spesso usate per veicolare e promuovere corsi su come crearle, per dimostrare entusiasticamente l’evoluzione della tecnologia, per alimentare una tecno-ideologia in forma di cornice all’interno della quale tutto racchiudere.

Il tempo tecnologico è​ viscoso e agitato!

Il tempo tecnologico è lineare, binario, accelerato, compresso, pulsante. Il tempo tecnologico fa da attrito per tutti gli elementi con cui è in relazione, si contrae come un buco nero, non lasciando dietro di sé alcuno spazio, ma un semplice campo gravitazionale. Così intenso da non lasciare sfuggire nulla, neppure le tante azioni che caratterizzano socialmente i mondi abitati dalle moltitudini della Rete.

Balocchi e profumi

Chi ha passato i 50 anni forse ricorderà ancora di non aver potuto scansare una canzone che giungeva periodicamente ad ammorbare l’umore. “Profumi e balocchi”, scritta tra le due guerre e riciclata nel tempo da vari artisti, parla di infanzia abbandonata, di bambini lasciati soli, privati di attenzione e balocchi e destinati di conseguenza a fatale deperimento, consunzione e morte. Aldilà delle venature morali e sessiste del testo, comunica un fastidio ancora attuale: in un tempo in cui i non luoghi dei centri commerciali sono le piazze di non incontro della vita quotidiana, la luce delle vetrine eclissa i bisogni di fondo dei bambini. Che sono di tutti. Oggi la morte è inaridimento relazionale, rischio concreto per adulti e bambini, prima e dopo il Covid.

Tecnologie e sviluppo del Sè

I social e le nuove tecnologie, se non snaturate dal loro obiettivo iniziale ossia di sviluppo e di miglioramento, possono davvero essere un’importante opportunità di crescita. Penso, per esempio, a quei bambini/ragazzi che hanno difficoltà negli apprendimenti: in questo caso, tecnologie specifiche, possono davvero essere di aiuto a questi ragazzi, supportando genitori e insegnanti, e permettendo loro di non abbandonare lo studio per la fatica incontrata nel loro percorso scolastico, come invece accade in situazioni estreme.

Tra intelligenza artificiale e conoscenza umana

Se “intelligenza” è la capacità mentale di comprendere, ragionare, risolvere problemi e adattarsi a nuove situazioni, spesso associata alla rapidità e flessibilità del pensiero, e “sapienza” è una qualità che denota conoscenza profonda e capacità di giudizio maturata nel tempo, non riferita solo al sapere teorico ma anche alla capacità di applicarlo in modo etico e pratico, potremmo dire che c’è di mezzo il domandare.

DevOps e la rivoluzione del “saper fare”: filosofia, tecnologia e pragmatismo

Immaginate di essere al volante di un’auto d’epoca, impeccabile e affascinante. Ogni dettaglio è curato, il motore gira come un orologio svizzero, ma ora vi trovate su una superstrada moderna, circondati da auto elettriche che sfrecciano veloci e silenziose. Questa immagine illustra perfettamente il rapporto tra i modelli tradizionali di gestione IT, come ITIL o SDLC, e le necessità del mondo attuale, dominato da velocità, agilità e imprevedibilità.

Internet non è quello che sembra

Come infrastruttura, ormai privatizzata e occupata da piattaforme che hanno costruito in Rete veri e propri mondi chiusi, Internet è aperta ma non è più libera. Dipende ed è controllata da pochi Internet provider e da poche aziende tecnologiche, principalmente Google, Facebook, Apple, Amazon, Microsoft e Netflix, che hanno trasformato Internet in un cartello, una mega-caverna platonica, in un grande centro commerciale (Saramago) nel quale gli utenti sono semplici consumatori e merci al tempo stesso. Gli spazi , gli arredi, i corridoi, di questi centri commerciali vengono usati per costruire narrazioni omologate e coformistiche, ma anche a diffondere messaggi reazionari e bigotti, fascisti e complottisti, false verità e informazioni sempre più fuori controllo.

L’ambiguità delle tecniche: il mito di Prometeo

Il mito di Prometeo è forse, tra i tanti miti presenti nella cultura greca che parlano ancora di noi, il più potente e il più celebre. Continuamente riesaminato e reinterpretato nel corso della storia (da Hobbes, Rousseau, Vico, Goethe, Schelling, Marx, Weil, Jonas…), mantiene un fondo oscuro e enigmatico. Rappresenta, meglio di qualsiasi altro mito, i caratteri della civiltà occidentale ed è l’aspetto principale con cui, oggi, l’esistenza umana si deve misurare. Il problema del nostro tempo risiede infatti nella straordinaria capacità di conoscenza e di potere tecnologico a cui non corrisponde, però, una altrettanto grande capacità di percepire, immaginare, sentire. Già mezzo secolo fa il filosofo Günther Anders definiva tale condizione “dislivello prometeico”. Un dislivello che può portare l’umanità a scelte catastrofiche.

Chatgpt: sedotti e abbandonati?

La passione per la ChatGPT non ha nulla di romantico, non è amore ma infatuazione, si manifesta in modo carnale senza effetti (piaceri) concreti, si esercita in auto-onanismi vari in attesa di soddisfazioni virtuali dentro gli spazi renderizzati del metaverso.

Umani senza più guida autonoma?

Più la tecnologia diventa sofisticata e più abbiamo la possibilità di fare danni maggiori, in primo luogo a noi stessi, alla nostra umanità. Ne abbiamo già una evidenza concreta nel come è cambiata Internet, in cosa si sono trasformati i motori di ricerca, nel ruolo tecno-magico da noi assegnato agli algoritmi, in cosa abbiano prodotto le piattaforme social, veri e propri agenti di manipolazione, disinformazione e misinformazione. Questi cambiamenti ci hanno visto complici compiacenti e succubi, agenti della manipolazione (fake news, post-verità, ecc.) di cui siamo autori e vittime al tempo stesso.

Libri…books… e tecnologia

Le strade e le metropolitane sono piene di persone con lo sguardo fisso sul loro telefonino. Rischiano sempre di urtare qualcuno, mai di andargli incontro  Sbattergli addosso, rimanendo turbati da quello che si percepisce, permetterebbe forse di cogliere la sua differenza e diversità, di sperimentare la curiosità che nasce dalla non conoscenza, dalla casualità dell’incontro e dai concatenamenti che potrebbe determinare. L’incontro a cui faccio riferimento non è quello tra profili digitali e facce virtuali che può essere condotto attraverso scambi di messaggi e informazioni.

Metaverso: il naufragar m’è dolce in questo mare!

Il naufragare dell’Infinito di Leopardi suggerisce il viaggio che riprende dopo il naufragio e la possibilità di nuovi inizi dopo il disastro incombente. Il naufragare odierno, anche quello psichico e della mente, è invece sintomatico dello smarrimento che ci attraversa tutti, della deriva di cui siamo al tempo stesso vittime, complici e protagonisti.  In questo smarrimento, frutto anche di tanta scontentezza e malcontento, il Metaverso ci appare come una destinazione ambita perché dentro mondi irreali (nell’iper-realtà direbbe Braudillard), fuori dal mondo, in fondo al mare (novella Atlantide), lontano da una realtà percepita sempre più come complicata, incerta, infelice.

AI: la mancata consapevolezza favorisce posizioni ideologiche

L’Intelligenza Artificiale deve aiutare, non sostituire. Non vorrei mai arrendermi ciecamente alla visione logico formale che le macchine danno del mondo, ma prenderne spunto, ispirazione come farei col parere di qualsiasi altra persona esperta. Non vorrei mai un giudice robot, come quello sviluppato a Pudong, un distretto della città cinese di Shangai, che giudichi, ma che consigli. Il segreto è vedere l’AI come una estensione delle nostre capacità. Sarebbe da stupidi rifiutare il parere di un AI nell’identificazione dei carcinomi mammari, ma sarebbe ancora più stupido farne totale affidamento.

OLTREPASSARE – Intrecci di parole tra etica e tecnologia

Dentro mondi virtuali, in assenza di corpo, di volti e di sguardi, viviamo pseudo-vite digitali, determinate dal volere di codici stranieri, algoritmi prepotenti e servitù volontarie. Il disincanto tecnologico emergente suggerisce il distacco dal tempo presente per andare oltre e altrove, per mettersi in viaggio, oltrepassare, alla ricerca esperienziale di nuove formule esistenziali utili a vivere dentro le innumerevoli crisi di questo mondo. Obiettivo di questo viaggio, tra etica e tecnologia, è la riscoperta del valore umano dell’esistenza e di nuovi orizzonti di senso, è il recuperare una socialità incarnata che permetta di incontrare ed entrare in contatto con l’Altro nella sua alterità e unicità, inteso come persona con la quale ritrovarsi. Lungo questo cammino, il primo passo consiste nel tornare a porre attenzione alle parole, al linguaggio, al parlare comune.