Tecnologia, IA e Macchine
Tecnologia e società dell’incertezza
Nell’era dell’incertezza nulla più dell’automazione, della robotizzazione e della intelligenza artificiale. dovrebbe suggerire una riflessione critica. Una riflessione utile per conoscere ciò che si nasconde dietro lo sviluppo di queste apparecchiature, sistemi di IA e loro infrastrutture. Necessaria per comprendere: l’emergere di nuovi modelli di sviluppo che cambiano il mercato del lavoro, quanto sia invasivo lo sfruttamento di risorse energetiche e minerarie, la pervasività predatoria per accaparrarsi dati violando ogni privacy, l’utilizzo a scopi militari, politici e di potere delle intelligenze artificiali e delle tecnologie di controllo e sorveglianza. Da intelligenti quali ci riteniamo, possiamo tutti far finta di nulla e godere dei vantaggi che la tecnologia ci regala.
Smaterializzazione: le storie che ci raccontiamo
Amiamo da sempre raccontarci storie, oggi siamo diventati tutti storyteller. Le storie servono a costruire mondi, a sfuggire da quelli presenti e ad allontanare orizzonti carichi di minacce. Lo storytelling è spesso usato per manipolare la realtà o per raccontarne una che non esiste. Gli esempi da citare sono numerosi, quello che vorrei proporre alla riflessione riguarda parole quali smaterializzazione, leggerezza, trasparenza, virtuale, nuvola (cloud), Big Data, sostenibilità, energia pulita, tecnologie a basso impatto ecologico.
I pappagalli sono (salvo eccezioni) maschi
La diffusione delle intelligenze artificiali generative suggerisce una riflessione critica sulla tendenza emergente a usare dati e informazioni raccolti in Internet e usati per la generazione di visioni globali che alimentano i modelli delle IA, senza prestare attenzione ai pregiudizi che questi dati e informazioni si portano appresso. Uno degli effetti, a cui molti ricercatori e tecno-scienziati non sembrano prestare attenzione è che questi pregiudizi siano automatizzati, deliberatamente manipolati per amplificare e comunicare punti di vista e visioni della realtà egemoniche.
Memoria umana e documanità
Il filosofo Ferraris sostiene da tempo una visione del futuro come radicale cambiamento rispetto al passato per la capacità che ci è data di registrare (documentare) ogni cosa. Grazie alla tecnologia digitale, una registrazione è oggi alla base di ogni comunicazione e interazione, tutto ciò che è registrato diventa sociale. Anche perché più che parlare, oggi scriviamo, più che telefonare, chattiamo e messaggiamo. Tutto questo sta determinando l’emergere di una nuova umanità, una documanità, il risultato di una evoluzione di uomini documentali che attraverso la tecnica hanno sempre lasciato tracce di sé, come Homo faber prima ancora che come Homo sapiens.
Umani senza guida autonoma?
Altro che auto a guida autonoma (ma non doveva essere già qui?) dentro realtà digitalizzate, il futuro potrebbe vedere il mondo intero trasformato in videogioco. Un matrix computazionale e globalizzato, per chi ama la fantascienza distopica di Terminator o la trilogia Matrix dei fratelli Lana e Lilly Wachowski. Dentro il video-gioco, in forma di caverna e labirinto, gli esseri umani rischiano di vedere ciò che i sensori aptici e gli algoritmi faranno loro vedere, sentire e toccare, diventando sempre più parte di un meccanismo di automazione e sempre più automatizzati essi stessi.
Uman(istic)amente Tecnoconsapevoli
L’era è tecnologica, il contesto da cui partire è molto umano, oggi fatto di crisi ricorrenti e di interrogativi su un futuro contingente, imprevedibile, nonostante i grandi avanzamenti della tecnica. Mentre crescono la potenza computazionale e le certezze dell’algoritmo, si diffondono automazione e intelligenze artificiali, il futuro si è fatto sempre più complesso, caotico, incerto e fragile, ricordando a tutti che, pur nelle nostre nuove vesti di simbionti e cyborg, siamo esseri umani e come tali collegati gli uni agli altri. La sfida che abbiamo tutti di fronte non è semplice, le nostre scelte possono determinare l’implosione di una evoluzione che ritenevamo senza interruzione oppure farci diventare più responsabili e (tecno)consapevoli.
Metaversi per viaggiare? No grazie!
DAD, Smartworking, social, metaversi vari, zoom, videogiochi, WhatsApp e Instagram, tutti mondi virtuali che nel periodo della pandemia sono diventati più reali di quanto non lo siano sempre stati. Grazie al Coronavirus, virtuale è diventato anche il viaggio, con grande sofferenza per tutti coloro, come me, che viaggiare lo hanno sempre fatto. Moltissimo per lavoro ma soprattutto per il piacere del viaggiare in sé. Perché per il viaggiatore più della destinazione o la meta conta il viaggiare, a partire dalle letture (In Patagonia, Le vie dei Canti, Terra del fuoco, Capo Horn, ecc.) che lo anticipano, dalla pianificazione che lo prepara, dalla compagnia di viaggio che si sceglie, dalle emozioni che sempre emergono dagli incontri (persone, paesaggi, animali, montagne, città, ecc.) che viaggiando si fanno. Poi si arriva anche a destinazione!
La tecnoconsapevolezza che ci manca
Una riflessione sulla tecnoconsapevolezza e la libertà di scelta in un'epoca dominata dagli algoritmi, delle loro preferenze logiche, dai codici stranieri che li governano, dalle scelte di chi li ha implementati.
In viaggio alla ricerca di autenticità
Alcuni giorni di trekking nel deserto del Sahara mi hanno messo a confronto con realtà umane lontane anni luce dalle nostre. Ne è nata una breve riflessione sull’autenticità. Su quanto essa sia vissuta e raccontata nella nostra era tecnologica nella quale prevale l’individualismo a scapito dei vincoli collettivi. Vincoli, legami, esperienze ben presenti in realtà dove non manca lo smartphone ma prevalgono ruoli sociali riconosciuti, sincerità, norme condivise e sentimenti di comunità.
A proposito di caverne e centri commerciali...da Platone alla Cina
Chi crede che la realtà non sia prevedibile è destinato a doversi ricredere. A volte si tratta di profezie che si auto-avverano e quando questo succede non si è quasi mai completamente felici. Un esempio che merita di essere raccontato è quello del nuovo centro commerciale e luogo di vita (città-Mondo) realizzato in Cina. il New Century Global Center di Schengdu. Anticipato da Josè Saramago, nei suoi potenziali effetti sulle persone e sulle cose, nel suo libro 'A Caverna', scritto nel lontano anno 2000 e da Ballard nel suo libro 'Kingdom Come'.
Digital or human disruption?
L'evoluzione delle macchine obbliga l'umano a rifocalizzare l'attenzione sulla propria.
Great resignation, big quit o rassegnazione?
Rinunciare al lavoro, prendersi una pausa è come tirare il freno a mano di emergenza, è sintomatico di qualcosa di importante che va oltre il gesto in sé, anche per la sua valenza globale. Non comunica soltanto la scelta di nuovi stili di vita o di lentezza (che barba la filosofia della lentezza) ma anche una reazione, in particolare nelle nuove generazioni, decelerezionista e antagonista. Non riguarda solo il lavoro ma una percezione diffusa di vivere tempi di crisi nelle quali il futuro fa paura, si diffonde il disincanto e aumenta la rassegnazione determinata dalla percezione di non potere fare nulla per cambiare, perché in realtà, in particolare in Italia, nulla mai cambia.
L'éthique est-elle applicable à l'intelligence artificielle ?
Essai Rédigé en mai 2020 Modifié et Publié en février 2024 L’intelligence artificielle est une série d’algorithmes. L’éthique est constituée de concepts humains, est-elle applicable à l’intelligence artificielle ? Alexandre MARTIN
Intelligenza artificiale e…Ucraina
Mentre tutti ci stiamo trasformando in esperti di geopolitica, conviene diventare edotti che la complessità del mondo ha generato elevata fragilità umana. Nella catastrofe percepita tra gli effetti c’è la difficoltà a cogliere l’intero e la perdita del valore complessivo della vita. Bisogna ritornare a pensare, a esercitare il sentire e l’immaginazione, soprattutto bisogna interrogarsi sugli orizzonti di senso delle nostre esperienze. Pensare non basta, bisogna che il pensiero sia radicale, capace cioè di rompere il modo di pensare consolidato e conformistico, un pensiero quindi non conformista, aperto a visioni larghe e informate.
LA SCINTILLA DELLA COSCIENZA NELL’ERA DIGITALE
San Girolamo, 400 anni dopo Cristo, facendo appello a quella filosofia perenne che ha sempre accompagnato l’essere umano, ci dice che oltre la ragione, il coraggio, la passione, oltre qualsiasi skill, competenza o libertá o aspettativa di ruolo, c’è qualcosa che contraddistingue e guida ogni essere umano: la scintilla della coscienza.