Contro la civiltà. Ediz. integrale
Anno:
2023
Casa editrice:
Ortica Editrice

Contro la civiltà. Ediz. integrale

Ecco la civiltà: accettatela e basta.

Dal rifiuto collettivo di questa prospettiva nasce Contro la civiltà. Una raccolta di scritti, curata dal filosofo anarchico John Zerzan, che critica radicalmente la società industriale, il progresso e la tecnologia.

John Zerzan, attraverso il pensiero di ecologisti, anarchici e attivisti, ci mette di fronte alle contraddizioni della nostra civiltà e del capitalismo industriale, offrendo suggestive visioni di mondi che vanno oltre il dominio e lo sfruttamento. Dopo la lettura di questo libro pensare alla civiltà come abbiamo sempre fatto risulterà impossibile.


Recensione

Contro la civiltà è un'opera filosofica e critica della modernità che si inscrive nel pensiero di John Zerzan, uno degli esponenti principali dell'anarchismo primitivista. Zerzan è noto per la sua critica radicale alla civiltà moderna, alla tecnologia, alla divisione del lavoro, alla linguistica e alla struttura sociale che, secondo lui, hanno corrotto la natura umana e la connessione autentica tra gli esseri umani e il mondo naturale.

Nel suo libro Against Civilization, Zerzan esplora vari temi che mirano a dimostrare che la civiltà, intesa come sistema complesso di istituzioni sociali, economiche, politiche e tecnologiche, ha portato all'alienazione dell'individuo e alla distruzione dell'ambiente naturale. Secondo Zerzan, la nostra separazione dalla natura e dalla spontaneità originaria dell'essere umano ha creato società basate sul controllo, l'estraniazione e la competizione. La tecnologia, in particolare, è vista come uno strumento di dominazione e distacco dal mondo naturale, con effetti devastanti per la psiche umana e per l'ecosistema.

Zerzan, pur avendo radici nell'anarchismo, non è contrario alla modernità per la sua oppressività, ma perché sostiene che la nozione stessa di "progresso" sia un inganno che ha portato l'umanità in una direzione sempre più distruttiva. Egli auspica a un ritorno a forme di vita più semplici, primordiali e in sintonia con l'ambiente naturale. Questa visione si ispira a una riflessione sulla preistoria, quando le comunità umane vivevano in un equilibrio sostenibile con la natura, senza la stratificazione sociale o le disuguaglianze che caratterizzano le società moderne.

Nel suo pensiero, Zerzan riprende alcune teorie della "critica della civiltà" che risalgono a pensatori come Jacques Ellul, Lewis Mumford e, in misura diversa, anche a Marx, che pur se in modo diverso, considerava la tecnologia come un'arma nelle mani del potere dominante. Tuttavia, la visione di Zerzan va oltre l'analisi marxista della lotta di classe e si concentra sulla dimensione esistenziale e psico-sociale della modernità.

Se dovessi sintetizzare in un'immagine la critica di Zerzan alla civiltà, potrebbe essere un paesaggio dove una fitta rete di metropoli e fabbriche invade e soffoca una terra selvaggia e incontaminata, dove gli esseri umani, privi di una connessione autentica con la natura, sono diventati ingranaggi di una macchina gigantesca. In quest'immagine, la natura selvaggia, che rappresenta il "prima" della civilizzazione, appare come un rifugio ideale, ma ormai distante e minacciato, mentre l'uomo moderno è rappresentato come alienato, intrappolato nella sua stessa creazione.

Questa visione di Zerzan non è solo una critica teorica, ma anche un invito ad abbandonare la falsa promessa di progresso e a riflettere sulla possibilità di un mondo che valorizzi la libertà, la connessione con la natura e l'autosufficienza, lontano dalle logiche di sfruttamento e alienazione della civiltà industriale.