Prevenire il collasso per scongiurarlo
Un testo scritto per il mio libro NOSTROVERSO - Pratiche umaniste per resistere al Metaverso, pubblicato con Delos Digital a fine 2024 per illustrare una delle pratiche umaniste che ho suggerito per resistere ai tanti metaversi digitali che stanno mettendo in difficoltà il NOSTROVERSO incarnato, sensibile e umano. La percezione di molti racconta di un collasso alle porte che renderà impossibile ogni ritorno alla vecchia normalità. È come se avessimo perso il controllo, regalato ad assistenti personali e intelligenze artificiali che, al posto nostro, guidano le auto e non solo, come se avessimo smarrita la nostra capacità di agire in modo autonomo, sulla base delle nostre esperienze, conoscenze e volontà. Non servono teorie delle catastrofi per spiegare cosa stia succedendo.
Bauli e Labirinti, Labirinti e Bauli
Grazie al baule-labirinto si naviga nella complessità, dentro la transdisciplinatierà delle conoscenze e dei saperi che il baule racchiude. I suoi contenuti non sono esoterici, sono per tutti, non sono anonimi, tutti hanno un autore, raccontano le sue storie ed esperienze, il suo vissuto, le sue conoscenze e i suoi saperi. Per accedere al baule e frugarci dentro non bisogna essere dei guru, degli esperti, dei sacerdoti laici, tutti possono avere la possibilità (opportunità) di coglierne i “connotati” conoscitivi dei contenuti disponibili, connessi all’esperienza di chi li ha generati.
Progetti come metamorfosi: epistemologia del cambiamento tra Kaizen, complessità e pratica organizzativa
Il presente contributo esplora una prospettiva epistemologicamente fondata e operativamente critica sul project management, superando l’approccio d...
Una bibliografia tecnologica personale
Un regalo bibliografico a chi, partecipando o visitando la STULTIFERANAVIS, mi segue e mi legge. Da anni promuovo una riflessione critica sulla tecnologia e i suoi effetti. L'attività intrapresa è stata all'origine di una curiosità inesauribile verso tutti i libri riferiti in qualche modo alla tecnica e alla tecnologia. Ne è nata una biblioteca di casa composta da centinaia di libri, ma soprattutto una bibliografia, arricchitasi nel tempo, fatta di mille intrecci e riferimenti incrociati, di tanti fili che hanno alimentato la mia curiosità e portato alla scoperta di sempre nuovi autori (di fantascienza e non solo) di autori, studiosi, filosofi, tecnologi e molto altro. Quella che propongo qui è la bibliografia legata al mio libro 𝗡𝗘𝗜 𝗟𝗔𝗕𝗜𝗥𝗜𝗡𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗧𝗘𝗖𝗡𝗢𝗟𝗢𝗚𝗜𝗔. La propongo facendone dono a chiunque fosse alla ricerca di informazioni, suggestioni di lettura e idee. Potrebbe anche servire a giovani alle prese con le loro tesi di laurea, prima di laurearsi, guardarsi intorno e decidere se e quando emigrare!
Il peso della leggerezza: quando ridere non è solo una questione di superficie
Ridere è una di quelle azioni che facciamo senza pensarci troppo. Un gesto semplice, spontaneo, quasi automatico. Ma dietro quella leggerezza si nasconde qualcosa di più complesso. Perché non tutte le risate sono uguali, e non tutte ci portano nello stesso posto. C’è la risata che ci distrae e quella che ci rivela qualcosa. La differenza? Sempre la stessa: il significato che scegliamo di darle.
Marilyn Monroe, la donna oltre il mito
Marilyn Monroe è stata una delle attrici più famose del cinema della golden age di Hollywood. È stata una delle donne più ammirate del mondo per la sua grande bellezza. È stata anche una delle donne più sfruttata e strumentalizzata come vedremo.
La memoria e il futuro: un caso interessante di eterotopia a Copenaghen
Il concetto di eterotopia, introdotto da Michel Foucault nel saggio Des espaces autres (1967), designa luoghi fisici e simbolici che si collocano ai margini dell’ordine normativo, funzionando come specchi deformanti della società.
Il sentimento del reale: non addomesticare il leone
Il sentimento del reale: con quest’espressione Donald Winnicott – lo psicoanalista che ha cambiato il nostro modo di pensare che cos’è un bambino, il significato della violenza delle emozioni, come diventare sé stessi – apre a una dimensione dell’esperienza che riguarda il sentirsi vivi. Il volume contiene scritti inediti di Winnicott, scelti tra quelli più in sintonia con le inquietudini del nostro tempo. Ne emerge un Winnicott determinato a proporre le novità che ritiene di avere introdotto nella psicoanalisi: il “primitivo” nella formazione della psiche, l’inconscio come inesauribile riserva di energie, le affinità con il lavoro degli artisti che attingono all’immaginazione per conquistare il sentimento del reale.
L’arte di non scrivere nulla. Breve elogio della distanza semantica assistita.
Scrivere con un LLM è come chiedere a un domestico invisibile di leggere nella nostra testa, riordinare i pensieri, aggiustare la grammatica e produrre un testo “che suoni umano, ma non troppo emotivo”. Il pericolo non è l’errore. È la mediocrità perfetta.
Gli occhi delle donne
Ho sempre pensato che scrivere poesie fosse un atto naturale che nasce nel momento stesso in cui le sensazioni si trasformano in immagini. Le parole come dono. Un’esperienza da condividere.
L’inevitabile importanza del fallimento nella vita umana
Il fallimento è spesso vissuto come un’ombra minacciosa, un ostacolo da evitare a ogni costo. La società celebra il successo, spingendoci a temere l’errore e a nascondere le cadute. Eppure, il fallimento è una componente essenziale della crescita e dell’apprendimento. Senza errori, non esisterebbe il progresso. Senza sconfitte, non ci sarebbero trionfi. Come sottolineano studiosi e filosofi, il fallimento non è solo una tappa della vita, ma uno strumento fondamentale per lo sviluppo umano.
Navigando e vagabondando
Una riflessione sull’iniziativa della Stultiferanavis associata alla scelta di navigare vagabondando, con l’invito a tutti gli spiriti liberi di salire a bordo (“Via sulle navi […] c’è ancora un altro mondo da scoprire! […]” direbbe Nietzsche). L’invito è a salpare per lasciarsi indietro il paesaggio desolante a cui ci siamo assuefatti, per provare a ridare dignità a un intelletto sempre più ridotto al semplice computare, per mettersi alla prova in un viaggio non facile, in compagnia di altre presone in carne e ossa, sfidando onde e tempeste. Ci si imbarca, si sale a bordo, ci si mette in mare senza sentirsi obbligati a tornare, neppure se e quando si dovessero incontrare delle tempeste. Che senso avrebbe infatti pensare di tornare dopo che ormai si è partiti. Conta molto di più alzare lo sguardo e vagabondare sulle onde, con consapevolezza, determinazione e coraggio.
Mythos e logos
Nella sua storia, il pensiero occidentale ha privilegiato il logos, il discorso razionale, ma non è sempre stato così. All’inizio del percorso filosofico, in Grecia, i due termini, mythos e logos, erano affini. Il mito di Orfeo mostra, infatti, come poesia, musica e divina follia fossero armonizzate e come il caos fosse da Orfeo mutato in cosmos. Ed è proprio questa in fondo la funzione del logos: portare ordine. Orfeo, infatti, suona la lira e canta; pur essendo seguace di Dioniso si serve delle armi di Apollo, della divinità che, attraverso la parola, concede agli uomini la sapienza. Nei versi a noi rimasti del poema di Parmenide ‘Intorno alla natura’, mythos è riferito al discorso che la dea comunica ed è sinonimo di verità, sempre connesso con un orizzonte sovrumano; logos indica, a volte, il discorso certo, altre, quello falso ed erroneo.
Contro la meccanizzazione del Project Management
Il project management non è una tecnica da applicare, né una macchina da programmare. È un modo di stare nel mondo: tra incertezza, decisione e fallibilità. Chi pensa di ridurlo a metodo, a schema, a procedura, non ne ha compreso né la natura né il rischio. Questo breve saggio prova a ricordarlo, senza illusioni e senza compiacenze.
Scrivere bene non è solo una questione di stile: è un atto di governance.
Non è il mestiere che nobilita l’uomo, ma la capacità di attribuirgli un senso. In ambito organizzativo, questa capacità si traduce nella costruzione di strutture narrative condivise: la documentazione non è un atto secondario, bensì il fondamento dell’identità cognitiva di un’impresa.
Vedere i margini
Il successo, così come viene descritto nelle nostre comunità professionali, ha sempre avuto qualcosa di equivoco. Lo abbiamo rincorso come misura dell’efficienza, del talento, della capacità di portare risultati. Eppure, più ne parliamo, più mi sembra evidente che il suo stesso concetto abbia generato un cortocircuito. Quando lavoro con team di sviluppo, con project manager, con chi si occupa di trasformazione digitale o di coaching Agile, sento spesso parlare di “valore”, di “output”, di “riconoscimento”. Ma raramente si mette in discussione la cornice che definisce tutto questo. È come se ci muovessimo tutti all’interno di un acquario, certi di avere il pieno controllo del nostro nuoto, mentre ignoriamo le pareti di vetro che ci contengono.
L’illusione del progresso: ciò che sappiamo, ciò che perdiamo
Nel Rinascimento, gli umanisti condannarono il Medioevo come secoli bui, oscurati dall’ignoranza e dalla superstizione. L’Illuminismo sollevò la ragione come baluardo contro le tenebre della credulità. Oggi, immersi in una rete planetaria che promette accesso istantaneo all’informazione, celebriamo l’intelligenza artificiale come se fosse il coronamento di una lunga marcia verso la verità.
Il sapere è sparso ovunque e, spesso, ci passa accanto senza fermarsi
C’è una malinconia sottile che accompagna chi cerca di pensare nell’epoca del rumore. Non una tristezza patetica, ma quella forma strana di lucidità che si prova quando si guarda troppo a lungo una stanza vuota e ci si accorge che qualcosa manca, anche se non si sa bene cosa. È da lì che nasce questa riflessione, scritta in un’ora incerta, quando la luce non è più giorno ma non è ancora sera. Non ha pretese, se non quella di offrire un piccolo varco nel muro compatto delle risposte automatiche. È una passeggiata interiore tra ciò che resta dell’arte, della conoscenza e del silenzio, in un tempo che sembra aver perso il senso del limite. Fulcenzio Odussomai, che scrive queste righe non per insegnare ma per continuare a cercare, sa bene che ogni parola è una provvisoria tregua nel caos, un gesto di resistenza contro la vertigine del troppo.
𝐄𝐓𝐈(𝐋𝐈)𝐂𝐀𝐌𝐄𝐍𝐓𝐄 𝐒𝐎𝐁𝐑𝐈𝐎
Il racconto di una giornata particolare, sobria, moderata, splendida (a Milano il cielo era terso, soffiava anche una brezza leggera e tonificante), giovanile, allegra, sorridente, partecipata, liberatoria.
Per chi lavora nel silenzio delle domande, più che nel rumore delle soluzioni.
Questo testo nasce come riflessione a margine, ma finisce per diventare confine. Tra il tempo vissuto e quello misurato. Tra la parola che abita e quella che transita. Tra l’uomo che lavora e quello che si ripete. Un "saggio aperto", una traccia densa in un mondo di logiche diluite. Per chi lavora nel silenzio delle domande, più che nel rumore delle soluzioni.
Against 'embedding "AI literacy" in education and workforce development
"Generative AI use is degenerative to literacy. “AI literacy” is a dangerous device of neoliberal education and it deserves to be dismissed out of hand. But, since we don't seem to be doing that, I've taken it in hand and given it a real good rattling." (Miriam Reynoldson)
La memoria spezzata, il gesto falso, e l’arte perduta di fallire
𝑪𝒊ò 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒊 𝒆𝒍𝒂𝒃𝒐𝒓𝒂, 𝒓𝒊𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂. 𝑴𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒓𝒊𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂 𝒎𝒂𝒊 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒆𝒓𝒂.Ritorna come caricatura, come spettro che si traveste da radice, come mito vuoto che pretende di diventare identità. Il 25 aprile dovrebbe essere un rito di rigenerazione civile, e invece oggi è minacciato da una classe dirigente che celebra la Resistenza solo quando è costretta, mentre flirta con le ombre che da essa furono sconfitte. Eppure, si ostinano a chiamarlo “governo”. Ma si tratta, più propriamente, di una sindrome: regressiva, afasica, in ostaggio dell’algoritmo e della nostalgia.
25 aprile
25 aprile. Il saluto romano non è romano. Il fascismo non è un’opinione. L’ignoranza non è una scusa.