El sembrador de palabrotas (pac)

Mi abuelo compareció ante el juez de paz sin decir nada a nadie. Fue convocado por presuntamente haber cometido delitos de odio, difusión de bulos y participación en reuniones de desinformación sobre derechos humanos y libertades fundamentales.

Ha ancora senso parlare di bello? Critica di una categoria in tempi di saturazione estetica

Che cos’è il bello oggi? Dalla Grecia antica a Kant e Adorno, fino all’epoca dei social media e della tecnologia digitale, il bello è stato messo in discussione, frammentato e ridefinito. Per Leonardo Da Vinci la bellezza nasce dalla percezione dell’imperfetto e dell’incompleto, ma oggi la tendenza a eliminare ogni limite attraverso filtri, correttori e algoritmi di perfezione trasforma il brutto in pessimo, cancellando la funzione generativa dell’imperfezione. Ha ancora senso parlare di “bello” come categoria critica, o resta soltanto come resistenza al degrado estetico e alla banalizzazione digitale?

Intervista ImPossibile a Susan Sontag (IIP #02)

Susan Sontag (1933–2004) è stata una delle più lucide e radicali voci critiche del Novecento. Scrittrice, saggista, attivista, ha esplorato i territori in cui arte, politica e dolore si intrecciano. I suoi libri Sulla fotografia (1977) e Davanti al dolore degli altri (2003) hanno cambiato per sempre il modo di guardare le immagini e di interrogarci sul loro potere. Per Sontag, fotografare significa appropriarsi del mondo, trasformare l’esperienza in oggetto, fissare la morte e il dolore in un fermo immagine. Ma le immagini non sono mai neutrali: “inquadrare vuol dire escludere”. Guardare il dolore altrui significa sempre misurare la distanza tra chi soffre e chi osserva, e diffidare del “noi” che si presume condividere. In questa “intervista impossibile” proviamo a immaginare cosa direbbe Sontag di fronte alle implicazioni dell’intelligenza artificiale.

Primero de Mayo en La Habana

Ogni viaggio è un viaggio alla ricerca di sé stesso. Viaggiare è sentirsi a casa in un luogo. Non dipende dalla durata della permanenza. Dipende dall’intima sintonia con il luogo, con la cultura, con l’ambiente. L’accoglienza è qualcosa di sottile e involontario, e fa il paio con l’altrettanto involontaria disponibilità a sentirsi a proprio agio, immersi nella quotidianità locale, straniero sempre, ma a proprio agio. In questo racconto, un evento: il discorso pronunciato da Fidel Castro -ormai anziano, ma sempre carismatico- in un primo maggio. All'Avana, a Cuba. Evento che non sarebbe potuto accadere altrove.

FOMO: La Generazione Sull’Orlo della Crisi Cognitiva

FOMO, sigla dell'espressione inglese Fear Of Missing Out, può essere tradotta in italiano come "timore di essere esclusi" o "ansia di perdersi qualcosa di importante". Questo fenomeno psicologico, riconosciuto ufficialmente nel 2013 con l'inclusione nell'Oxford English Dictionary, ci induce a confrontare costantemente la nostra esistenza con quelle che osserviamo online, portandoci a domandarci se queste siano più stimolanti e appaganti della nostra. Si manifesta come un disturbo d'ansia sociale che spinge gli individui a voler rimanere perennemente aggiornati sulle attività altrui, alimentando il sospetto che gli altri stiano conducendo vite più soddisfacenti e ricche di esperienze. Non va confuso con la semplice invidia, ma rappresenta un'autentica condizione di preoccupazione che genera un bisogno ossessivo di monitorare i social network e le comunicazioni digitali, come meccanismo di difesa contro la sensazione di esclusione.

Alla ricerca del senso nascosto: Vincent Halles e l’arte di collegare i frammenti

Ho incontrato per caso Vincent Halles su Medium. I suoi scritti mi hanno subito colpito per un approccio che assomiglia al mio: la ricerca ossessiva di connessioni tra ciò che appare sconnesso. Come me, Halles non si limita a leggere o archiviare, ma attraversa testi, culture e discipline—da Fernando Pessoa a Westworld, da Deleuze alle parodie di videogiochi—per far emergere fili inaspettati. Per entrambi, l’incompiuto non è una mancanza, ma la traccia viva di un pensiero che si interroga, si corregge, si rimette in discussione. Giurista di formazione ma mosso da una curiosità senza confini, Halles dimostra che collegare l’apparentemente inconciliabile non è un esercizio intellettuale fine a sé stesso, ma un atto di resistenza culturale. In un’epoca dominata dall’efficienza algoritmica, il suo lavoro—e, per certi versi, anche il mio—ci ricorda che la ricchezza del pensiero sta proprio nelle esitazioni, nelle deviazioni, nella capacità di sbagliare e ricominciare. È questa vulnerabilità, questa umanità imperfetta, il cuore della sua ricerca e, in fondo, di ogni autentico processo creativo.

Chi governa l’AI (POV #02)

L’ascesa dell’intelligenza artificiale e il dominio delle piattaforme digitali riportano al centro una questione che non possiamo più permetterci di rinviare: chi comanda davvero nel XXI secolo? Gli Stati-nazione, con i loro confini, le loro istituzioni e le logiche di potere geopolitico? Oppure le corporation tecnologiche, che si muovono oltre ogni frontiera, accumulano dati e capitali, e definiscono di fatto le regole del gioco globale? È in questo spazio di frattura che si colloca il pensiero di due osservatori radicali: Yanis Varoufakis, l’economista che immagina un futuro post-capitalista, ed Evgeny Morozov, il critico implacabile della retorica tecno-utopista. Le loro analisi, pur diverse, convergono in un punto essenziale: la democrazia, così come l’abbiamo conosciuta, rischia di essere svuotata dall’interno. Non più erosa da ideologie antagoniste o da conflitti militari, ma da un nuovo polo di potere: il capitale digitale, che cresce indisturbato, invisibile e pervasivo.

Vuoi parlare con me. Dialogare nell’esistenza

Iniziamo da qui, io scrivo perché so che tu leggi. Queste parole esistono perché tu esisti. Grazie per esserci, per leggere, per permettere che queste parole trovino la tua voce silenziosa, quella che solo tu senti dentro di te quando parli, leggi, ascolti.

Vorrei parlare sempre di cose importanti

Una riflessione che nasce dalla lettura di alcuni libri fatta sulle piacevoli e solitarie spiagge di Kythera dalle quali sono da poco tornato. Libri tra loro diversi ma che nella mia mente si sono coalizzati nel far emergere pensieri e riflessioni che ora condivido con chi come me ama ancora leggere, confrontarsi, dialogare e soprattutto resistere cercando di diradare le nebbie dell'era delle macchine, cercando sempre di spare dove ci si trovi, anche smarriti, ma consapevoli di dove si è.

Lasciar andare non è il punto...

All'inizio del mio percorso di leadership, pensavo di dover sapere tutto. Ero veloce, intelligente, tecnicamente eccellente. Il mio lavoro consisteva nel fornire risposte, risolvere problemi, dimostrare competenza. Leadership significava essere l'autorità intellettuale nella stanza. Poi sono stato promosso e quel modello è crollato all'istante.

Chi ha paura dell'Intelligenza Artificiale?

L'acceso dibattito e confronto tra coloro che vedono nell'Intelligenza Artificiale (di seguito denominata Ai) una risorsa e quanti, all'opposto, la considerano una tecnologia pericolosa si ripropone ormai costantemente. Arricchendosi ogni volta di ulteriori elementi che guardano spesso alla casistica nota degli sviluppatori.

Rispondi con una riunione? Stai nascondendo l'incapacità di decidere

Da tempo mi interrogo su un fenomeno diffuso nei contesti lavorativi: quando una domanda diretta riceve come risposta non una soluzione, ma un invito a riunione. È un meccanismo che ho osservato in aziende di ogni dimensione, e che rivela qualcosa di più profondo di una semplice inefficienza organizzativa. Dietro questa abitudine si nasconde spesso una mancanza di responsabilità individuale, un modo per diluire la decisione in un gruppo invece che assumersela in prima persona.

Il gioco di prestigio di Turing. Computabilità al posto della complessità

Turing propone di leggere gli stati del mondo -complessi, caotici, non lineari- attraverso una 'macchina a stati discreti'. Questo è il senso della 'computazione'. La proposta finisce per essere un gioco di prestigio: risolvere i problemi impliciti nella 'calcolabilità' tramite la 'computabilità'; porre la simulazione al posto dell'osservazione; guardare i sistemi complessi tramite modelli che sono sistemi meccanici. Sostituire al mondo la rappresentazione del mondo proposta da una macchina detta computer.