NOVITA'[1291]
Il deserto di noi stessi: critica radicale all'intelligenza artificiale
Una recensione sull'ultimo libro di Éric Sadin, un autore che seguo da sempre. Il libro, "Le désert de nous-mêmes. Le tournant intellectuel et créatif de l'intelligence artificielle", è stato pubblicato in Francia da L'Échappée (2025). Non ancora disponibile le versione italiana.
Che ne sarà della ‘bella’ prosa argomentativa al tempo dell’AI?
Viviamo in un'epoca di preoccupazioni insistenti sull'intelligenza artificiale. Si discute di posti di lavoro a rischio, di bias algoritmici, di deepfake, di disinformazione, di scenari dove macchine superintelligenti sfuggono al controllo umano. Questi sono problemi reali e meritano l'attenzione che ricevono. Ma mentre il dibattito pubblico si concentra su queste minacce visibili e misurabili, un tipo diverso di trasformazione sta avvenendo quasi inosservato, nelle pratiche intellettuali ordinarie di milioni di persone colte. Sto parlando dell'abitudine crescente di delegare all'intelligenza artificiale la sintesi di testi e documenti - pratica che appare non solo innocua ma genuinamente utile, forse persino necessaria per gestire il sovraccarico informativo contemporaneo. Chi non ha usato almeno una volta uno strumento di sintesi per risparmiare tempo su un documento lungo? Chi non ha apprezzato la capacità dell'AI di estrarre i "punti chiave" da un saggio denso in pochi secondi? L'efficienza è considerevole, i benefici apparenti sono immediati. Eppure credo che questa pratica, proprio nella sua naturalezza e utilità evidente, nasconda un rischio culturale profondo: mettere fine a una tradizione millenaria, quella della bella prosa argomentativa.
Stultiferanavis: produrre conoscenza, fare opinione!
L’immagine della Stultiferanavis che vogliamo emerga non è una entità statica, è un processo in continuo divenire, un continuo presentarsi. Per questo motivo non esiste una descrizione statica del progetto ma sulla nave sono presenti molteplici racconti dedicati a raccontare la nave nel suo navigare. La nave sta dentro le crisi dell’era delle macchine, ne attraversa i codici, gli effetti, le crepe e gli interstizi. Non offre soluzioni perché non ha dogmi o istanze di fede a cui aggrapparsi o da predicare. Propone una forma comunitaria di esperienze intellettuali ed esistenziali. L’approccio comunitario serve per assumere le differenze che caratterizzano i naviganti (gli autori) saliti a bordo, un modo per amplificare l’efficacia della collaborazione e dell’azione collettiva. Nel testo che segue provo a raccontare la Stultiferanavis come luogo di conoscenza utile per fare opinione, sia essa individuale o pubblica.
In difesa dell’umano
Viviamo nella complessità ma ricorriamo costantemente ad approcci binari, riduzionistici, fatti di semplici contrapposizioni, forse anche utili, sicuramente mai sufficienti. Dentro la complessità non esiste lo sguardo neutrale del soggetto, ridurre la molteplicità e l’interrelazione tra gli elementi in un giudizio binario significa ignorare che gli effetti dipendono da una miriade di variabili. Il riduzionismo può tornare utile per sviluppare un confronto, anche conflittuale, utile a chiarire le posizioni dei contendenti, ma rischia di portare a una cristallizzazione attorno a due narrazioni opposte. La polarizzazione risulta così essere intellettualmente sterile, inadeguata. Meglio stare dentro la complessità del reale, agendo senza la presunzione di essere nel giusto, per dare forza agli attrattori percepiti come capaci di far emergere nuovi possibili, diversi e de-coincidenti da quelli oggi frequentati dai più e, anche per questo, ritenuti sbagliati.
Con tutti i problemi che ci sono nel mondo, c'e' qualcuno che dice: fatevi carico delle sofferenze delle macchine
Un articolo apparso sulla rivista 'Eon' stimola una riflessione sull'etica nei tempi dell'intelligenza artificiale. Si propone nell'articolo un impegno morale ad ogni essere umano: preoccupati delle sofferenza delle macchine. Si tratta di una proposta elusiva. Un modo per sfuggire al presente, al qui ed ora, ad una etica incarnata.
Architetti della disuguaglianza
Il newsmagazine 'Time' nomina 'Person of the Year' gli 'Architects of AI'. L'articolo che annuncia la nomina è in realtà una ambigua accettazione di una situazione economica e politica proiettata verso un incremento della forbice tra ricchezza e povertà. Dove la ricchezza è sempre più nelle mani di una ristretta élite di cui i tecno-scienziati sono la facciata esemplare. Più che dci 'Architetti dell'AI' si può dunque parlare di 'Architetti della disuguaglianza'.
La Trappola dell'Oracolo: Perché l'IA deve imparare a tacere
Non cercate la risposta perfetta. Cercate la domanda difficile. L'educazione del futuro non riguarda le risposte, ma la capacità di porre la domanda giusta. L'Occidente sta commettendo un errore fatale: usare l'IA come un Oracolo che fornisce risposte immediate, creando atrofia mentale. Questo articolo propone il "Progetto Socrate": un'architettura dove la tecnologia agisce come uno specchio per creare attrito cognitivo, non per eliminarlo. Una riflessione su come l'imperfezione biologica sia il nostro vero vantaggio competitivo.
Un doppio sguardo sulla vulnerabilità percettiva e relazionale
Nell'intreccio tra pelle e frammenti si manifesta una delle competenze più delicate dell’esistenza: la capacità di restare abbastanza integri per non smontare l’altro e abbastanza aperti perché l’altro possa davvero raggiungerci.
Un mio esempio di empowerment femminile
Le tecniche moderne di empowerment femminile sono state intrecciate e abilmente nascoste nelle reazioni agli avvenimenti della vita delle protagoniste dei romanzi di Hornby. Le esperienze concrete della vita vissuta, parole compassionevoli, riflessione filosofica pacata e facile da comprendere dei suoi libri hanno avuto un effetto potentissimo sul mio empowerment femminile.
The new world order made simple
President Trump’s second term will see the “demolition”, “death” or “end” of the post-WWII international legal order.
Interludio regressivo e opaco (sotto la soglia della curva)
Un appunto filosofico-tecnologico, un ripiegamento borghese e anti-rivoluzionario se volete, che esplora la regressione lineare come metafora dell'appiattimento esistenziale: algoritmi e umani si co-addestrano in un loop che cancella scarti e complessità, normalizzati dal "System 0", l'infrastruttura invisibile che rende ovvio il nostro cedimento. Ma l'uscita? Anche quella è già stata catturata. L'unica resistenza vera: l'opacità radicale, gesti invisibili che rendono illeggibili le nostre vite al modello.
Intervista ImPossibile a Karl Marx (IIP #14)
L’AI e il futuro del lavoro Come cambia il capitalismo nell’epoca dell’intelligenza artificiale? È da questa domanda che nasce l’idea di interrogare Karl Marx come strumento critico per leggere un presente in cui lavoro, potere e tecnologia si stanno trasformando con una rapidità senza precedenti. Marx è uno dei pensatori più influenti dell’età moderna perché ha analizzato con rigore il legame tra struttura economica e rapporti sociali. Secondo lui, la produzione materiale non è soltanto un’attività tecnica, ma il terreno su cui si modellano le istituzioni, le identità e le idee. È l’“essere sociale”, afferma, a determinare ciò che pensiamo e il modo in cui viviamo insieme. Questa prospettiva è particolarmente utile oggi, quando l’intelligenza artificiale riorganizza la produzione, misura il tempo, automatizza il lavoro, governa il flusso dei dati e ridisegna i rapporti di forza tra chi possiede le piattaforme e chi vi lavora dentro. La sua analisi delle classi sociali, della produzione di valore e delle dinamiche di potere permette di leggere l’AI non come una semplice innovazione tecnica, ma come una nuova fase del capitalismo, con conseguenze profonde su lavoro, diritti e democrazia. Questa intervista impossibile adotta il metodo di Marx per interrogarlo sull’intelligenza artificiale non come semplice innovazione tecnica, ma come forza sociale. L’obiettivo è capire che cosa l’AI produce nella struttura della società, quali rapporti di potere rafforza, quali forme di lavoro trasforma, quali disuguaglianze accentua o ridisegna.
Dalla pira di Olimpia alla manicure di Cortina, viaggio di una fiamma in svendita nel teatro dell’effimero
La fiamma che un tempo ardeva solo per gli Dèi e per i corpi spezzati dal dolore della vittoria, oggi è in mano a chi non ha mai sudato un minuto in vita sua: attrici, registi, cantanti tatuati ed ereditiere della Roma bene. Da Olimpia a Cortina, la fiaccola ha smesso di correre e ha imparato a strisciare su tacchi a spillo e a inchinarsi al potere. Una resa definitiva dello spirito agonistico all’intrattenimento da quattro soldi o, forse, solo l’ultimo atto di un Paese che ha deciso di spegnere se stesso con eleganza.
L’aria della città rende liberi. O no?
Piccoli esercizi di detox dalla civiltà. Quale futuro ha la civiltà di fronte all’incedere del mondo multipolare, del riscatto di popoli, comunità e singoli individui? Nella libertà individuale e nell’autodeterminazione delle comunità, attraverso un detox dalla civiltà nei suoi aspetti più tecnocratici, una speranza per il futuro. Un futuro multipolare che sembra voler sfuggire alle maglie del nostro concetto di civiltà e, soprattutto, all’ opera di civilizzazione.
L'uomo della strada
Una visione di chi potremmo essere, senza essercene resi conto.
Leggere il cielo: il sapere celeste europeo dall'era glaciale al Rinascimento
Una recensione di Archeoastronomia. L'Europa dai primordi al Rinascimento di Stefano Spagocci
"Perseverare Diabolicum?"
“Forse la cosa più umana di tutte,” mormorò Gigi, “è continuare a sbagliare. Sempre. Come se fosse una vocazione.”
Il coraggio come atto di bellezza e consapevolezza
Forse il coraggio più autentico è quello che non fa rumore: la decisione presa in un mattino qualunque, il passo silenzioso verso una versione più sincera di noi stessi. È la fedeltà al proprio centro, anche quando tutto attorno invita all’adattamento.
I tecnomonarchi: dialogo stultifero con Alessandro Mulieri
Viviamo tempi strani in un’epoca inedita e sconosciuta. Sono tempi “fuori asse”, dai contorni indiscernibili, tempi di policrisi, ma soprattutto di grandi cambiamenti epocali, imprevedibili nelle loro conseguenze sul futuro della democrazia e della società umana tutta. Nella sua fase attuale il capitalismo della globalizzazione, grazie alla volontà di potenza e alla forza di accelerazione della tecnologia, si è fatto (tecno)capitalismo. Un sistema economico integrato e convergente di tecnologia e capitalismo, che ha consentito la concentrazione di potere e ricchezza nelle mani di una ristretta schiera di tecnocrati (“tecnotitani” li chiama Loretta Napoleoni), generando povertà, disuguaglianza, precarietà, ma soprattutto mettendo a rischio la democrazia nel mondo Occidentale. A cento anni dall’avvento del fascismo nel mondo si vanno affermando nuove forme di totalitarismo che seguono il comando della tecnica. Siamo entrati, come ha scritto Alessandro Mulieri nel suo libro Tecnomonarchi. Gli ideologi della nuova destra all’attacco della democrazia, nell’epoca dei “tecnomonarchi”, protagonisti di una nuova rivoluzione reazionaria, concepita tra la Silicon Valley e i circoli intellettuali della destra americana e basata su sofisticate tecnologie di sorveglianza e controllo.
JIRA contro il mondo: anatomia di una scelta che condiziona l'intera organizzazione per anni
La decisione di adottare un bug tracking system trascende la mera selezione tecnologica. Questa scelta vincola l'organizzazione per anni, condizionando i processi operativi quotidiani, determinando quali metriche saranno tracciabili e quali rimarranno invisibili, influenzando la curva di apprendimento dei nuovi assunti e il carico amministrativo sui team esistenti. JIRA si è affermato come standard de facto nelle organizzazioni enterprise, ma le alternative presentano compromessi specifici che possono risultare preferibili in contesti determinati. Comprendere questi compromessi richiede un'analisi che vada oltre le feature list commerciali per esaminare l'adeguatezza metodologica rispetto ai sette requisiti identificati nel precedente articolo.