In viaggio alla ricerca di autenticità

Il mondo è diventato un grande parco a tema, una Dysneyland globale che ha artificializzato il pianeta, ma la voglia di autenticità non ha perso di valore. Lo sanno bene gli operatori turistici che su di essa da tempo hanno incentrato il loro marketing e le loro strategie promuovendo vacanze verdi, atipiche, sostenibili, solidali ed eco-compatibili, verso mete rurali, vergini, incontaminate, come deserti o terre polari. Al turista di massa, superficiale, che si accontenta dell’apparenza del vero, facile da abbindolare e falso viaggiatore, si contrappone il viaggiatore autentico, quello “vero” che, per definizione, detesta il turismo degli altri. Il viaggiatore “vero” vuole distinguersi, far valere la differenza soggettiva, sentirsi anticonformista e libero di scegliere, costruire una identità personale e singolare, riconoscibile dagli altri.

Chatgpt: sedotti e abbandonati?

La passione per la ChatGPT non ha nulla di romantico, non è amore ma infatuazione, si manifesta in modo carnale senza effetti (piaceri) concreti, si esercita in auto-onanismi vari in attesa di soddisfazioni virtuali dentro gli spazi renderizzati del metaverso.

L’entropia nella testa e fuori

Nell'era delle policrisi, era molto tecnologica ma umanamente fragile, l'entropia (dal greco antico ἐν en, “dentro”, e τροπή tropé, “trasformazione”) continua a aumentare, interessa il mondo fuori di noi e quello dentro di noi. In tutto questo, mentre l’entropia aumenta, compresa quella psichica, per affrontare la catastrofe prossima ventura e la ricorsività delle crisi che la anticipano, bisogna porsi delle domande rilevanti, dopo averle ben selezionate, cambiare modo di pensare e gli strumenti per farlo, riflettere seriamente sulla vita nella sua imprevedibilità, nella sua incertezza e contingenza (f)attuale. Fare questo può essere utile per il futuro e al tempo stesso per rivedere/ripensare il passato e la successione di cause ed effetti non lineari che ha generato.

Camminare, pensare, sentire

Una breve riflessione sul cammonare ispirata dalla lettura dell’ultimo libro di Vittorio Lingiardi (Corpo, u,amo). un libro che riporta il corpo al centro della scena, letteralmente, con tutti i suoi organi: cervello, cuore, polmoni, fegato, pelle, reni, mani, piedi, e tutto il resto

Sorpresi di essere sorpresi?

Complessità, incertezza e fragilità dominano il nostro quotidiano, hanno distrutto le nostre illusioni postmoderniste, forse anche la nostra immaginazione. Eppure, le crisi attuali sono per tutti una grande opportunità. Di ripensamento e di riflessione, di presa di coscienza e consapevolezza con l’obiettivo di recuperare la complessità dell’umano e provare a (re)immaginare nuovi scenari futuri, diversi da quelli ai quali ci siamo quasi rassegnati.

Riflessioni (tecno)consapevoli sparse

Le trasformazioni digitali da tanti reclamate e decantate ci hanno trasformato, come esseri umani e come cittadini. Dentro un liberismo sfrenato le tecnologie hanno favorito l’individualismo, la ricerca costante del soddisfacimento di interessi singoli, promuovendo una illusoria autosufficienza nella quale uno vale uno e ognuno può affrontare i propri problemi in solitudine, da solo. Abituati a esprimerci liberamente online, abbiamo disimparato a dialogare, smesso di agire come collettività, frammentato i legami sociali e fatto emergere come comportamento primario quello della prevaricazione, dell’imposizione, delle certezze di verità, ecc.

Cresce il bisogno di silenzio…mediale!

Il silenzio e il tacere sono pratiche che tutti oggi dovrebbero individualmente adottare anche nella rete e sulle piattaforme social da molti abitate in pianta stabile. Il chiacchiericcio di fondo fatto di cose, comportamenti, eventi tutti uguali impedisce qualsiasi tipo di approfondimento, di riflessione, di ascolto, di comprensione e di conoscenza. La parola ha perso di significato, la comunicazione è diventata una coazione, la libertà, la riflessione e il pensiero sono vissuti come un gioco. Un modo per allontanarsi dalla confusione che regna sovrana nel mondo reale e forse dentro ognuno di noi. In questo contesto recuperare e riscoprire il silenzio non porterà a maggiore pace e serenità ma è diventata una necessità.

Essere visibili o scomparire?

Viviamo vite raggomitolate, inautentiche, che alimentano il mal di vivere e il dubbio che la vita “potrebbe essere tutt’altra da quella che stiamo vivendo”. Dalla sofferenza, da una visione del mondo non conforme alla realtà e dal dubbio nasce il bisogno di una riflessione, filosofica, urgente, non superficiale né banalizzata dalle tante pseudo-filosofie felicitarie e commerciali del momento, ma capace di permettere di cogliere lo scarto esistente tra la vita ordinaria che conduciamo, oggi vincolata alla gratificazione continua e alla ricerca della soddisfazione, e un’altra vita possibile, meno apparente, meno fittizia o falsa. La pseudo-vita dell’oggi è rassegnata, passiva, regalata all’algoritmo e condizionata dalle piattaforme, reificata e alienata.

Uman(istic)amente Tecnoconsapevoli

L’era è tecnologica, il contesto da cui partire è molto umano, oggi fatto di crisi ricorrenti e di interrogativi su un futuro contingente, imprevedibile, nonostante i grandi avanzamenti della tecnica. Mentre crescono la potenza computazionale e le certezze dell’algoritmo, si diffondono automazione e intelligenze artificiali, il futuro si è fatto sempre più complesso, caotico, incerto e fragile, ricordando a tutti che, pur nelle nostre nuove vesti di simbionti e cyborg, siamo esseri umani e come tali collegati gli uni agli altri. La sfida che abbiamo tutti di fronte non è semplice, le nostre scelte possono determinare l’implosione di una evoluzione che ritenevamo senza interruzione oppure farci diventare più responsabili e (tecno)consapevoli.