Non ha nazionalità, ne ha tante. Vive o governa paesi, ma anche aziende, ma anche famiglie…
È stato bravo a conquistare tutto ciò, ma anche spregiudicato. E noi, che non abbiamo quel potere, finiamo per dipendere da chi ce l'ha. Non fisicamente, ma psicologicamente. Ci aggrappiamo alle sue certezze perché le nostre sembrano fragili.
Noi in fondo lo ammiriamo, anche quando lo critichiamo.
Lo critichiamo solo in pubblico, nel contesto giusto, quando è socialmente accettabile farlo. Ma in privato, spesso, fantastichiamo di essere al suo posto. Di avere quella capacità di decidere per altri, di non dover mai dubitare, di poter dire qualsiasi cosa sapendo che qualcuno ci darà ragione.
Questa dipendenza spiega perché "questo lui o questa lei" abbiano un seguito così ampio. Non è solo carisma o abilità comunicativa: è che offrono a chi li segue una delega totale dal peso delle decisioni. "Pensa lui per noi, decide lui per noi." È una forma di comfort psicologico.
C'è la speranza, da parte di molti, di avere un ruolo qualsiasi in questa dinamica, magari piccolo, ma che permetta di vivere di luce riflessa. Non lo ammetteranno mai, ma spesso ascoltiamo discorsi convinti a supporto di tesi che loro per primi sanno essere insostenibili.
Meglio mangiare le briciole al tavolo del padrone che rimanere a digiuno - di certezze, di appartenenza, di identità.
Il seguito è ampio ed il rischio enorme per la nostra civiltà.
Queste dinamiche ci sono sempre state, la storia è piena di personaggi minori che hanno supportato despoti e dittatori. Nel mondo aziendale questo tipo di figure è ampiamente riconosciuto. Chi, almeno una volta, non ha guardato a qualche collega definendolo uno "yes man"?
I social media, la velocità dell'informazione, la polarizzazione del dibattito rendono più facile aggrapparsi a una figura forte piuttosto che elaborare posizioni proprie
Ma oggi c'è una differenza cruciale: il nuovo sistema comunicativo amplifica questa dipendenza. I social media, la velocità dell'informazione, la polarizzazione del dibattito rendono più facile aggrapparsi a una figura forte piuttosto che elaborare posizioni proprie. La dipendenza dal potere altrui diventa una droga digitale.
È in gioco il presente che è già un pezzo del futuro.
Qualcuno dirà che è sempre stato così, che è natura umana. Ma arrendersi a questa spiegazione significa accettare di non essere più esseri pensanti, di delegare permanentemente la nostra capacità di giudizio.
Io no, io non sono tra quelle persone descritte. Io no….
Ed invece ci stiamo illudendo. Anche chi scrive queste righe, anche chi le legge con disapprovazione, siamo tutti un po' dipendenti dal potere che non possediamo. La differenza sta solo nel riconoscerlo e nel decidere cosa farne di questa consapevolezza.