Mi chiedo costantemente, ad ogni viaggio che intraprendo, se non sia esso stesso una condizione imprescindibile per rinascere.
A Natale, Cristo si palesa proprio perché c'è un viaggio: quello che Maria e Giuseppe intraprendono costretti dal censimento in corso. L’evento avviene nel mezzo, non prima o dopo.
Ribalto l'idea comune: non è la nascita che formalizza l'inizio del viaggio, ma è lo spostamento, il non avere dimora, che la rende possibile.
Penso all'essere umano come a un viandante.
Forse il Natale rivela una verità antropologica: nasciamo già "in viaggio". Veniamo al mondo lanciati in un movimento che non abbiamo scelto, in una storia già iniziata che non abbiamo scritto.
Se questo è vero, allora possiamo rinascere continuamente lungo il percorso. Sono possibili nuovi inizi nel mezzo del cammino.
Ed è per questo che ho scelto come mezzo la nave dei folli: quella barca su cui si imbarcavano i pazzi, gli emarginati, i disadattati, condannati a vagare per i fiumi senza meta né approdo.
Perché? Le navi "normali" promettono porti che non esistono. Vendono certezze, destinazioni, mappe affidabili, ma sono illusioni.
La follia è solo lucidità capovolta. I folli vedono ciò che i "sani" rimuovono: che siamo tutti in mare aperto, che non c'è terraferma definitiva, che la "normalità" è solo un accordo collettivo per fingere stabilità.
Salire consapevolmente su quella nave significa smettere di mentirsi.
Buon viaggio tra i folli, gli unici che sanno di navigare.
Auguri perché il viaggio sia la tua rinascita. Il Natale la tua nuova consapevolezza.