A pagina 26 del suo libro, Paolucci ci fornisce la definizione che qui trascrivo: «Con “enattivismo” si intende quella tradizione interna alle scienze cognitive e alla filosofia della mente che rifiuta la distinzione tra pensiero e azione, nonché la tripartizione classica che sostiene che la percezione è l’input del pensiero, che il pensiero è la manipolazione cognitiva di rappresentazioni e che l’azione è l’output della cognizione. Per gli enattivisti, che si ispirano ai lavori pionieristici di Francisco Varela, il pensiero è “enacted” e serve per agire efficacemente nel mondo e non per costruirsene una rappresentazione vera.» . Tuttavia va ricordato che l’enattivismo (Varela, Thompson, Rosch) è più orientato all’interazione incarnata e al ruolo del corpo, la teoria della mente estesa, a cui si richiama Paolucci, si concentra soprattutto sull’uso di strumenti esterni e tecnologie cognitive.