…e se fosse il tempo della neutralità?
…e se fosse il tempo per lanciare un “manifesto” che vada oltre le manifestazioni di piazza?
Le nazioni neutrali sono Stati che, per scelta politica, storica o giuridica, non partecipano a conflitti armati tra altri Paesi e mantengono una posizione imparziale anche in ambito diplomatico e militare.
La neutralità può essere permanente (riconosciuta da trattati internazionali) o de facto (una condotta mantenuta, pur in assenza di accordi vincolanti).
È una condizione giuridica riconosciuta dal diritto internazionale: uno Stato neutrale si astiene dal partecipare direttamente o indirettamente a conflitti, mantenendo un comportamento imparziale e rispettando obblighi e diritti precisi.
Se volessimo entrare nei dettagli giuridici — cosa che non è mia intenzione — dovremmo studiare la Convenzione dell’Aia del 1907, che definisce i principi fondamentali della neutralità.
Allo Stato neutrale non è richiesto solo di non partecipare a un conflitto armato, ma molto di più:
- Imparzialità;
- Divieto di uso del proprio territorio da parte di Stati belligeranti;
- Internamento dei combattenti che oltrepassino la frontiera;
- Divieto di forniture militari alle parti in guerra.
Ma quale sarebbe la contropartita?
Gli Stati neutrali possono diventare mediatori naturali, offrendo spazi sicuri per il dialogo quando le parti in conflitto non riescono più a comunicare.
La neutralità rappresenta anche il diritto di determinare autonomamente il proprio destino, senza interferenze militari o coercizioni economiche.
La neutralità non è passività.
È un impegno attivo nella ricerca di soluzioni pacifiche, nell’offerta di aiuti umanitari, nella promozione del diritto internazionale.
Implica investimenti in risorse di pace:
- educazione,
- cooperazione scientifica,
- scambi culturali,
- sviluppo economico equo,
per ridurre le cause strutturali dei conflitti.
Io credo che ogni Stato abbia il diritto e la responsabilità di scegliere la neutralità come strumento di pace.
Non si tratta di isolazionismo, ma di un impegno attivo per un mondo in cui i conflitti vengano affrontati attraverso il dialogo, la comprensione reciproca e il rispetto dei diritti umani universali.
La neutralità è una scelta.
È il momento che il mondo – ognuno di noi – riconosca il valore degli Stati che decidono di essere costruttori di pace, invece che perpetuatori di conflitti.
È il momento di andare oltre le parole e i dibattiti, e far nascere un movimento non solo per la pace, ma per la neutralità.
Sarebbe un primo, importante passo avanti.