Marco passò la vita a collezionare idee. Ma non idee originali, e nemmeno idee comuni, o visioni della realtà, riflessioni su come far tesoro delle sue esperienze, neanche idee che inventavano qualcosa di nuovo, che rivelavano soluzioni a problemi irrisolti. Nulla di tutto questo. Quelle che cercava lui erano solo ed esclusivamente idee già pronte sul suo futuro.
La prima, la comprò al mercato, era ancora un giovincello. Si trattava dell'idea, in una cornice d'oro compresa nel prezzo, di arricchirsi e fare successo. Abbandonò gli studi con l'obiettivo di assomigliare prima possibile a quell'idea di futuro che aveva acquistato al mercatino. Non sapeva però come proseguire, cosa fare esattamente e - passati alcuni anni a inseguire sogni di altri che gli avevano raccontato la felicità nel realizzare i propri progetti - si scoraggiò.
Fece una vacanza per tirarsi su di morale e fu lì che, in un'escursione organizzata, vedendo una famiglia ridere tanto insieme, abbracciarsi ed essere felici, si procurò l'idea di un sé stesso marito e padre. Per anni cercò una donna che potesse incarnare l'idea che aveva ben in mente. Si disse chiaramente che la prima idea, quella di ricchezza e successo, non aveva funzionato perché non sapeva come procedere; stavolta invece non poteva sbagliare, aveva tutto delineato perfettamente nella sua testa. La sua ricerca durò anni ma non si rese conto che perse semplicemente l'occasione di conoscere, e forse poi amare realmente, le donne che incontrò. Rinunciò infine, ancora una volta preso dallo sconforto e da un senso di fallimento, anche a questa idea di mettere su famiglia.
Passeggiava per strada, rassegnato a non trovare più la donna ideale, a non diventare mai più ricco e famoso, quando si imbatté in un uomo seduto al tavolino di un bar che gli sembrò completamente immerso nei suoi libri: prendeva appunti, evidenziava le parole importanti, così assorto nel suo studio da non farsi affatto distrarre dai rumori attorno, probabilmente aveva anche fatto raffreddare il suo caffè ma era più importante non perdere il suo flusso di pensieri. Ecco! Idea giusta trovata: era quella di un sé stesso studioso e colto, con la barba bianca (ormai era entrato in quella fase di vita brizzolata), pile di libri e un pubblico a cui mostrare tutto il suo sapere. Si rinchiuse in biblioteche ogni ora del suo tempo libero, cercando di accumulare strati e strati di conoscenze, di nozioni. Non si accorse che crebbe così anche la sua collezione di idee. Arrivò a riempire un'intera stanza di obiettivi, di "sarebbe stato meglio fare così" e di "potrei in futuro fare così". C'erano ormai idee in tutta casa: quelle del passato, che gli mostravano un sé stesso ricco, o un Marco papà dell'anno, quelle di un passato più recente, in cui aveva compiuto (sempre nella sua testa) imprese eroiche, ad esempio scalato montagne, o percorso distanze incredibili a piedi o in bicicletta, e poi qua e là idee più aggiornate, ad esempio di un sé stesso che aveva fondato un nuovo partito politico, magari rispolverando così anche quella vecchia idea di fama.
Un giorno, Marco si ritrovò davanti ad uno specchio. Non era incorniciato d'oro, né era magico. Marco si avvicinò e vi si guardò. Vide solo un uomo anziano, con le rughe e gli occhi stanchi. La sua vita non era stata né quella del ricco, né quella del padre, né quella dell'avventuriero, men che meno del guru sapiente. Era stata la vita di un uomo che aveva passato ogni giorno a idealizzare se stesso e il suo futuro.
Capì che aveva smarrito l'unica cosa che contava: viversi il presente. Gliene restava poco ma, con questa sopraggiunta consapevolezza, Marco decise di viverselo tutto.