La mente allargata. Perché la coscienza e il mondo sono la stessa cosa
Anno:
2019
Casa editrice:
Il Saggiatore

La mente allargata. Perché la coscienza e il mondo sono la stessa cosa

Che cos'è la coscienza? È qualcosa di fisico? E che cos'è la realtà? È qualcosa di esterno, oggettivo, che possiamo davvero conoscere? E come?

Dall'antichità a oggi, queste domande perturbanti non hanno smesso di far discutere filosofi e scienziati.

Ma le loro risposte si sono sempre basate sul dualismo irriducibile tra mente e realtà, apparenza e mondo fisico, che ha scavato un fossato tra l'uomo e gli oggetti che lo circondano.

Così la coscienza umana è diventata un mistero inafferrabile, un fenomeno interiore e soggettivo, e la natura un dato esteriore ed estraneo, come se tra le due esistesse una distanza incolmabile.

Riccardo Manzotti rifiuta questa frattura e ci invita a cambiare prospettiva, a ripensare la relazione tra mente e realtà in termini di identità e corrispondenza, superando il pregiudizio secondo cui la nostra esperienza del mondo sarebbe diversa dal mondo di cui facciamo esperienza.

Con un approccio che abbraccia corpi e vissuti, ma anche sogni e allucinazioni, in "La mente allargata" Riccardo Manzotti avanza una tesi radicale: che la nostra percezione sia un dato concreto, materiale; che coscienza e mondo, infine, coincidano.

Con "La mente allargata" possiamo non solo capire come funziona la nostra mente, ma anche vedere la nostra esistenza sotto una nuova luce, e scoprire che non c'è alcun baratro a separarci dall'universo, che non siamo né scissi dentro di noi né divisi da ciò che ci circonda.

Anzi, possiamo finalmente affermare «io sono il mondo».

Articoli correlati

Don Ferrante non basta. Dal pensiero relazionale di Riccardo Manzotti a un uso responsabile dei modelli linguistici.

Cosa distingue davvero l’intelligenza artificiale dalla coscienza umana? Partendo dalla teoria della Mind–Object Identity di Riccardo Manzotti, questo articolo propone una lettura critica dei modelli linguistici generativi come strumenti potenti ma non autonomi. Gli LLM predicono, non comprendono. Non sono cervelli alternativi, ma interfacce statistiche che vanno integrate in infrastrutture cognitive responsabili. Oltre l’entusiasmo e il negazionismo, la vera sfida è progettare un uso consapevole e tracciabile dell’IA, distinguendo prestazione linguistica da comprensione situata. Una riflessione per chi vuole pensare il digitale con rigore e senza scorciatoie.