In Inghilterra sono stati anche stampati dei bei francobolli, delle tazzine e dei piatti con i suoi personaggi tra cui spiccano l'intelligente e ribelle Elizabeth Bennet e l'apparentemente antipaticissimo ma, in realtà, affascinante Mr.Darcy, celebri protagonisti del suo capolavoro, "Pride and Prejudice" (Orgoglio e pregiudizio) e lei stessa appare sulla nuova banconota da 10 sterline.
Il grande successo di Jane Austen - che è arrivato fino ai nostri giorni dalla lontana Inghilterra rurale del primo Ottocento, in cui lei visse solo 42 anni e durante i quali scrisse sette romanzi di cui l'ultimo incompiuto - deriva certamente dal suo talento e dalla loro immediatezza e freschezza letteraria.
Essi sono molto ben strutturati e fin dalla prima riga si entra nel vivo del discorso, senza i preamboli o le lunghe descrizioni della natura o delle città spesso usuali nei libri dell'epoca, consentendo così alle lettrici e ai lettori di essere coinvolti nella storia fin dal primo momento, tra brillanti e vivaci dialoghi, pieni di sensatezza, spigliato senso di humour e piacevoli descrizioni.
Jane Austen, che era nata nel 1775 a Steventon, un piccolo borgo dell'Hampshire, una zona rurale nell'estremo sud, ci consente di viaggiare in un mondo perduto, quello dell'Inghilterra dei primi vent'anni del 1800.
Il suo mondo perduto era un mondo in cui erano accaduti molti ed importanti eventi storici: la ribellione delle colonie inglesi del continente americano sfociata nella guerra e nella successiva Dichiarazione di Indipendenza, la rivoluzione francese che avrebbe comportato, come precocemente aveva intuito Goethe, l'inizio di una nuova era, l'estenuante guerra tra la Francia napoleonica e l'Inghilterra.
Di tutti questi eventi storici tumultuosi non c'è traccia nei libri di Jane Austen, eccetto un vago accenno relativo ad un personaggio del suo penultimo romanzo "Persuasion" (Persuasione), tornato dalla guerra contro la Francia.
Jane Austen si dedicò a descrivere la vita quotidiana della gentry. La gentry era una sfumata classe sociale che stava tra l'aristocrazia e il popolo, non eccessivamente ricca ma abbastanza benestante. Era, per così dire, il preludio della borghesia che si sarebbe sempre più aggressivamente affermata con la rivoluzione industriale che stava nascendo proprio allora in Inghilterra.
La portata della rivoluzione industriale fu enorme perché significò l'abbandono delle campagne da parte di molti contadini e piccoli artigiani e il loro trasferimento nelle città in condizioni estremamente disagiate e sfruttate.
La rivoluzione industriale portò alla dissoluzione di quel mondo che Jane Austen aveva descritto, un mondo che aveva ancora una certa grazia settecentesca e dei rigorosi principi morali come si evince dalla storia di Fanny Price in "Mansfield Park".
Al centro dei suoi romanzi sono vicende sentimentali descritte con maestria e spesso popolate da affascinanti farabutti come Wickham di "Pride and Prejudice".
Leggendo i suoi romanzi si comprende che Jane Austen fu la prima scrittrice a rappresentare le donne in un modo reale e non fittizio.
Le donne viste dallo sguardo maschile degli scrittori erano sempre artificiose ed inconsistenti tra lo stretto binario della donna onesta mitizzata e della donna disonesta deprecata. Le eroine di Jane Austen invece sono vitali, hanno sentimenti contrastanti ("Emma volse il viso da un'altra parte combattuta tra le lacrime e il sorriso") e aprono la via alle altre grandi protagoniste dei romanzi del pieno Ottocento.
Sono personaggi molto realistici e con senso pratico (non può non meravigliare l'importanza che il denaro ha nei suoi libri), abbastanza colte perché hanno potuto studiare in scuole private per alcuni anni e che continuano a dedicarsi alla musica e alla poesia ma anche a ricamare, alle serate conviviali in famiglia e tra gli amici in cui si gioca a whist, si fanno indovinelli e sciarade e a partecipare ai balli in cui finalmente possono entrare in società.
I balli erano infatti il grande evento del piccolo mondo dell'Inghilterra rurale, era anche il momento in cui una ragazza poteva essere invitata da distinti giovanotti e dove potevano nascere simpatie immediate sotto l'attento controllo dei familiari.
I grandi successi della letteratura inglese del 1700, come i libri di Samuel Richardson o di Frances Fanny Burney, descrivevano ancora il mondo settecentesco e i suoi rigidi schemi. Certo, le eroine di Jane Austen non erano radicali come quelle di Mary Wollstonecraft che proprio a fine Settecento scriveva il suo famoso saggio femminista ("A Vindication of the Rights of Woman" spesso tradotto "I diritti delle Donne") tuttavia ella scrisse queste rivoluzionarie parole riferite agli uomini del 1817 nel suo romanzo "Persuasione":
"Noi non vi dimentichiamo così presto come invece accade a voi (...) Viviamo in casa, tranquille, inermi prede dei nostri sentimenti. Voi siete per natura costretti all’azione. Avete sempre una professione, degli interessi, degli affari di vario tipo che vi riportano immediatamente al mondo, e la continua attività e il costante mutamento attenuano subito le vostre emozioni".
Della vita di Jane Austen sappiamo ben poco perché sua sorella Cassandra bruciò quasi tutta la sua corrispondenza epistolare.
Successivamente anche alcuni discendenti distrussero altre lettere. Ad oggi ci restano circa 160 lettere scritte da Jane Austen.
Non si sa se lei scrivesse anche un diario, come era abbastanza usuale all'epoca.
La sua vita tuttavia doveva essere ben ricca interiormente e la scrittrice seppe ben utilizzare il suo talento letterario fin da adolescente. Ci sono rimasti vari brevi racconti che scrisse da giovanissima.
Apparentemente la sua vita sembra essere stata una vita tranquilla costituita da amabili passeggiate nel verde, liete conversazioni, molto tempo dedicato alla scrittura, alla musica, la vaga conoscenza di un delicato coetaneo irlandese, Thomas Lefroy, con cui potrebbe esserci stata una simpatia durante un ballo per le feste natalizie del 1795, quando lei aveva vent'anni, immediatamente repressa dalla famiglia di lui per ragioni economiche.
Ma perché Cassandra bruciò moltissime lettere, forse migliaia ?
La questione non è se abbia avuto ragione o torto a farlo, anche se indubbiamente sarebbe stata poi deplorata per i due secoli a venire da un'ampia schiera di critici letterari, biografi postumi nonché dalle molte lettrici e lettori defraudati, ma per quale ragione ritenne che le lettere fossero da bruciare.
La risposta sembra ovvia: i libri della sorella avevano avuto un certo successo ed era facile presagire che sarebbero state pubblicate in futuro e chiaramente Cassandra non avrebbe voluto. E così anche qualche discendente.
La mancanza di quelle lettere lascia grandi vuoti nella biografia di Jane Austen, è la storia perduta di Jane Austen, la pagina scritta ma scomparsa, i giorni vissuti ma smarriti, i sentimenti provati ma svaniti nel fumo del rogo della sorella e dei discendenti.
C'è da chiedersi se la sua breve vita fu veramente la vita tranquilla se non quasi noiosa che si crede, come quella della signorina inglese che non si sposò mai, che visse in due piccole città dell'Hampshire, e che aveva l'hobby, quasi bizzarro, di scrivere romanzi, che è passata alla storia.
Si potrebbe iniziare a dubitarne.
I matrimoni hanno un grande peso nei suoi libri così come lo avevano nella vita delle ragazze del tempo.
Il matrimonio era allora soprattutto un accordo economico e sociale tra le famiglie come si comprende bene anche dai suoi romanzi.
Quando Elizabeth rifiuta sdegnosamente la proposta di matrimonio di Mr. Darcy in "Pride and Prejudice" (Orgoglio e pregiudizio) fatta in modo alquanto tempestoso, rifiuta anche un immenso patrimonio finanziario.
La scena è letterariamente molto avvincente e fa pensare ad una Jane Austen ben più passionale di quella signorina di campagna che è entrata nell'immaginario collettivo.
In un capitolo di "Emma", la protagonista e la sua amica Harriet hanno un significativo dialogo sul matrimonio in cui Emma rivendica coraggiosamente la sua indipendenza e la sua scelta di rimanere nubile.
Di Jane Austen ci restano tre ritratti. Uno è un'amabile ritratto di fine '700 di una ragazzina simpatica e paffuta. Secondo alcuni sarebbe un ritratto autentico della scrittrice e un testo scritto convaliderebbe questa ipotesi.
Un altro è un disegno invece di una giovane donna con i capelli ricci e un'aria un po' imbronciata, un ritratto fatto da sua sorella Cassandra che indubbiamente aveva un certo talento pittorico.
Il terzo, che non si sa se sia effettivamente suo, è quello di una donna più grande e molto sciupata nei tratti.
Jane Austen ebbe una proposta di matrimonio da un amico di famiglia che accettò per poi respingerla dopo una notte insonne.
Anni dopo scrisse a sua nipote queste ammirabili parole: "tutto è da preferire o sopportare piuttosto che sposarsi senza affetto".
Esse coincidono con quello che si può pensare leggendo i suoi romanzi e cioè che sarebbe stato altamente improbabile che una ragazza intelligente come lei si sarebbe sottomessa ad un matrimonio di interesse.
Nel 1995, la saggista americana Terry Castle pubblicò un saggio intitolato "Was Jane Austen Gay ?" (Jane Austen era gay ?) in cui si ipotizzava che la scrittrice potesse essere stata lesbica aggiungendo che risulta che a volte dormisse insieme a delle amiche anche se in realtà questo fatto non costituirebbe una prova in tal senso.
L'ipotesi venne ripresa nel 2017 da Lucy Worsley in "Jane Austen At Home" (Jane Austen a casa) ma respinta da un'altra biografa, la nota Claire Tomalin (come si legge in un articolo sul quotidiano The Guardian del 2017).
Già nel suo primo romanzo, "Northanger Abbey", (L'abbazia di Northanger) pubblicato anni dopo la sua stesura, Jane Austen descriveva una grande amicizia femminile. Bisogna però tener presente che il lessico tra amiche dell'epoca era più affettuoso di quello odierno.
Nel suo quinto romanzo, "Emma", descriveva l'amicizia esclusiva della protagonista per Harriet Smith, amicizia che potrebbe far venire il dubbio che si tratti invece di un affetto sentimentale per quanto represso.
Harriet è una diciassettenne di campagna bella, dolce, gentile ma più ingenua della sua amica.
Emma è affascinata dalla bellezza di lei fin dal primo momento in cui la incontra e si crea tra di loro un grande rapporto di amicizia ma anche di dipendenza in cui Emma, come nella leggenda di Pigmalione, riesce a plasmare la seconda, Harriet, facendone quasi una ragazza della buona società e convincendola a rifiutare una proposta di un matrimonio.
Certo è impossibile per i lettori odierni capire se questo sentimento sia da intendere come amicizia oppure amore. Nel secondo caso sarebbe stato assolutamente impossibile scriverlo chiaramente all'epoca, i primi accenni a relazioni sentimentali tra donne, platoniche o no, risalgono solo agli audaci scrittori francesi di metà '800 e quindi ad una società molto diversa dall'Inghilterra in cui visse Jane Austen.
Bisogna inoltre tenere presente che il padre di lei era un pastore protestante di idee conservatrici.
Se veramente Jane Austen fosse stata lesbica potrebbe aver provato una grande solitudine che forse avrebbe celato dietro la sua ironia perché in quel borgo sperduto nella piovosa campagna inglese sarebbe stato difficile esprimere liberamente sentimenti ed emozioni che erano allora negati eccetto che raccontarli alla persona di famiglia a lei più vicina emotivamente.
Vi fu tra Jane e sua sorella maggiore Cassandra un grande affetto. La sorella scrisse, dopo la morte di lei, che Jane l'aveva sostenuta e che era stata "il sole della sua vita".
Anche Cassandra, che dai ritratti risulta alquanto carina, non si era sposata perché il suo fidanzato era morto per la febbre gialla prima delle nozze.
Uno dei romanzi più celebri di Jane Austen, "Sense and Sensibility" (Ragione e sentimento), è abilmente costruito su un delizioso contrappunto tra due sorelle, una sensata e pragmatica e l'altra emotiva ed impulsiva.
Jane Austen morì a soli 42 anni nel 1817 dopo aver scritto sette romanzi di cui due sarebbero stati pubblicati postumi.
Non si sa neppure che malattia avesse anche se sono state fatte alcune ipotesi tra cui il morbo di Addison.
Si sa per certo che fino a quattro mesi prima di morire continuò a scrivere il suo ultimo romanzo incompiuto, "Sanditon".
Virginia Woolf ha scritto ampiamente su di lei, per cui aveva una grande ammirazione letteraria, definendola "La più perfetta artista tra le donne, la scrittrice i cui libri sono tutti immortali".
La grande casa con i mattoni rossi a Chewton immersa nel verde della campagna, il paese dove Jane Austen visse dall'età di 25 anni fino alla morte, è oggi una casa-museo, con ampie e belle stanze, elegante e sobria mobilia tra cui spicca il piccolo, semplice tavolino rotondo su cui lei scriveva i suoi romanzi, interrotta spesso dai suoi familiari e dove lasciava scorrere il pennino e l'inchiostro al ritmo della sua inesauribile fantasia.