Stéfano Pérez Tonella (Varese, 1972), laureato in Filosofia Estetica presso il DAMS di Bologna, si specializza in Comunicazione presso Istud (Istituto di Studi Direzionali, Milano/Stresa). Trascorre alcuni anni in America Latina, dove si dedica alla ricerca delle tracce sceniche pre-colombiane e allo studio delle letterature ispaniche. Trasferitosi in Spagna e poi in Italia si interessa di arte digitale e programmazione, insegna Letteratura, Tecniche di Scrittura, Narrativa visuale. Collabora, come docente, con diversi istituti pubblici e privati, di vario ordine e grado. È co-fondatore della associazione di promozione sociale Los Burritos, del marchio editoriale Asinelli Editori, della indipendente Libreria degli Asinelli. Curatore e traduttore letterario dallo spagnolo e dall’inglese, partecipa a numerosi convegni, si dedica alla pubblicazione di contributi critici e a lavori di narrativa e teatro. Si interessa di Fotografia (arte a cui si dedica, in effetti, meno che sporadicamente). Una sua foto, «Mirrors», è stata scelta per i cartelloni promozionali dell’esposizione collettiva The Story of the Creative (See.Me Gallery, NYC, lug/sett 2013). Parte della serie «Normopatico», premiata da Sara Munari al concorso di Obiettivo Reporter sull’autoritratto (2012) è stata acquisita dal Musinf (Museo di Arte Moderna, dell’Informazione e della Fotografia) di Senigallia (An). Come autore di immagini appare citato ne «Il corpo solitario: l’autoscatto nella fotografia contemporanea», vol. II, di Giorgio Bonomi (Rubbettino editore).
L'arte di liberarsi dei libri, ovvero: chi ha paura di (cestinare) Virginia Woolf?
Che altro è buttare un libro se non una condanna a morte, una censura delle idee? Già, più o meno come buttare un cartone della pizza: anche su questi ultimi possono riportate scritte, notizie, racconti. Non è forse vero che ne Lo zoo di vetro Tom scriveva poesie in un magazzino stipato di scatole di scarpe? Le scatole stesse raccoglievano, nel grigiore silente della polvere, quel proibito anelito a una fuga impossibile. Erano parole dai toni patetici o letteratura in essere? Williams lascia che a insinuare la risposta sia il pubblico affranto.