NOVITA'[1226]
Intervista ImPossibile a Stanley Kubrick (IIP #09)
AI, potere e fine dell’umano Come leggere l’intelligenza artificiale attraverso lo sguardo di Stanley Kubrick? Stanley Kubrick (1928–1999), regista, sceneggiatore e fotografo, è stato uno dei più lucidi interpreti del rapporto tra essere umano, potere e tecnologia. La sua opera ha raccontato il Novecento come un laboratorio di controllo e alienazione, ma anche come una tensione costante verso il mistero e l’insondabile. Da 2001: Odissea nello spazio a Arancia meccanica, da Shining a Full Metal Jacket, Kubrick ha osservato l’essere umano nel momento in cui la tecnica smette di essere strumento e diventa habitat, quando la macchina si fa specchio del suo creatore. Il suo cinema non immagina il futuro, lo interroga. Ogni film è un esperimento morale che indaga i limiti della ragione, la fragilità della coscienza e l’impossibilità di separare l’etica dalla conoscenza.
TECNOCAPITALISMO: dialogando e approfondendo con Loretta Napoleoni
Una incontro dialogico per Stultiferanavis che è servita a confrontarmi con Loretta Napoleoni, economista dal profilo internazionale, analista politica e saggista, autrice del libro 𝐓𝐞𝐜𝐧𝐨𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐬𝐦𝐨. 𝐋’𝐚𝐬𝐜𝐞𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐧𝐮𝐨𝐯𝐢 𝐨𝐥𝐢𝐠𝐚𝐫𝐜𝐡𝐢 𝐞 𝐥𝐚 𝐥𝐨𝐭𝐭𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞, cercando di esplorare le radici e le prospettive dei questo nuovo paradigma. L’autrice è una delle voci più lucide nello studio dei rapporti di potere che caratterizzano l’economia globale attuale. Dopo aver indagato le radici economiche del terrorismo, i flussi della globalizzazione e le contraddizioni del neoliberismo nel suo ultimo saggio, Napoleoni affronta un tema cruciale del nostro tempo: il dominio delle tecnologie digitali e spaziali nelle dinamiche del potere economico e politico contemporaneo. Un dominio che vede come protagonisti un ristretto numero di 𝐓𝐞𝐜𝐧𝐨𝐭𝐢𝐭𝐚𝐧𝐢 alla guida di aziende come Meta, Amazon, Meta, Space X, ecc. che hanno preso il controllo delle leve del potere ridefinendo i rapporti economici, lavorativi, sociali e anche democratici.
Il demone della nostalgia: dialogando con il filosofo Mauro Bonazzi
La tempesta che ha attraversato l’Europa tra Otto e Novecento è stata anche una battaglia di idee, identità, visioni del mondo: una storia di uomini e donne, filosofi e filologi, scrittori, intellettuali che in quei tempi inquieti per capire chi erano – e chi siamo – hanno guardato in una direzione precisa: la Grecia antica, la sola e vera patria, da cui tutti si sentivano esuli. Qual era allora, ed è oggi, il peso del passato nella costruzione della nostra identità, sia individuale sia collettiva, di europei e occidentali? Qual è il segreto che la Grecia custodisce così gelosamente? Mauro Bonazzi ricostruisce l’appassionante genealogia di questi dibattiti, in cui ritornare agli antichi è l’unico modo per fare i conti con una modernità che si scopre in crisi.
Vertigine della soglia - Una dialogo filosofico con Davide Susanetti
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐃𝐚𝐯𝐢𝐝𝐞 𝐒𝐮𝐬𝐚𝐧𝐞𝐭𝐭𝐢. - "Agire da folli. Sono d’accordo ed è una via che percorro. Si tratta del mantenersi in una postura interiore, di uno scioglimento di legami, continuando ad attraversare il quotidiano, ma evitando di cadere in quei meccanismi meramente reattivi, proiettivi e identificativi che sono l’esatto contrario di quanto è necessario alla divina mania [follia]. Tutto ciò può provocare, nelle relazioni come nel lavoro, incomprensioni, fraintendimenti, anche rotture. Si diventa e ci si rende, per più versi, “irriconoscibili”. Ci sottrae a quelle dinamiche che, sul piano meramente psicologico, appaiono così rilevanti. Essere riconosciuti, che l’altro mi riconosca, con tutto ciò che implica, su diversi piani, il riconoscimento. Per lo sviluppo di un bambino l’essere riconosciuto da uno sguardo che lo accoglie così come il riconoscersi allo specchio è una tappa evolutiva. Ma bisogna poi anche andare oltre al riflesso della superficie. Entrare nello specchio. "
"Vita interactiva" - Dialogando con il filosofo Pietro Montani
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐏𝐢𝐞𝐭𝐫𝐨 𝐌𝐨𝐧𝐭𝐚𝐧𝐢. - Un pregiudizio umanistico profondamente radicato in noi ci induce a pensare all’essere umano come a un ente dotato di alcune proprietà caratterizzanti che le tecnologie avrebbero il potere di modificare, nel bene e nel male. Un esame più accurato, tuttavia, ci porta a deporre questa visione ingenua e ad accettare il fatto che l’essere umano ha un rapporto costitutivo con le tecnologie di cui si è via via dotato e con le quali co-evolve potendo esercitare su questo processo un controllo solo parziale.
Intervista ImPossibile a Susan Sontag (IIP #02)
Susan Sontag (1933–2004) è stata una delle più lucide e radicali voci critiche del Novecento. Scrittrice, saggista, attivista, ha esplorato i territori in cui arte, politica e dolore si intrecciano. I suoi libri Sulla fotografia (1977) e Davanti al dolore degli altri (2003) hanno cambiato per sempre il modo di guardare le immagini e di interrogarci sul loro potere. Per Sontag, fotografare significa appropriarsi del mondo, trasformare l’esperienza in oggetto, fissare la morte e il dolore in un fermo immagine. Ma le immagini non sono mai neutrali: “inquadrare vuol dire escludere”. Guardare il dolore altrui significa sempre misurare la distanza tra chi soffre e chi osserva, e diffidare del “noi” che si presume condividere. In questa “intervista impossibile” proviamo a immaginare cosa direbbe Sontag di fronte alle implicazioni dell’intelligenza artificiale.
Alla ricerca del senso nascosto: Vincent Halles e l’arte di collegare i frammenti
Ho incontrato per caso Vincent Halles su Medium. I suoi scritti mi hanno subito colpito per un approccio che assomiglia al mio: la ricerca ossessiva di connessioni tra ciò che appare sconnesso. Come me, Halles non si limita a leggere o archiviare, ma attraversa testi, culture e discipline—da Fernando Pessoa a Westworld, da Deleuze alle parodie di videogiochi—per far emergere fili inaspettati. Per entrambi, l’incompiuto non è una mancanza, ma la traccia viva di un pensiero che si interroga, si corregge, si rimette in discussione. Giurista di formazione ma mosso da una curiosità senza confini, Halles dimostra che collegare l’apparentemente inconciliabile non è un esercizio intellettuale fine a sé stesso, ma un atto di resistenza culturale. In un’epoca dominata dall’efficienza algoritmica, il suo lavoro—e, per certi versi, anche il mio—ci ricorda che la ricchezza del pensiero sta proprio nelle esitazioni, nelle deviazioni, nella capacità di sbagliare e ricominciare. È questa vulnerabilità, questa umanità imperfetta, il cuore della sua ricerca e, in fondo, di ogni autentico processo creativo.
FILOSOFIA PER UNA MEDICINA MIGLIORE
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐅𝐞𝐥𝐢𝐜𝐞 𝐌𝐨𝐧𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚. - Pensieri e idee per la medicina, la bioetica e la scienza tra memoria, attualità e suggestioni per il futuro.
Intervista ImPossibile a Hannah Arendt (IIP #01)
Hannah Arendt (1906–1975) è stata una delle più importanti filosofe politiche del Novecento. Ebrea tedesca, allieva di Heidegger e Jaspers, dopo l’esilio negli Stati Uniti ha pubblicato opere fondamentali come Le origini del totalitarismo (1951) e La banalità del male (1963), che hanno cambiato il nostro modo di comprendere il potere, il male e la responsabilità individuale. La sua riflessione sulla fragilità della democrazia, sul linguaggio politico e sulla libertà rimane ancora oggi un riferimento imprescindibile. In questa “intervista impossibile” proviamo a immaginare cosa direbbe Arendt di fronte alle implicazioni dell’intelligenza artificiale.
Se l’ambiente è “malato”, siamo “malati”
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐊𝐚𝐫𝐥 𝐖𝐨𝐥𝐟𝐬𝐠𝐫𝐮𝐛𝐞𝐫. - Con l’illusione di averci dato un libero spazio dove poter raccontare liberamente le nostre vite o scegliere liberamente di leggere un buon libro o di vedere liberamente l’ultimo film del nostro attore preferito, chi si è appropriato lecitamente del monopolio delle piattaforme dei social network non fa altro che cercare di influenzare i nostri gusti o acquisti. Ora, quanta frustrazione sta producendo nei giovani (e non solo) il vedere continuamente stories o post di persone ricche e famose? O il vedere continue pubblicità di prodotti, vacanze, auto di ogni tipo che non potremmo mai avere? - 𝑼𝒏𝒂 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒗𝒊𝒔𝒕𝒂 𝒅𝒂𝒕𝒂𝒕𝒂 (𝒑𝒖𝒃𝒃𝒍𝒊𝒄𝒂𝒕𝒂 𝒔𝒖 𝑺𝒐𝒍𝒐𝑻𝒂𝒃𝒍𝒆𝒕 𝒏𝒆𝒍 2022) 𝒎𝒂 𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐.
Dobbiamo coltivare, proteggere ed esercitare la nostra umanità
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐄𝐧𝐫𝐢𝐜𝐨 𝐍𝐢𝐯𝐨𝐥𝐨. - Rifilare un tablet al figlio per evitare di doverlo gestire equivale a sottrarsi dalla propria responsabilità genitoriale, educando il figlio ad un rapporto malsano con la tecnologia che inizia a diventare il riempitivo di un’assenza. L’educazione inizia in casa e richiede ai genitori uno sforzo non indifferente che va a beneficio dell’intera collettività. Poi prosegue a scuola. 𝑼𝒏𝒂 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒗𝒊𝒔𝒕𝒂 𝒅𝒂𝒕𝒂𝒕𝒂 (𝒑𝒖𝒃𝒃𝒍𝒊𝒄𝒂𝒕𝒂 𝒔𝒖 𝑺𝒐𝒍𝒐𝑻𝒂𝒃𝒍𝒆𝒕 𝒏𝒆𝒍 2022) 𝒎𝒂 𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐.
La tecnologia non è mai stata neutrale. Ha sempre modificato la nostra relazione col mondo
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐀𝐥𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐑𝐨𝐦𝐞𝐥𝐞. - Un cambio di prospettiva non si farà con una rivoluzione né con un gesto esemplare (in qualche maniera Snowden non è la critica ma la realizzazione del panottismo liquido contemporaneo). Si farà solamente con una lunga negoziazione e presa di coscienza collettiva. Le buone pratiche devono essere reiterate. Ancora una volta è la vecchia filosofia ad avere ragione, perché è Aristotele ad averci insegnato il valore del fare e avere esperienza. Non vivremo in armonia con le macchine o con le nostre estensioni digitali (ci saranno nuove pratiche e nuove forme di digital labor) ma certo, nel lungo termine, avremmo sviluppato una migliore praxis digitale (e forse avremo imparato a far valere i nostri diritti). 𝑼𝒏𝒂 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒗𝒊𝒔𝒕𝒂 𝒅𝒂𝒕𝒂𝒕𝒂 (𝒑𝒖𝒃𝒃𝒍𝒊𝒄𝒂𝒕𝒂 𝒔𝒖 𝑺𝒐𝒍𝒐𝑻𝒂𝒃𝒍𝒆𝒕 𝒏𝒆𝒍 2017) 𝒎𝒂 𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐.
Il recupero di una coscienza critica è auspicabile ma impossibile da produrre
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐑𝐨𝐜𝐜𝐨 𝐁𝐫𝐮𝐧𝐨. - Viviamo tempi di alienazione ed estraniamento ulteriore dalla realtà. Per quanto artificiale e artefatta a causa delle convinzioni o credenze su cui si basa, con l’avvento dell’era digitale ci pone di fronte all’attacco più importante mosso alle nostre capacità cognitive. Le persone non sono preparate, ripiene di cumuli di sciocchezze e ridotti a meri consumatori, all’impatto della tecnologia sulla loro psiche. È come avere un televisore personale che ci portiamo sempre appresso e con quale crediamo di avere una relazione col mondo, ma non è così. Le APP di messaggistica sono lo strumento più importante di questo isolamento che porta le persone a credere di avere una relazione con qualcuno solo perché gli ha mandato un emoticon. - 𝑼𝒏𝒂 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒗𝒊𝒔𝒕𝒂 𝒅𝒂𝒕𝒂𝒕𝒂 (𝒑𝒖𝒃𝒃𝒍𝒊𝒄𝒂𝒕𝒂 𝒔𝒖 𝑺𝒐𝒍𝒐𝑻𝒂𝒃𝒍𝒆𝒕 𝒏𝒆𝒍 2021) 𝒎𝒂 𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐.
La tecnologia è una caratteristica prettamente umana, da usare in modo costruttivo
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐑𝐨𝐜𝐜𝐨 𝐁𝐚𝐫𝐛𝐚𝐫𝐨. - Il dare senso alla vita è una cosa importante; bisognerebbe cambiare i paradigmi con i quali viviamo: crescita economica infinita, rincorsa al denaro… e dedicarsi maggiormente allo sviluppo della coscienza non dal punto di vista religioso, ma dal punto di vista antropologico. Sviluppare un umano più evoluto nel rapporto con gli altri e con il pianeta terra. La cosa veramente preoccupante è che allo sviluppo tecnologico sempre più veloce non ci sia un altrettanto interesse per la crescita della coscienza umana.
La rete è uno strumento di manipolazione della realtà, una realtà simulata
𝐔𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐚𝐥𝐨𝐠𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐒𝐭𝐞𝐟𝐚𝐧𝐢𝐚 𝐂𝐢𝐫𝐢𝐥𝐥𝐨. - Bisogna spostare il fulcro dell’attenzione su ciò che succede in rete a prescindere dall’uso personale. I dati personali, i cookies, i pop-up, tutti strumenti a favore del grande marketing, utilizzati per creare desideri, per invogliarci a comprare. Per questo insisto sul legiferare l’algoritmo, dare il proprio consenso quando ci si iscrive in un sito, non basta. La maggior parte delle persone acconsente ignara del contratto che sottoscrive. - 𝑼𝒏𝒂 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒗𝒊𝒔𝒕𝒂 𝒅𝒂𝒕𝒂𝒕𝒂 (𝒑𝒖𝒃𝒃𝒍𝒊𝒄𝒂𝒕𝒂 𝒔𝒖 𝑺𝒐𝒍𝒐𝑻𝒂𝒃𝒍𝒆𝒕 𝒏𝒆𝒍 2020) 𝒎𝒂 𝒔𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐.
Siamo in un’epoca in cui rischiamo di trovarci tutti isolati benché connessi
L’antropologia, specialmente quella della mente, può fornire un contributo interpretativo dei tempi che stiamo vivendo, in una prospettiva a lungo termine. Parlare, invece, di antropologia digitale mi sembra senza senso, a meno che non si intenda riferirsi alla necessità di utilizzare la tecnologia, in tutte le sue applicazioni, per studiare i comportamenti umani e la mente che ne è l’origine.
Figure del progetto #1 – Intelligenza sprecata
Nel lavoro quotidiano — tra riunioni interminabili, gerarchie immobili e parole come “collaborazione” svuotate di senso — l’intelligenza delle persone non manca: viene sprecata. Non per ignoranza, ma per paura. Non per carenza di idee, ma per eccesso di controllo. In questo articolo ho scelto di confrontarmi con Giuseppe Conte, professionista che da trent’anni riflette sulle trasformazioni del lavoro e della tecnologia con un approccio critico e filosofico. Ne è nata una conversazione che tocca temi come la fiducia, la delega, l’ascolto e la fatica del decidere. Il risultato è un’intervista narrativa, composta da quattro domande e da risposte dense, nate dall’esperienza diretta. Una riflessione per chi fatica a farsi ascoltare, per chi ha smesso di proporre, per chi sente che il proprio pensiero — quando non è omologato — viene trattato come un problema. Ma anche per chi ha ancora il coraggio di fidarsi.