Go down

L'angoscia esistenziale di ogni narcisista. Se potessero riconoscerla in sè, e accoglierla per prendersi cura della propria sofferenza, invece che evitarla, camuffarla, combatterla...


Non è stato facile ottenere un appuntamento. L'ho corteggiata per mesi. Alla fine, ha accettato.

Luogo dell'appuntamento: un castello abbandonato nel profondo della Foresta Nera, un posto dove i pavimenti di marmo ancora se ne stanno lì, orgogliosi della propria conservazione, ma gli spifferi d’aria sembrano sottolineare con una certa acidità il decadimento, a dispetto della fierezza dei marmi.

Entro in una sala immensa. Lei è seduta su un trono di roccia, avvolta in velluti pesanti, il viso scavato più dalla vecchiaia che dalla malvagità. Il suo sguardo svela insicurezze che stridono con ciò che resta della postura da regina arrogante e suprema. Nemmeno mi saluta se non con un cenno del capo. Né mi invita ad accomodarmi.

Faccio in tempo a dirle: "Volevo tanto incontrarla, da quando è uscita la notizia che non fosse morta come si è creduto per molto tempo".

Mi interrompe ed esordisce così: "Se vuoi sapere dello specchio, non era uno specchio qualsiasi".

E io, per ingraziarmela subito, così da agevolare il seguito dell'intervista: "Certo! È chiaro, il suo specchio era il suo psicologo, il suo confidente, l'unica voce che le diceva la verità, non è così?".

"La verità?" ripete lei, urlando in un moto istintivo di rabbia che (per mia fortuna, o almeno credo) si tramuta, subito dopo, in una risata da doppiatrice di streghe, prolungata sino a disperdersi tra le volte. "La verità è un concetto complicato che, fossi in te, non starei a scomodare, non so se saresti in grado di confrontarti con me, a riguardo". Piccola pausa (io vorrei sprofondare), poi aggiunge: "Facciamo così, diciamoci che lo specchio non mi diceva la-ve-ri-tà.

Mi diceva quello che volevo sentirmi dire!". Io (che pensavo esattamente questo ma non avevo creduto di poterlo dire prima) cerco di rimediare con un "Infatti!", ma non faccio in tempo a pronunciare la parola intera che lei mi incalza (ora sì mi pare davvero molto arrabbiata) e urla: "Che dici? Come osi? Non ti permetto alcun infatti.

Vedi che non capisci? Lo specchio non mi diceva ciò che volevo sentire, ma quello che avevo bisogno di sentirmi dire! Lo capisci? Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?’

Non era una domanda, era una preghiera! Era la necessità di una rassicurazione. Sei in grado di comprenderlo?". Attendo che respiri un attimo, che sia un filo più calma e me la gioco così (o la va o la spacca, ma che ansia!): "Un po' come quando si postano selfie sui social e si aspettano i like. È la ricerca di conferme esterne quando non le abbiamo dentro." La vedo riflettere e penso che forse stavolta almeno non l'ho fatta arrabbiare, o non ha trovato così stupide le mie parole.

Poi, dato che questa intervista praticamente la dirige lei, passa al punto successivo: "E Biancaneve? Vuoi sapere qual era il problema?". Il suo sguardo si fa scuro. "Biancaneve... Biancaneve... lei era giovane!

E la giovinezza è una cosa che non si può combattere! Non era una rivale - figuriamoci! - era un promemoria! Ogni volta che la vedevo, rivedevo me, prima che il peso della vita, del mio ruolo, delle mie ambizioni, mi schiacciasse l'anima, facendomi sentire vecchia, anzi, facendomi invecchiare!".

Non so perché ma ora mi immagino come che cali un sipario, invece, qualche istante, e riparte così: "E la mela? Sai cos'è la mela? È la disperata illusione di controllare gli eventi, mentendo ancora una volta a me stessa. Divento strega per portarle quella mela e mi racconto che, eliminata Biancaneve, non mi interesserà mai più piacere a nessuno! Sarò libera finalmente! Per sempre!".

Provando uno strano senso di empatia per questa donna psicologicamente devastata, la ringrazio per avermi concesso il suo tempo e la sua sincerità, ma prima di andarmene le chiedo se posso farle un’ultima domanda (in fondo non ne avevo fatta ancora neanche una). Acconsente. Le domando: "Cosa farebbe se potesse tornare indietro? Se potesse parlare con la regina che era, prima che tutto andasse a rotoli?".

Lei mi guarda e per la prima volta i suoi occhi sono limpidi, umani. C'è una punta di rimpianto, una tristezza che non si cancella: "Le direi di buttare lo specchio", dice piano, "e di imparare a guardarsi, e accettarsi, davvero."


Pubblicato il 25 agosto 2025