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Il miglioramento continuo promesso dal Kaizen si scontra spesso con i meccanismi psicologici di auto-inganno. Integrando la filosofia giapponese della crescita incrementale con la ricerca occidentale sulla dissonanza cognitiva, emerge un approccio più maturo all'autenticità personale e professionale.


Il paradosso della crescita personale

Nel panorama contemporaneo del miglioramento personale, due correnti di pensiero apparentemente distanti si incontrano in una convergenza inaspettata. Da un lato, la filosofia giapponese del Kaizen, con la sua promessa di crescita continua attraverso piccoli passi incrementali¹; dall'altro, la ricerca psicologica occidentale sui meccanismi di auto-inganno, sintetizzata magistralmente nel volume di Carol Tavris e Elliot Aronson "Mistakes Were Made (but Not by Me)"².

Questa convergenza non è casuale. Entrambi gli approcci affrontano una questione centrale della condizione umana: come possiamo crescere quando la nostra stessa mente oppone resistenza al cambiamento? La risposta, come vedremo, richiede una revisione profonda di ciò che intendiamo per "miglioramento" e "autenticità".

I meccanismi della resistenza cognitiva

Tavris e Aronson documentano con precisione chirurgica come la mente umana si protegga dal riconoscimento degli errori: "Quando commettiamo errori, ci aggrappiamo ad atteggiamenti obsoleti o maltrattiamo altre persone, dobbiamo calmare la dissonanza cognitiva che scuote i nostri sentimenti di autostima"³. Questo meccanismo, evolutivamente adattivo, diventa controproducente nel contesto del miglioramento professionale e personale.

Nel project management IT, tale resistenza si manifesta in forme specifiche: il rifiuto di ammettere che una metodologia non funziona, l'attaccamento a processi obsoleti, la tendenza a razionalizzare i fallimenti piuttosto che imparare da essi. Come osserva Diego Marquez Nakamura nel suo studio sul Kaizen applicato alla gestione progettuale, "eliminare il superfluo richiede un impegno costante, sia a livello personale che professionale"⁴.

La filosofia della sottrazione: oltre Saint-Exupéry

Il principio della sottrazione, spesso citato attraverso la massima di Antoine de Saint-Exupéry sulla perfezione che si raggiunge "quando non c'è più niente da togliere", assume una dimensione psicologica più complessa quando lo confrontiamo con i meccanismi di auto-giustificazione. Non si tratta solo di eliminare il superfluo materiale, ma di rimuovere le narrative mentali che ci impediscono di vedere la realtà con chiarezza.

Miyamoto Musashi, nel "Libro dei Cinque Anelli", scriveva: "La strategia è un processo di miglioramento continuo, mai di conclusione definitiva"⁵. Questa visione dinamica della crescita personale si scontra però con la tendenza psicologica a cristallizzare le nostre posizioni per proteggere l'ego. È qui che il Kaizen incontra il suo limite più profondo: come migliorare continuamente quando la mente resiste al riconoscimento del bisogno di miglioramento?

Il Seiso cognitivo: pulizia mentale e ordine interiore

Il concetto di "Seiso", uno dei cinque pilastri del metodo 5S nel Kaizen, enfatizza l'importanza di mantenere puliti e ordinati non solo gli spazi fisici, ma anche quelli mentali⁶. Applicato alla sfera cognitiva, questo principio richiede una forma di igiene intellettuale che Tavris e Aronson renderebbero così: la capacità di "pulire" periodicamente le nostre convinzioni dalle incrostazioni dell'auto-inganno.

Nel contesto professionale, questo si traduce in pratiche concrete: la revisione sistematica delle proprie decisioni, l'analisi post-mortem dei progetti falliti senza cercare capri espiatori, la disponibilità a modificare approcci consolidati quando i dati lo suggeriscono. Come nota Marquez Nakamura, "un project manager che perde tempo cercando documenti smarriti o gestendo strumenti disorganizzati sta sprecando un bene prezioso: il tempo"⁷.

L'autenticità dinamica: essere se stessi nel cambiamento

L'autenticità, nel senso comune, viene spesso intesa come fedeltà a un sé immutabile. La ricerca psicologica e la pratica del Kaizen suggeriscono invece una concezione dinamica: essere autentici significa essere fedeli al proprio impegno verso la crescita, anche quando questo richiede di abbandonare posizioni precedenti.

Tavris e Aronson mostrano come la rigidità delle opinioni spesso mascheri non la coerenza, ma la paura di ammettere di aver sbagliato: "È così facile vedere l'ipocrisia negli altri, ma dobbiamo fare uno sforzo reale per vederla anche in noi stessi"⁸. Questa osservazione trova un eco profondo nella saggezza taoista citata da Lao Tzu: "La natura non ha fretta, eppure tutto si compie"⁹.

Il burnout come sintomo di falsa crescita

Il fenomeno del burnout professionale, particolarmente diffuso nel settore IT, può essere riletto attraverso questa lente integrata. Lavorare venti ore al giorno, come osserva Marquez Nakamura, "nasconde una trappola insidiosa: il burnout"¹⁰. Ma al di là della questione dell'equilibrio vita-lavoro, il burnout rivela spesso un approccio al miglioramento che ignora i meccanismi psicologici profondi.

Chi si impone ritmi insostenibili spesso lo fa per evitare di confrontarsi con questioni più fondamentali: l'inefficacia dei propri metodi, la necessità di cambiare approccio, il riconoscimento che quantità non equivale a qualità. È una forma di fuga in avanti che impedisce il vero miglioramento continuo.

Verso una prassi integrata

L'integrazione tra Kaizen e flessibilità cognitiva suggerisce un approccio al miglioramento che potremmo definire "autenticità operativa": la capacità di mantenere un impegno costante verso la crescita rimanendo aperti alla revisione delle proprie posizioni.

Questo richiede lo sviluppo di competenze specifiche:

  • La capacità di riconoscere i propri errori senza che questo mini l'autostima
  • L'abilità di distinguere tra coerenza di principi e rigidità di opinioni
  • La pratica della revisione sistematica delle proprie convinzioni
  • Il coraggio di cambiare approccio quando necessario

La sfida educativa

Il vero nodo della questione è educativo e culturale. Come osservano Tavris e Aronson, viviamo in una società che penalizza l'ammissione degli errori e premia la coerenza apparente¹¹. Questo crea un circolo vizioso: per proteggerci socialmente, sviluppiamo meccanismi psicologici che ci impediscono di crescere realmente.

Il Kaizen, con la sua enfasi sul miglioramento incrementale e continuo, offre un antidoto a questa dinamica, ma solo se accompagnato da una maggiore consapevolezza dei meccanismi cognitivi che ostacolano il cambiamento.

Conclusioni operative

L'arte del miglioramento autentico emerge dall'integrazione di due intuizioni fondamentali: la crescita è un processo continuo che richiede piccoli passi costanti (Kaizen), ma questi passi sono possibili solo se superiamo la resistenza psicologica al riconoscimento dei nostri errori (flessibilità cognitiva).

Questa sintesi non è solo teorica, ma profondamente pratica. Nel lavoro quotidiano, significa sviluppare la capacità di dire "ho sbagliato" senza che questo comprometta la nostra autorevolezza professionale. Nella vita personale, significa abbracciare il cambiamento di opinione come segno di maturità, non di debolezza.

Come ricorda l'antico proverbio giapponese citato da Marquez Nakamura: "Vivere non basta; bisogna vivere saggiamente"¹². E la saggezza, oggi più che mai, consiste nel saper crescere rimanendo umani, migliorare rimanendo onesti, cambiare rimanendo fedeli al nostro impegno verso la verità.


Note bibliografiche

¹ Marquez Nakamura, Diego. Kaizen: Il metodo per il miglioramento continuo nella vita quotidiana e professionale. ISBN: 9798335118231.

² Tavris, Carol; Aronson, Elliot. "Mistakes Were Made (but Not by Me): Why We Justify Foolish Beliefs, Bad Decisions, and Hurtful Acts". Third Edition. Houghton Mifflin Harcourt, 2020. ISBN: 9780544574786.

³ Tavris, Aronson, op. cit., p. 4.

⁴ Marquez Nakamura, op. cit., Cap. 2.

⁵ Musashi, Miyamoto. Il Libro dei Cinque Anelli (Go Rin no Sho), 1645.

⁶ Sul metodo 5S nel Kaizen, cfr. Marquez Nakamura, op. cit., Cap. 3.

Ibid.

⁸ Tavris, Aronson, op. cit., p. 45.

⁹ Lao Tzu, Tao Te Ching, verso 2.

¹⁰ Marquez Nakamura, op. cit., Cap. 4.

¹¹ Tavris, Aronson, op. cit., Cap. 1.

¹² Marquez Nakamura, op. cit., Conclusioni.

Pubblicato il 07 giugno 2025

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / omnia mea mecum porto