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Nel lavoro filosofico, come nella progettazione o nella scrittura critica, non esistono scorciatoie. Ogni idea deve essere conquistata, ogni concetto attraversato, ogni ipotesi verificata attraverso una rete di pensieri e letture.

Nessuna intelligenza artificiale generativa produce conoscenza. Ma può aiutare chi la costruisce.

Nel lavoro filosofico, come nella progettazione o nella scrittura critica, non esistono scorciatoie. Ogni idea deve essere conquistata, ogni concetto attraversato, ogni ipotesi verificata attraverso una rete di pensieri e letture. In questo contesto, lo strumento non è mai neutro: organizza lo spazio mentale, disegna i limiti dell'immaginazione e apre o chiude possibilità epistemologiche. Tra questi strumenti, LiquidText si presenta come una delle soluzioni più interessanti per chi intende praticare un apprendimento attivo, che non si limiti all'accumulazione di contenuti, ma promuova l'elaborazione, la connessione, il dubbio.

Tecnologie e forme del pensiero

Nel XXI secolo, gli strumenti cognitivi non sono più meri supporti neutri, ma ambienti attivi che modellano il pensiero stesso. Come ricordava Ivan Illich, ogni strumento implica una forma di vita: leggere in margine a un libro è diverso dal leggere su uno schermo, così come annotare a mano differisce dal digitare una nota. Bernard Stiegler ha parlato di organologia generale: ogni tecnologia produce un'epistemologia implicita, un modo di pensare e apprendere.

In questo contesto, LiquidText non è solo un'app: è un luogo mentale, una topologia dell’attenzione.

Apprendere attivamente: più che leggere, esplorare

Nel campo del machine learning, l'apprendimento attivo (“active learning”) è una strategia che riduce i costi cognitivi ed energetici selezionando solo i dati più informativi e rappresentativi da cui apprendere. In modo analogo, anche l'autore umano può adottare un atteggiamento attivo nel suo rapporto con i testi: interrogare le fonti, sezionarle, collegarle, riscriverle. Non è un caso che gli studi più recenti sull'efficacia della didattica confermino che gli approcci attivi (come Blank Slate o il retrieval-based learning) migliorano la memorizzazione, la capacità di applicare il sapere e la velocità di apprendimento [1].

LiquidText: un ambiente per il pensiero a margine

LiquidText permette di importare PDF, siti web, immagini, documenti Office, organizzarli in progetti, e soprattutto di annotarli in un canvas infinito, creando connessioni visive tra concetti anche molto distanti. Rispetto ai tradizionali lettori PDF, LiquidText abbatte la barriera tra testo e riflessione: l'autore può estrarre porzioni, collegarle tra loro, riformularle in tempo reale.

In questo senso, LiquidText simula ciò che in intelligenza artificiale è definito come "mapping di policy": costruire una mappa che collega stati (concetti) ad azioni (annotazioni, collegamenti, riscritture).

Come in un algoritmo minimax per il gioco del tris [2], ogni scelta cognitiva viene testata, visualizzata, verificata nei suoi effetti. Ogni annotazione è una mossa: un’ipotesi, un test, una connessione. Alcune portano a scoperte, altre a errori: ma entrambe costruiscono la mappa.

Lo stesso vale per l'apprendimento umano: si costruisce esplorando, rischiando, tornando indietro. John Dewey parlava di learning by doing, Paulo Freire di educazione come pratica trasformativa, Edgar Morin di pensiero complesso. LiquidText consente di tracciare i percorsi di queste esplorazioni, senza costringerle in rigide sequenze lineari.

Lento, ma profondo

Uno dei limiti di LiquidText è la sua relativa lentezza: non si tratta qui di una lentezza tecnica, di tempi di caricamento o reattività del software, ma di una lentezza concettuale, intenzionale. LiquidText non incalza l’utente, non suggerisce scorciatoie: crea piuttosto un momento di sospensione, uno spazio in cui il pensiero può fermarsi, riformularsi, prendere tempo. Una lentezza feconda, che stimola la riflessione anziché affrettarla. l'applicazione non produce testo, non suggerisce, non autocompleta. Ma è proprio qui che si manifesta la sua forza. Costringe a pensare. A differenza degli strumenti di AI generativa, che spesso inducono l'utente a una relazione passiva con il testo, LiquidText impedisce la delega: chiede all'autore di costruire il proprio senso, un nodo alla volta.

Come ha mostrato uno studio recente del Dipartimento della Difesa USA [3], anche in contesti operativi ad alta intensità, l'apprendimento attivo attraverso interfacce non-lineari e asincrone (come Blank Slate) produce risultati superiori alla lezione frontale, sia in termini di tempo, sia di ritenzione mnemonica e applicabilità.

I margini come spazio epistemico

L'aggiornamento 5.10.28 di LiquidText ha introdotto una funzione apparentemente minore: i commenti vengono automaticamente spostati ai margini, evitando la sovrapposizione al testo. Ma annotare ai margini è un gesto antico, carico di significato: richiama la glossa medievale, la nota in calce, il commento laterale che accompagna senza invadere.

Nel contesto dell'apprendimento attivo, il margine è lo spazio della metacognizione: lì si formula la domanda, si costruisce l'obiezione, si traccia la connessione.

La scelta tecnica dell'ancoraggio laterale diventa così un gesto politico e cognitivo: è lo spazio dove il pensiero si differenzia, si articola, si prende il tempo per elaborare.

Un rischio latente dell'attuale corsa alla produttività intellettuale è la standardizzazione del pensiero. 

LiquidText contro l'automazione del sapere

Un rischio latente dell'attuale corsa alla produttività intellettuale è la standardizzazione del pensiero. Strumenti come Notion, Obsidian, OneNote tendono a favorire la raccolta, la catalogazione, la replicabilità. LiquidText invece invita al disordine fecondo, all'intreccio, al ritorno.

È uno strumento lento e imperfetto, spesso frustrante nella sincronizzazione, privo di automazioni, ma proprio per questo adatto a chi vuole pensare con le mani, spostando note, riformulando frasi, esplorando relazioni.

Per un "metodo Fulcenzio": LiquidText e scrittura riflessiva

Per un autore come Fulcenzio Odussomai, il metodo ideale si fonda su:

  • LiquidText per l'esplorazione e l'annotazione;

  • Apple Freeform per la progettazione visiva e la strutturazione narrativa;

  • una pratica di scrittura riflessiva che si nutre di appunti selezionati, riscritture pazienti, lente sedimentazioni concettuali.

Non si tratta di un flusso lineare, ma di un ciclo ricorsivo: lettura, annotazione, riflessione, sintesi, ritorno. Il pensiero si fa gesto, il gesto diventa mappa.

Un esempio: Fulcenzio apre un PDF annotato da anni, estrae una glossa, la collega a una nuova nota scritta quel mattino, sposta entrambi nel canvas e si accorge che manca un passaggio logico. Non è produttivo. È riflessivo. È ricerca vera.

Conclusione: pensare controvento

LiquidText non è come Notion, che struttura. Né come Obsidian, che archivia. È più vicino a un palinsesto medievale, o a un quaderno da campo. Non organizza: costringe a orientarsi.

In un mondo che grida efficienza, LiquidText sussurra: pensa.

LiquidText non è lo strumento più potente, né il più veloce. Ma è forse uno dei pochi strumenti digitali che non semplifica il pensiero. Lo obbliga, lo rende visibile, lo costringe a muoversi. E in questo movimento, ogni autore può riconoscere se stesso non come utente, ma come agente cognitivo attivo. Come un esploratore in un labirinto che costruisce mentre lo attraversa.


Bibliografia ragionata

[1] Gordon, L. T., Hughes, G. I., & Smith, A. M. (2025). Modernizing the Flipped Classroom: Replacing Lecture Time With Asynchronous Spaced Retrieval. Teaching of Psychology. 

[2] Hiemstra, P. (2024). An AI agent plays tic-tac-toe (part 1): building the opponent to play against. Medium.

[3] McHugh, D. et al. (2021). A Random Controlled Trial to Examine the Efficacy of Blank Slate: A Novel Spaced Retrieval Tool with Real-Time Learning Analytics. Education Sciences, 11(3), 90. 

[4] Paperless X (2023). LiquidText 5.10.28: What’s New? 

[5] Paperless X (2023). LiquidText for the iPad

Pubblicato il 28 maggio 2025

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / omnia mea mecum porto