Camminare lo faccio spesso, sempre, anche più volte alla settimana, in città come in montagna.
Serve a uscire di casa, a inspirare aria fresca, a buttarla nei polmoni.
Serve a organizzare diversamente la giornata che, a una certa età, non può solo essere leggere, scrivere e cucinare.
Serve a rilassare la mente, a riflettere e a farsi ispirare, perché si sa l’aria fresca così come l’ispirazione portano ossigeno alla mente.
Serve a trovare il tempo per interrogarsi, esplorare, progettare, sviluppare conoscenza e consapevolezza.
Pensare è sempre imparare a pensare
Camminando si lasciano alle spalle malanni e cattivi pensieri, se si continua a camminare si riesce persino a convincersi che, nonostante tutto quello che ci sta cascando addosso, andrà tutto bene.
Camminare è attività fisica che appartiene alla mente, una mente che si può svuotare o riempire semplicemente cambiando il passo, silenziando la memoria e il pensiero, alleggerendo la coscienza guardandosi dentro e attorno.
Camminando ci si rende conto che noi siamo corpo e mente, mente e corpo, due fratelli siamesi in combutta simbiotica tra di loro.
Camminando si è preda di innumerevoli sensazioni fisiche, prodotte dal mormorio del corpo che ci parla del nostro essere incarnati, da ciò che ci capita intorno attraendo la nostra attenzione: visi, rumori, odori, parole, musiche, temperature e condizioni climatiche, eventi, situazioni, incontri, colori, immagini, sensazioni e percezioni.
Camminare aiuta a ritrovare sé stessi nell’incontro, anche ravvicinato, che sfiora il contatto, con l’altro da noi.
Camminare lentamente ci permette di percepire l’importanza dei nostri organi: cuore e polmoni, senza i quali ci si fermerebbe per sempre, anche all’improvviso, mani e piedi che ci danno il ritmo e l’equilibrio, stomaco e visceri, reni, pelle, muscoli e ossa, nasi, orecchie e occhi, lingue e bocche.
Camminare è un oscillare continuo, ci fa capire quanto sia importante il respiro, nei suoi significati di soffio vitale, spirito, psiche.
Camminare rilassa, abbassa l’ansia e lo stress, fa dileguare ira, invidia e rancore, ripulisce e rilassa il fegato, permettendogli di eliminare la bile collerica, e melanconica.
Camminare è un modo per far meglio dialogare intestino e cervello, tenere in salute il microbiota che è in noi, permettendo che tutti i microrganismi, buoni e cattivi che siano, vivano serenamente in eubiosi (equilibro) tra di loro.
Camminare in una città italiana, sempre carenti di “Vespasiani” è un test di resistenza, un esercizio di volontà, una lotta defatigante per impedire che le informazioni della vescica arrivino al cervello.
L’andare a camminare nasce da una scelta, seguita da una decisione, originata nel cervello, elaborata dalla mente, perché noi non siamo il nostro cervello ma la nostra mente, la nostra coscienza sono qualcosa che costruiamo mentre interagiamo con il mondo.