🍒Marketing Director - 🍒Philosopher, 🍒Writer (22 books) and Journalist - 🍒 Web Strategist and Entrepreneur (SOLOTABLET) - 🍒Trainer
⛵STULTIFERA NAVIS co-founder.
A former business director, philosopher and technologist, he is the founder of SoloTablet, a Web project that since 2010 has promoted critical reflection on technology and its effects, aimed at (Techno)awareness, knowledge and responsibility. An expert in marketing, communication and management, he has worked in managerial and executive roles in Italian and in multinational companies with international responsibilities.
Focused on innovation, he has implemented programs aimed at change and innovation, increasing the strategic value of the company's relational capital and customer loyalty, through cutting-edge technologies and innovative approaches. Journalist and storyteller, author of twenty-two books, trainer, speaker at conferences, seminars and conventions. He is an expert in the Internet, social networking (analysis), collaborative environments on the network and social network analysis tools. Always available to discuss and dialogue.
🐞 🐞 𝐋𝐄𝐆𝐆𝐎, 𝐒𝐂𝐑𝐈𝐕𝐎, 𝐕𝐈𝐀𝐆𝐆𝐈𝐎, 𝐃𝐈𝐀𝐋𝐎𝐆𝐎, 𝐀𝐒𝐂𝐎𝐋𝐓𝐎 𝐋𝐀 𝐑𝐀𝐃𝐈𝐎 𝐄 𝐌𝐈 𝐑𝐈𝐓𝐄𝐍𝐆𝐎 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀𝐓𝐎 𝐍𝐄𝐋 𝐏𝐎𝐓𝐄𝐑𝐋𝐎 𝐅𝐀𝐑𝐄. "Per me stesso - che altro potrei fare? - scrivo e leggo; faccio qualcosa, oltre a pensare di pensare che penso, e che quindi esisto. Essere è fare" (Ipse mihi - quid enim faciam? - scriboque legoque) - Ovidio
Noi siamo vivi, voi siete tutti morti
Leggendo i numerosi post di Otti Vogt, autore della Stultiferanavis e attivista globale per una "leaderships for good", condividendo molte delle cose che scrive e come le scrive, mi è venuto da pensare che ciò che serve oggi è un racconto diverso della realtà.
Talking existential risk into being: a Habermasian critical discourse perspective to AI hype
Un paper scritto e pubblicato da Salla Westerstrand, Rauli Westerstrand & Jani Koskinen che la Stultiferanavis sottopone all'attenzione dei suoi numerosi naviganti e lettori. Il paper è disponibile anche come "download" dal link sotto fornito.
La tecnoconsapevolezza che ci manca
La tecnologia è elemento paradigmatico di tante tendenze emergenti che sembrano indicare grandi cambiamenti all’orizzonte, molti impensabili e dei quali non siamo in grado di percepire la profondità e la carica dirompente. Veri e propri Tsunami futuri emergenti in via di formazione, come la crisi del sistema capitalista neoliberista attuale e quella ambientale. Nonostante la globalizzazione tecnologica renda tutti interconnessi e tutto correlabile, comprendere il mondo che si sta profilando all’orizzonte è diventata una missione complicata, forse impossibile, ma anche una nuova urgenza, una necessità.
Perchè si viaggia? Meditazioni solitarie durante un bellissimo viaggio in Madagascar
𝐑𝐞𝐝𝐮𝐜𝐞 𝐝𝐚 𝐮𝐧 𝐛𝐞𝐥𝐥𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐯𝐢𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐢𝐧 𝐌𝐚𝐝𝐚𝐠𝐚𝐬𝐜𝐚𝐫, reso tale dall’itinerario proposto dall’agenzia (Kailas) alla quale mi sono affidato, dalla guida (Mirko) che ci ha accompagnato e guidato magistralmente per quasi sedici giorni, e dall’affiatamento del gruppo (Anna, Marina, Federica, Massimo, Daniela, Andrea, Stefano, Lidia) che si è creato fin dal primo incontro, ho deciso di provare a rispondere a una domanda: perché si viaggia? Una domanda che, nelle conversazioni di gruppo o individuali, è emersa più volte, suggerendo risposte che quasi mai sono state capaci di soddisfare l’interlocutore o l’interlocutrice che, di volta in volta, la domanda aveva posto.
Esperienze vissute e piattaforme social
Oggi la tecnologia ha praticamente ampliato sia il bello sia il brutto dei comportamenti umani. Da un lato internet ci ha permesso di acquisire informazioni, anche piuttosto tecniche e attendibili su gran parte degli argomenti esistenti, tant’è che oggi una persona ha la possibilità di acquisire svariate competenze utili semplicemente stando di fronte ad un monitor. Dall’altro lato però, si sta assistendo ad una specie di superficializzazione del sapere e dei comportamenti, e c’è da dire che gli stessi canali comunicativi lo incentivano.
Oggi ho fatto un sogno! Utopia pura, un sogno irrealizzabile che non diventerà realtà
Le utopie non fanno più parte del nostro immaginario. Siamo però immersi in distopie reali e tutti impegnati, inconsapevolmente o da complici, a crearne di nuove. Un tempo le utopie non erano pura fantascienza, erano calate nella realtà, strumenti potenti di interpretazione e di lettura dei problemi di ieri, di oggi e di domani. Oggi sono contenitori vuoti, non vengono più usate come strumenti, si manifestano nella forma distopica, Mai come oggi avremmo bisogno di utopie, mai come oggi viviamo dentro distopie che abitiamo spaventati, afoni, impauriti, complici, servili e sottomessi, incapaci di capire che siamo tutti diventati semplici cavie da laboratorio per la sperimentazione dell'uso della paura e del senso di colpa per creare consenso e inibire, bloccare ogni forma di dissenso. E' in questo contesto che si colloca come moltitudini di persone stanno oggi (non) reagendo. al genocidio in atto a Gaza, che se non vogliamo chiamare tale, ci chiama tutti causa, quantomeno per la sorte a cui sono stati destinati migliaia di bambini.
Una domenica di luglio - Letture varie preparando le valigie per partire, per andare lontano, anche dal digitale
A essere sincero, quando sono lontano dal mio bosco, tutto mi appare irreale. Lo è perché mi lascio intrappolare dalla navigazione online e/o dalla lettura degli inserti domenicali come Robinson e La Lettura. Un tempo la lettura poteva rasserenarmi, invogliarmi a leggere ancora di più. Oggi prevale la noia o l’arrabbiatura, tante sono le stronzate a cui si va incontro, per colpa del semplice bisogno di coltivare conoscenze e conoscenza. Meglio forse tornare a “zappare”! Poi ci sono le eccezioni, capaci di suscitare interesse e attenzione, su cui provo a fare una semplice riflessione.
L'intelligenza artificiale sta uccidendo il WEB?
Lo racconta DataMediaHup nella sua newsletter domenicale, dalla quale prendo lo spunto per questa riflessione.
Segnalazione eretica in momenti drammatici
Drammatici sono i tempi di crisi e di guerra che stiamo vivendo. Lo sono sia per i fatti di cui siamo lontanamente testimoni, sui quali siamo costantemente e abilmente manipoltai, ma anche per la mancanza di reazioni di sdegno e per una passiva inazione che racconta molto del nostro mondo attuale e degli scenari distopici emergenti che si stanno preparando
Il greenwashing della gentilezza
Non so cosa pensino le persone da me incontrate che hanno fatto della gentilezza una missione oltre che una professione. Sulla gentilezza ho anche scritto un libro con una persona che credo abbia anticipato tutti sul tema: Anna Maria Palma con il suo libro La gentilezza che cambia le relazioni.
La tecnologia affascina. Più affascinante è la questione del nostro destino
L'abuso di qualunque tecnologia diventa dannoso. Chiaramente un incidente d’auto a 100 km/h avrà conseguenze più gravi che a 30 km/h. L’introduzione di ogni nuova tecnologia ha sempre suscitato profezie di sventure, da parte di alcuni: anni fa si discuteva della questione della dipendenza dalla televisione, oggi di quella da cellulare. Intendo dire: discussioni simili esistevano già prima della diffusione dei dispositivi informatici. Immaginiamo un musicofilo che stia sempre chiuso nel suo studio ad ascoltare melodrammi: lo stimolo culturale a cui si espone sarà certamente migliore di quello accessibile compulsando ossessivamente un telefono cellulare ma i suoi rapporti umani e il rapporto con la realtà saranno comunque patologici. Alla fine abbiamo due problemi non uno: quello delle relazioni umane surrogate e quello dei contenuti. E il problema del mezzo viene dopo questi.
Cosa c’entrano le mele e le arance con la scienza e la filosofia?
Dopo avere esplorato Il problema mente-corpo (sottotitolo: Da Platone all’intelligenza artificiale) nel suo libro del 2019, il filosofo Marco Salucci porta in libreria un altro volume (Dalla mela di Newton all’arancia di Kubrik – La scienza spiegata con la letteratura) ricco di spunti per chiunque voglia continuare a riflettere criticamente e intellettualmente sulla realtà contemporanea.
Abbiamo bisogno di cenobi per il terzo millennio
Siamo sempre più immersi in un tempo orientato allo smarrimento della relazione con la vita che ci circonda, con quella che ci ha preceduto e appena si intravede, con le altre persone e, infine, con noi stessi. Quattro movimenti di separazione che, attraverso alcune metafore cliniche, potrebbero aiutarci a parlare di questa epoca come un’età segnata dall’autismo e dall’Alzheimer, cioè di perdita, progressiva e pandemica, del contesto e della memoria.
Il Metaverso: mondo simbolico o astratto?
Sei di cattivo umore? Colpa del social network!
Si frequenta il social network per passatempo, divertimento, voglia di socializzare e organizzare incontri e appuntamenti, per mantenere vivi contatti e forti le relazioni, per scambiarsi foto, commenti, testi ma anche nuove solitudini e sensazioni di malessere. A dirlo è una ricerca che associa il malumore di molti alla frequentazione di ambienti online come Facebook.
Scriviamo di più e da sempre!
Nel suo bel libro “Anima e iPad” e prima ancora nel libro precedente sulla documentalità, Maurizio Ferraris ha sottolineato il paradosso della nostra epoca caratterizzata dalla pervasività delle telefonia cellulare e dei dispositivi mobili. La diffusione di questi strumenti ha reso più facile comunicare ma a prevalere non è tanto la comunicazione verbale quanto quella scritta. La scrittura, dentro e fuori la mente, è all'origine della coscienza e del mondo sociale, scrive Ferraris, "Perché la scrittura è insieme la base della realtà sociale e del nostro pensiero, il cui spettro peggiore è proprio l'Alzheimer, la perdita della memoria vissuta come perdita del pensiero. Ecco perché la grande svolta tecnologica che ha caratterizzato gli ultimi trent'anni ha riguardato proprio la scrittura=
La tecnologia che annoia, disturba e tradisce!
Capita a tutti, perchè tutti sono coinvolti nel grande gioco del consumismo quotidiano, nel quale si confrontano giocatori sempre più attrezzati tecnologicamente e aggressivi. E' un gioco praticato per accaparrarsi ogni budget disponibile e nel quale ogni trucco e mezzo è utilizzabile pur di arrivare all'obiettivo commerciale predefinito. Il mezzo tecnologico oggi più usato è quello dei Call Center, spesso automatizzati e robotizzati con addetti alla vendita in forma di algoritmi capaci di sfornare centinaia di Robo-chiamate quotidiane. La pervasività della tecnologia nella vita quotidiana di ognuno non è causale ma legato anche all'idea che della tecnologia tutti si sono fatti. Una tecnologia capace di risolvere problemi e di semplificare la vita di ognuno con le sue soluzioni, applicazioni e dispositivi.
Online siamo tutti diventati degli algoritmi
Da perfetti sconosciuti e presenze occulte sono diventati rapidamente oggetto di racconti, narrazioni, riflessioni e preoccupazioni. Chi è preoccupato pensa che possano, già oggi, condizionare e orientare le loro vite. Chi non se ne cura guarda con soggezione e simpatia la loro capacità di rendere le loro esperienze online piacevoli, convenienti e confortevoli.
Sta nascendo un inconscio digitale?
La pervasività dello smartphone e il suo essere diventato protesi tecnica, esattamente come lo è stata la mano nel passaggio dell'essere umano alla posizione eretta, sta creando una nuova realtà fatta di interconnettività, trasparenza, nuovi linguaggi e nuove forme di civiltà. Cambia anche la percezione della realtà e quella di se stessi. Il primo risultato ottenuto dai social network è la sparizione della privacy e con essa dell'intimità individuale. Un'identità postata online e raccontata attraverso un profilo digitale è una identità violata, invasa e il cui spazio di autonomia si è notevolmente ridotto. A determinare la nuova realtà è il tempo passato a interagire con il dispositivo tecnologico e le sue APP. Un tempo lungo e prevalentemente relazionale, dedicato all'interazione con entità all'esterno di noi stessi. Un tempo usato per esternalizzare pensieri che una volta eravamo abituati a tenerci dentro e a rielaborare con tempi e modi molto diversi a quelli tecnologici dei social network.
Lo storytelling non è più sufficiente!
Lo storytelling online è diventato pratica diffusa soprattuttp dopo l'arrivo di meccanismi di blocco delle pubblicità online. Con milioni di utenti che hanno attivato questo meccanismo lo storytelling è diventato il modo ideale per raggiungerli, oltre che una pratica SEO. E se oggi anche lo storytelling andasse ripensato...?