Che le parole non sono tutte uguali, ce lo hanno insegnato sin dalla prima infanzia. Soprattutto non hanno stessa caratura. Sarebbe tedioso, senza un obiettivo specifico, cimentarsi ad assemblarle per gruppi omogenei e/o fermarsi a descrivere le caratteristiche proprie di ciascun gruppo. A noi, per fini esistenziali, serve focalizzare l’attenzione su quella manciata di parole che, nella loro singolarità, hanno assunto negli ultimi tempi un peso specifico notevole. Parole rafforzate con steroidi che hanno immagazzinato una carica dirompente tale da rendere impossibile girarci intorno.
Razzista, terrorista, populismo, teorico della cospirazione, fake news, reati di odio, novax, negazionista del cambiamento climatico sono solo alcuni dei termini che, impregnati d’immagini e significati inculcati di forza dai media nostrani e internazionali (ma ormai dovremmo fare riferimento al solo emisfero occidentale), non concedono spazio interpretativo, favoriscono comportamenti intolleranti per lo più sanzionatori, impediscono sul nascere di elaborare pensieri propri.
Queste parole non furono create in un momento unico, ma si svilupparono nel tempo acquisendo nuova forza man mano che si avvicendavano cambi sociali, politici e culturali. Erroneamente si pensa che provengano dalla evoluzione del linguaggio. Andando a fondo si scopre che sono servite, e continiano a servire per scopi di manipolazione in contesti ben identificati.
Tyler Durden, in Mass Manipulation, inquadra ciascun vocabolo sottolineando la correlazione esistente tra periodi temporali e obiettivi prefissati.
A noi non interessano i fatti citati, quanto il peso che l’impregnatura acquisita di ciascun termine porta con sé, quanto sia difficile se non impossibile argomentare sui medesimi fatti e occorrenze simili. Ogni deviazione interpretativa dall’uso inculcato spinge l’interlocutore ad opporre resistenza verbale e comportamentale. Non di rado si verifica un in/netto rifiuto all’ascolto. A monte, alla parola è data grande valenza etica, morale e giuridica che non ammette equivocazioni.
Bisogna aggiungere che non è estranea, bensì complice, la frettolosità del vivere quotidiano, bombardati come siamo da stimoli continui provvisti di sollecitazioni verso l’uniformità. Si agisce sotto dettatura, spinti tutti a seguire la massa con l’ansia di stare al passo col mondo digitale. Dimenticando che pensare è un processo lento. Per quanti sforzi facciamo, non possiamo competere con l’Intelligenza Artificiale; in quanto a velocità siamo perdenti.
Sta di fatto che lo spirito di adattamento, innato nell’uomo, subito inventa nuovi modi di processare l’arte di vivere. Cosicché per gli artisti della parola fioriscono pressanti inviti alle micronarrazioni. Poi casualmente ti affacci in facebook e scopri la rincorsa a Dire Tutto in Sette (7) Parole. Ecco, raggiunta la Meta!
Si apre una conversazione sull’immigrazione illegale… E vedi materializzarsi la barriera antirazzismo che ti suggerisce massima cautela. Meglio guardarsi bene intorno. Se provi a imbastire una micronarrazione partendo da fatti storici ti trovi in minoranza. Sei messo all’angolo. Resti con le parole in gola circa la forzata migrazione da Laos e Indocina verso la città di masse di contadini, durante la guerra del Vietnam, perché su quelle terre si voleva estendere le piantagioni di caucciù della fiorente industria dell’auto (Chomsky, Ragioni di Stato); simile, la ricerca di terre rare in Africa, sgomberando il terreno dai suoi abitanti; opportuna, la necessità di manovalanza a buon mercato per industria e agricoltura nei paesi avanzati; tenace, la determinazione di conseguire obiettivi economici e politici a detrimento della coesione sociale (Kelly M. Greenhill, Armi di migrazioni di massa); perverso, il disegno di usare manipoli di diseredati -è stato ipotizzato- quale forza di contenimento delle masse in rivolta. Quando, per l’ennesima volta, si era parlato di melting pot per designare la capacità statunitense di mescolare razze e torme di immigrati?
Il termine teorico della cospirazione fu coniato dalla CIA a seguito dell’assassinio di John F. Kennedy per placare le numerose confutazioni circa la versione ufficiale delle prime indagini, nonché di quelle elaborate successivamente, senza approdare a risultati probatori. Alcuni termini evaporano in fretta, altri ben forgiati resistono sotto tutte le intemperie.
Romano Prodi, prima presidente del Consiglio dell’Italia e poi prestato all’Europa per allargare i confini della Nato, ha un fratello di nome Franco Prodi che si autodefinisce un perdente professionale. Lo scienziato Franco Prodi, studioso di fisica dell'atmosfera, dice che il clima è sempre cambiato, a portare il globo sotto stress sarebbe il suo asservimento alla finanza. Secondo lui non c’è un’emergenza climatica, come ha sostenuto nella petizione del 2019, scritta con altri 150 professori universitari e firmata da oltre 1500 colleghi di prima fila a livello internazionale. Ovviamente tutti ostracizzati. C’è sì, sostiene, un’emergenza inquinamento e di tutela dell’ambiente planetario, cosa ben diversa.
Vivere sotto dettatura è diventata la condizione della nostra nuova inconsapevole sudditanza. A riprova di quanto già denunciato a inizio secolo da Sheldom Wolin, in Democrazia Spa (corsivo mio: dalla dittatura alla dettatura). Elemento cardine del potere elitario sono le lobby che esistono per mandare in corto circuito la forza dei numeri, e ridimensionare ogni velleità da parte dell’uomo comune di farsi ascoltare. A differenza del cittadino come elettore occasionale, il lobbista è un cittadino a tempo pieno.
Da quando, la democrazia made in USA tra quelle antiche ed esportabili nel mondo, è approdata all’attuale stato comatoso? E che dire di Israele, la unica democrazia in Medio Oriente? Certamente ci siamo distratti perdendo qualche passaggio chiave della storia contemporanea.
Noi, con più decadi di storia vissuta alle spalle, sedicenti artisti della scrittura, dovremmo almeno contribuire a creare un abbecedario delle parole con steroidi, in primis per nostro uso e consumo, perché non si è mai del tutto al riparo dall’inganno perpetrato dai prestigiatori maître a penser, e in secondo luogo per decodificarne l’uso corrente, facendo appello al buon senso e all’equilibrio.
Il caso Julian Assange è tutt’altro che un fatto isolato.
Enrico Gianini, ex operatore aeroportuale di Malpensa, è recluso in un ex ospedale psichiatrico giudiziario, causa la sua divulgazione sulla geoingegneria. Messi in scacco sia la libertà di espressione sia la sacrosanta scelta individuale riguardante la propria salute.
I crimini di guerra cominciano e si perpetrano con l’uso distorto della narrazione.
Si è detto a monte che non è sufficiente essere buoni elettori.
Senza vigilanza attiva si passa per default al rango di disertori.
Riferimenti bibliografici:
https://www.zerohedge.com/political/mass-manipulation-machine-overdrive
https://comedonchisciotte.org/?s=prodi+e+cambio+climatico
Pensieri lenti e veloci (Thinking, Fast and Slow), Daniel Kahneman)
El arte de pensar, filosofía para gente despierta, José Carlos Ruiz