Indice della serie: Di opere d’autore, autori e trasformautori
- Introduzione (qui)
- Epistemologia dell’opera d’autore
- Autore, sostantivo plurale (qui)
- L’AI come autore trasformatore o trasformautore (qui)
Epistemologia dell’opera d’autore
Nonostante i molti temi scottanti di “Hypnocracy”, il dibattito intorno ad esso si è polarizzato sulle modalità con cui esso è stato scritto, firmato, promosso, accolto e poi smascherato. Giulia Blasi, scrittrice e giornalista, arriva a mettere in discussione che questo sia veramente un libro, in quanto scritto dall’AI.
La veemenza del confronto (o vero e proprio scontro) è interessante perché mette in evidenza alcune questioni irrisolte, alle quali ciascuno dà una propria risposta senza ascoltare le altre. Sono questioni epistemologiche che oggi acquistano particolare importanza, ma spesso sono molto datate. Che cos’è un’opera d’autore? Qual è il ruolo dell’autore? Qual è il processo generativo col quale l’autore genera l’opera?
Affrontiamole una alla volta, per quanto siano chiaramente legate tra loro. Il punto di vista qui proposto è particolare: non quello di un filosofo, sociologo o semiologo. Personalmente mi sono trovato spesso ad approfondire questi argomenti e li ho dovuti considerare seriamente nel mio lavoro. Oggi il mio sguardo è amplificato dalla lente di ingrandimento dell’Intelligenza Artificiale che ci obbliga e ci permette di riflettere sulla nostra intelligenza, identità e ruolo di essere umani, e ci chiede di svilupparli.
La crescente complessità dell’opera d’autore
Se intendiamo per opera “il risultato di un’attività, specialmente in quanto più o meno riconducibile al concretarsi di un fatto tecnico, pratico, spirituale” (OxfordLanguages), quando siamo in presenza di un valore superiore a quello del semplice atto realizzativo, sentiamo la necessità di essere più precisi. La giurisprudenza ci offre un aiuto a categorizzare con rigore:
Il diritto d’autore tutela le opere dell’ingegno di carattere creativo riguardanti le scienze, la letteratura, la musica, le arti figurative, l’architettura, il teatro, la cinematografia, la radiodiffusione e, da ultimo, i programmi per elaboratore e le banche dati, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione.
Nell’epoca della digitalizzazione, questa definizione non cattura bene la complessità dell’opera d’autore, però ci fa capire che la questione si estende progressivamente a nuovi ambiti, man mano che la tecnologia abilita nuove possibilità di “concretizzazione” del pensiero generativo.
Dall’inizio del secolo scorso, per esempio, il cinema ha mostrato il potere di integrare spazio e tempo, unendo le sei arti tradizionali: pittura, scultura, architettura, musica, poesia e teatro. Questa consapevolezza è ben indicata dall’espressione “La settima arte”, attribuita al critico Ricciotto Canudo (1921).
Più recentemente, in un crescendo di nuove possibilità espressive, abbiamo visto artisti moderni proporre “performance”, “ambientazioni”, “esperienze live”. Le “installazioni” di Christo, come l’impacchettamento del Reichstag a Berlino (1995) o The Floating Piers sul Lago d’Iseo (2016), o “The Weather Project” alla Tate Gallery a Londra (2003), di Olafur Eliasson (un sole che tramonta nell’arco di 5 mesi in un’atmosfera resa più coinvolgente dalla nebbia — sole e nebbia artificiali — con gli attori che sembrano coinvolti per il tipo di luce e ombre che li colorano): sono esempi perfetti di opere complesse, in cui anche l’ambiente espositivo, la modalità di fruizione dell’esposizione, e perfino lo spettatore sono strettamente integrati nell’opera stessa.
Uscendo dal campo artistico, ricordiamo il modo in cui Richard Feynman ha usato conferenze e dimostrazioni per rendere accessibili complessi concetti di cosmologia e gravità quantistica. Celebre è la dimostrazione col bicchiere d’acqua e una guarnizione in elastomero (O-ring), con cui mostrò alla Commissione di Indagine come il freddo compromettesse la tenuta del materiale, spiegando così il disastro dello Shuttle Challenger (1986) e le negligenze della NASA.
Le conferenze di Marshall McLuhan erano performance che combinavano teoria, esempi pratici ed efficaci tecniche di comunicazione (famosissima è la sua l’espressione “il medium è il messaggio”), per spiegare l’impatto dei media sulla società. Stephen Hawking, nel campo della teoria cosmologica e gravità quantistica, o Luciano Floridi, in quello della filosofia e dell’etica digitale, hanno realizzato presentazioni brillanti per costruzione narrativa e selezione efficace di immagini illustrative. I neologismi di Floridi, “onlife” e “agency”, il recentissimo “Distant WrAIting” (un paper uscito nel giorno di pubblicazione di questo articolo e di cui scriverò a breve), e molte sue metafore sono costruzioni destinate a diventare memi.
Nell’ambito più specifico dell’informazione, pensiamo a “The Lancet Countdown”, un’iniziativa fondata nel 2016, da un consorzio internazionale di istituzioni accademiche e agenzie delle Nazioni Unite, guidato da University College London (UCL), come evoluzione del precedente Lancet Commission on Climate Change and Health. L’obiettivo è quello di monitorare i legami tra cambiamento climatico e salute pubblica su scala globale, aggiornando ogni anno dati, tendenze e raccomandazioni politiche. L’omonimo report annuale combina analisi scientifiche con infografiche e visualizzazioni navigabili per consentire al grande pubblico di accedere, comprendere ed eventualmente diffondere la mole di dati raccolti ed evidenze rilevate.
Può essere utile citare anche “Our Planet” di WWF. Oltre ai report annuali, hanno realizzato una serie di documentari su Netflix, con contenuti educativi online, mostre interattive e materiale multimediale, creando un’esperienza immersiva e coinvolgente per sensibilizzare sul tema ambientale.
Dunque, l’autore, comunque lo si voglia intendere, non è solo il referente originale della costruzione concettuale, del pensiero progettuale, e della concretizzazione dell’opera, ma sempre più spesso, include nella sua elaborazione anche l’intera esperienza di fruizione. Questa evoluzione è resa possibile dalle nuove tecnologie, in particolari quelle digitali, che potenziano l’attività creativa, e consentono la progettazione della diffusione e del coinvolgimento dei fruitori.
L’opera “Hypnocracy” come dispositivo epistemologico
Veniamo a “Hypnocracy”, il lavoro con il quale Andrea Colamedici ha trattato i temi della manipolazione cognitiva, della frammentazione della realtà, e della resistenza alla trance permanente coltivando una lucida “supremazia percettiva”. Il saggio li esplora con una costruzione narrativa, e li espone con un linguaggio e uno stile peculiari. Chi aveva letto Byung-Chul Han, il filosofo sudcoreano trasferitosi in Germania, e ispiratore del libro, aveva riconosciuto la “mano”, come Maria Emanuela Galanti per esempio, probabilmente imitata dall’AI. Sull’opera letteraria ci sarebbe già molto da dire, e prova ne sono le numerosissime recensioni che si sono avute nei mesi in cui è durato l’esperimento.
Tuttavia, “Hypnocracy” non è solo un saggio, ma una performance artistica complessa e articolata che ha previsto la scrittura del saggio e la sua pubblicazione, la creazione di personaggi inventati, la costruzione di un plot narrativo per l’intera operazione, la produzione di tracce falsificate ad arte per depistare e altre per permettere di risolvere l’arcano. In sostanza, ha abbracciato l’intera esperienza della fruizione del saggio, della sua metabolizzazione, e della dimostrazione di alcune delle tesi centrali.
Anche a proposito dell’intera performance è legittimo chiedersi chi sia l’autore, proprio come ad un concerto di una rock band, ci aspetteremmo che più persone abbiano contribuito allo spettacolo con le musiche, i testi, la coreografia, le luci gli effetti speciali, e l’impianto sonoro. Più sorprendente sarebbe scoprire che l’intero spettacolo abbia un solo creatore.
Grazie a questa complessità, l’opera “Hypnocracy” merita l’aggettivo “immersiva”, anche se non esattamente come un concerto rock, che coinvolge tutti i sensi dello spettatore. Similmente a certe performance artistiche citate prima, in cui il fruitore è reso coinvolto in prima persona, in questo caso viene offerta la possibilità di leggere le tesi, di provarle sulla propria pelle, e di comprenderle vivendole addirittura sulla propria pelle.
In questo tipo di performance, Andrea Colamedici assegna al saggio il ruolo di “dispositivo epistemologico”, e trasforma l’intero lavoro in “un esperimento meta-narrativo che fonde teoria e pratica”.
___
Segue con Autore, sostantivo plurale, qui
___
Fonti
- Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914–1916, Ludwig Wittgenstein, (1921) — Einaudi
- Che cos’è un autore?, in Antologia, Michel Foucault, (1969) — Feltrinelli
- Hypnocracy: Trump, Musk, and the Architecture of Reality, Jianwei Xun, (2025) — Amazon
- Trump, Musk e la nuova architettura della realtà, Jianwei Xun, trad. Andrea Colamedici, (2024) — Tlon
- The Author as Hypothesis: Identity Fragmentation and the Collaborative Construction of Thought, Jianwei Xun, (2025) — com
- L’ipnocrazia populista, Giulia Origgi, (5/3/2025) — Appunti di StefanoFeltri
- Ipnocrazia, Emilio Carelli, (3/4/2025) — L’Espresso
- Ipnocrazia o della credulità, Francesco D’Isa, (4/4/2025) — The Italian Review
- Ipnocrazia, Sabina Minardi, (7/4/2025) — L’Espresso
- Il caso Ipnocrazia, Giulia Blasi, (8/4/2025) —Servizio a Domicilio
- Il pezzo di Giulia Blasi su Xun, magnifico compendio di presupposti errati, Andrea Colamedici, (8/4/2025) — Tlon Letter
- Il racconto di tutto l’esperimento Ipnocrazia, Andrea Colamedici, (11/4/2025) — Tlon Letter
- L’abuso del potere culturale, Gianfranco Pellegrino, (11/4/2025) — Appunti di Stefano Feltri
- Ipnocrazia, l’IA che si finse filosofo: i risvolti dell’esperimento letterario, Gianna Angelini, (11/4/2025) — Agenda Digitale
- Un nuovo patto con il lettore, Andrea Colamedici, (12/4/2025) — Appunti di Stefano Feltri
- Ma quale patto, Giulia Origgi, (14/4/2025) — Appunti di Stefano Feltri
- L’intelligenza artificiale ucciderà i giornali?, Bruno Saetta, (26/5/2024) — Valigia Blu
- Giornalismo e AI: evoluzione e prospettive, Gennaro Mancini intervista Anton Filippo Ferrari, (23/10/2024) — SEOZoom
- Il Foglio AI, giornale diretto da Claudio Cerasa, (2025) — Il Foglio
- Il Foglio lancia Foglio AI: primo quotidiano dell’intelligenza artificiale, Redazione Il Sole 24 Ore, (25/3/2025) — Il Sole 24 Ore
- Un bilancio del nostro Foglio AI, Claudio Cerasa su Il Foglio, (12/4/2025) — Il Foglio
- Italian newspaper gives free rein to AI, admires its irony, Redazione Reuters, (18/4/2025) —Reuters
- Distant Writing: Literary Production in the Age of Artificial Intelligence, Luciano Floridi, (26/5/2025) — SSRN