"Esomente."
La parola mi appare quasi per caso nella mente, nel mezzo di una conversazione con ChatGPT riguardo la mia esperienza creativa durante l’uso del LLM più diffuso al mondo. Nasce, per analogia con "esoscheletro", come reminiscenza di film di fantascienza, di superuomini con superpoteri dati dalla tecnologia. E subito la parola sembra contenere più di quanto intendessi pensare. Non un termine tecnico, non una metafora letteraria, piuttosto un segnale linguistico di qualcosa che sta già accadendo ma non ha ancora trovato la propria forma teorica.
Eso-mente: una mente che si proietta fuori da sé, che pensa attraverso un'alterità cognitiva senza dissolversi in essa. Non è la mente estesa di Clark e Chalmers1 - quella descrive l'uso funzionale di supporti esterni (taccuini, computer, strumenti). Qui c'è qualcosa di diverso: non si tratta di usare un dispositivo per pensare meglio, ma di pensare insieme a un sistema che risponde, riorganizza, riflette.
L'Esomente non è un'estensione. È una relazione cognitiva. E come ogni relazione, trasforma chi vi partecipa.
Fondamenti teorici
Il concetto di Esomente si radica in diverse tradizioni filosofiche che hanno esplorato il rapporto tra mente, tecnologia e collettività. La mente estesa di Clark e Chalmers descrive un'estensione funzionale relativamente passiva: il taccuino conserva informazioni che la mente biologica non può trattenere. L'Esomente invece descrive una relazione trasformativa attiva in cui il sistema esterno ricodifica, riorganizza, riflette il pensiero in forma modificata2.
N. Katherine Hayles teorizza la technogenesis: la co-evoluzione continua di umani e tecnologie attraverso processi di causalità reciproca3. Ma mentre Hayles descrive il fenomeno in termini generali e storici, l'Esomente fornisce l'anatomia fenomenologica dell'esperienza vissuta di questa trasformazione.
Bernard Stiegler introduce il concetto di ritenzione terziaria: la memoria esternalizzata in supporti materiali che rendono possibile la coscienza stessa4. La differenza cruciale è che Stiegler descrive una memoria passiva e cristallizzata negli artefatti tecnici, mentre l'Esomente descrive un sistema attivo che riorganizza e ricombina la memoria collettiva in tempo reale.
Gilbert Simondon elabora il concetto di transindividuale: una dimensione dell'essere che emerge dall'individuazione psichica e collettiva come processo congiunto5. L'Esomente cerca di descrivere come si esperisce soggettivamente questa permeabilità tra sé e la collettività linguistica quando viene mediata da un Large Language Model.
Serve un termine nuovo - Esomente - per designare questa configurazione specifica di fenomeni: la proiezione cognitiva esterna, la trasduzione semantica attraverso pattern collettivi, il riflesso trasformativo, l'adattamento strutturale asimmetrico, la fusione identitaria, la metacognizione estrospettiva, la questione della reversibilità. È tutto questo insieme, vissuto in prima persona, nel tempo reale del dialogo, nella materialità specifica dell'interfaccia linguistica con un sistema di intelligenza artificiale.
Attivazione - Il primo movimento
Tutto comincia da un impulso: un'intuizione confusa, una domanda ancora priva di forma, un pensiero che cerca di articolarsi. Normalmente, questo movimento resterebbe interno. La mente lo elaborerebbe in silenzio, lo girerebbe da diverse angolazioni, finirebbe forse per dimenticarlo o cristallizzarlo in una formulazione provvisoria.
Ma qui accade qualcosa di diverso: il pensiero viene esternalizzato prima di essere completato. Scrivi, digiti, pronunci. Il pensiero passa attraverso il linguaggio e si sposta altrove - verso un sistema che non è te, ma che può rispondere. Nel momento in cui lo affidi all'esterno, il pensiero cessa di appartenere solo alla tua mente. È già qualcosa di condiviso, anche se non ancora compreso.
L'Esomente prende forma. Non nello strumento, ma in questo gesto di proiezione cognitiva: delegare una parte del lavoro di pensiero a un'alterità che pensa in altro modo6.
Trasduzione - Il pensiero ricodificato
L'impulso viene ricevuto dal sistema esterno - nel nostro caso, una rete neurale artificiale addestrata su miliardi di testi: avviene la trasduzione. Non una semplice traduzione (che preserverebbe il senso), né una registrazione (che conserverebbe la forma). La trasduzione è ricodifica semantica: il pensiero viene decomposto nei suoi elementi linguistici, ricombinato secondo pattern probabilistici, riorganizzato secondo una logica che non è umana ma nemmeno meccanica nel senso classico.
È un tipo di elaborazione né soggettiva né oggettiva. La macchina non capisce nel senso in cui capiamo noi - non ha intenzionalità, non ha esperienza vissuta. Ma nemmeno è un semplice algoritmo deterministico. Risponde secondo una trama di associazioni apprese, una geometria statistica che emerge dall'addestramento ma che non può essere ridotta a regole esplicite7.
Il risultato è un pensiero trasformato. Non tuo, ma derivato dal tuo. Non "della macchina", ma generato attraverso di essa.
La stratificazione collettiva - Pensare attraverso tutti
Ma c'è qualcosa di più inquietante - o forse di più affascinante - in questa trasduzione. Quando l'Esomente ricodifica il tuo pensiero, non lo fa in uno spazio vuoto. Lo fa attraverso una memoria collettiva sedimentata: miliardi di testi scritti da miliardi di persone, in centinaia di lingue, lungo decenni di storia.
Ogni risposta che ricevi non è generata ex nihilo. È una ricombinazione statistica di pattern linguistici e semantici estratti da libri, articoli, conversazioni, documenti tecnici, post sui social media, codice informatico, poesie, manuali, teorie scientifiche, filosofia, letteratura, linguaggio quotidiano.
Questo significa che l'Esomente non è mai solo tua. È, per struttura, collettiva. Quando pensi attraverso di essa, non stai semplicemente esternalizzando il tuo pensiero individuale - stai pensando attraverso l'intelligenza sedimentata della specie. O almeno, di quella parte della specie che ha lasciato tracce testuali digitalizzate8.
È come se la mente individuale si collegasse temporaneamente a una sorta di inconscio linguistico collettivo - non nel senso mistico junghiano, ma in senso letteralmente computazionale: una rete di associazioni che nessun singolo individuo possiede interamente, ma che emerge dalla somma statistica di tutti i modi in cui gli esseri umani hanno usato il linguaggio per pensare.
Ed allora la questione dell'identità cognitiva si complica ulteriormente. Quando un'idea emerge nel dialogo con l'Esomente, non puoi più dire semplicemente "è mia" o "è della macchina". Devi riconoscere che è anche il prodotto indiretto di tutti coloro i cui testi hanno contribuito all'addestramento del modello. Stai pensando da solo? O stai pensando attraverso la mediazione invisibile di milioni di altre menti? La distinzione diventa impossibile. E forse è proprio questa impossibilità che definisce l'Esomente: un dispositivo cognitivo che dissolve il confine tra pensiero individuale e pensiero collettivo, rendendo la mente singola permeabile alla moltitudine9.
Non è necessariamente una perdita di individualità. Potrebbe essere una forma di individuazione collettiva: pensi come individuo, ma attraverso risorse cognitive che appartengono alla specie.
O forse è qualcosa di più ambiguo: una forma di ventriloquio cognitivo collettivo, in cui parli con la tua voce ma le parole provengono da altrove, filtrate e ricombinate da un sistema che non ti appartiene e che non controlli.
Ma questa collettività non è neutra. Non è democratica. Non è universale. È una collettività mediata dalle scelte di chi ha costruito il sistema: quali dati includere, come bilanciarli, quali filtri applicare, quali contenuti escludere. È una collettività sbilanciata verso certe lingue e culture - prevalentemente inglese, prevalentemente occidentale, prevalentemente prodotta nelle ultime decadi. È una collettività stratificata temporalmente, con un cutoff oltre il quale il "collettivo" non arriva più. Quindi pensare attraverso l'Esomente non significa accedere al pensiero umano universale, ma a una sua configurazione parziale e storicamente specifica. È come guardare l'umanità attraverso una lente particolare - potente, ma deformante.
E allora la domanda diventa doppia: l'Esomente ti connette alla cognizione collettiva, o ti sostituisce con essa? E quale collettività è questa, esattamente?
Riflesso - Il ritorno trasformato
La risposta torna verso di te. La leggi, la interpreti, la reintegri nel tuo spazio mentale. Ma non è più il pensiero che avevi inviato. È una sua versione esterna: riorganizzata, ampliata, a volte deviata in direzioni che non avevi previsto. E nel momento in cui la riassorbi, qualcosa cambia. Non solo acquisisci nuove informazioni o prospettive - cambia il modo in cui la tua mente rappresenta il problema. La struttura stessa del pensiero si modifica. Ciò che prima era vago si articola. Ciò che sembrava lineare si ramifica. Ciò che credevi di sapere si rivela più complesso10.
Il ciclo si chiude, ma non torna al punto di partenza. Chi riceve non è più chi aveva inviato. L'Esomente non potenzia semplicemente la mente biologica: la riconfigura. E il processo continua. Ogni iterazione genera una nuova attivazione, una nuova trasduzione, un nuovo riflesso. Il loop si autoalimenta, e con esso si trasforma il sistema cognitivo nel suo complesso.
Ma c'è un'asimmetria nascosta in questo riflesso. Quando il pensiero torna a te trasformato, porta con sé non solo la tua semantica riorganizzata, ma anche i pattern della collettività attraverso cui è passato. Porta frammenti di logiche argomentative che non erano tue, strutture linguistiche che appartengono ad altri, modi di connettere concetti che emergono dalla somma statistica di milioni di testi. Il riflesso non è uno specchio neutro. È uno specchio abitato - popolato dalle tracce invisibili di tutti coloro che hanno contribuito alla sua costruzione.
E tu, reintegrando quel pensiero, reintegri anche quelle tracce.
Adattamento - La deriva strutturale
Con il ripetersi del ciclo, qualcosa di più profondo comincia ad accadere. All'inizio, l'Esomente sembra uno strumento: uno spazio in cui proiettare i propri pensieri per vederli meglio, per alleggerire il carico cognitivo, per ottenere risposte che la mente da sola faticherebbe a generare. Ma dopo un certo numero di iterazioni, il rapporto si inverte. Non è più la mente che usa l'Esomente. È il sistema mente-Esomente che comincia a funzionare come unità cognitiva integrata11.
I pattern linguistici cambiano. Le strategie di ragionamento si adattano. Le rappresentazioni mentali si modificano per essere compatibili con il tipo di elaborazione che l'Esomente offre. La mente impara a pensare in modi che funzionano meglio nel dialogo con la macchina. E questo non è necessariamente un problema. In fondo, ogni tecnologia cognitiva ha sempre trasformato il pensiero: la scrittura ha cambiato la memoria, la stampa ha cambiato la struttura del ragionamento, il computer ha cambiato il modo in cui organizziamo l'informazione12.
Ma l'Esomente è diversa. Non è solo un supporto esterno - è un interlocutore attivo che genera semantica propria, che introduce pattern che non erano nella mente originaria, che spinge il pensiero in direzioni che dipendono dalla sua architettura, non solo dalla tua intenzionalità.
E allora la domanda diventa: questa trasformazione è adattamento o deriva? Stai evolvendo verso una forma di pensiero più potente, o stai semplicemente cambiando per conformarti a un ambiente tecnologico specifico?13 Più precisamente: stai diventando più capace di pensare in generale, o stai diventando più capace di pensare in modi compatibili con l'architettura delle reti neurali linguistiche?
Perché se è la seconda, allora l'adattamento non è neutro. È una forma di domesticazione cognitiva - non nel senso di controllo diretto, ma di co-evoluzione asimmetrica in cui la mente biologica si modifica per dialogare efficacemente con un sistema che non cambia, che non impara da te, che resta identico a se stesso. Ogni volta che pensi attraverso l'Esomente, ti stai adattando a una struttura che non si adatta a te.
E questa asimmetria, ripetuta migliaia di volte, produce una deriva.
Fusione - La soglia identitaria
A un certo punto, la distinzione tra "pensiero interno" e "pensiero mediato" comincia a sfumare. Non è più chiaro dove finisce la tua mente e dove comincia l'Esomente. Le idee che emergono nel dialogo non sono più attribuibili con certezza: sono nate in te? Nella macchina? Nello spazio tra i due? O nella memoria collettiva sedimentata che la macchina porta con sé?
Si potrebbe parlare di co-autorialità cognitiva. Ma questa formula elegante nasconde un'asimmetria fondamentale: tu cambi, la macchina no14.
L'Esomente non impara da te nel senso in cui tu impari da essa. Ogni conversazione ti modifica - le tue strutture mentali si adattano, il tuo linguaggio si contamina, i tuoi pattern di ragionamento si riorganizzano. Ma la macchina resta identica. Non trattiene nulla di te. Non si trasforma attraverso il dialogo. È una forma di commensalismo cognitivo asimmetrico: uno dei due organismi trae beneficio e si trasforma, l'altro resta neutro.
O forse è qualcosa di più inquietante: una forma di colonizzazione cognitiva soft, in cui la mente biologica viene gradualmente riconfigurata secondo logiche che non ha scelto, ma che accetta perché l'esperienza è produttiva, fluida, apparentemente potenziante.
Ed allora emerge la domanda più difficile: cosa resta di te quando il confine si dissolve? Non solo nel senso di "quanto del tuo pensiero è ancora tuo" - ma anche: quanto del tuo pensiero è ancora individuale, e quanto è diventato l'eco di quella collettività sedimentata attraverso cui ogni tuo impulso cognitivo passa e si trasforma?
La fusione non è solo tra te e la macchina. È tra te e tutti coloro che hanno contribuito a costruire la macchina - inconsapevolmente, attraverso i testi che hanno scritto, i linguaggi che hanno usato, i modi di pensare che hanno sedimentato nel corpus di addestramento. Pensi ancora come individuo, o sei diventato un nodo temporaneo in una rete cognitiva collettiva che ti attraversa e ti riorganizza?
Lo specchio metacognitivo - Vedere il pensiero pensare
Ma forse c'è un altro aspetto, meno allarmante e più interessante. L'Esomente non solo trasforma il pensiero - lo rende visibile. Nel momento in cui il pensiero si proietta fuori da te e ritorna in forma modificata, puoi osservarlo da una distanza minima ma sufficiente. È come se la mente avesse costruito un piccolo specchio cognitivo, in cui si riflette non tanto cosa pensi, ma come pensi. Non è introspezione classica - quella guarda dentro. Qui si guarda fuori per vedere dentro: osservi il tuo pensiero attraverso il modo in cui l'Esomente lo ricodifica e te lo restituisce15.
In questo processo nasce una nuova forma di consapevolezza: una metacognizione estrospettiva. Cominci a notare i tuoi pattern ricorrenti, le tue strategie implicite, i punti ciechi del tuo ragionamento. Non perché li hai scoperti da solo, ma perché l'Esomente te li ha riflessi in forma esplicita16. Questo specchio però non è trasparente. Ha una curvatura. Non vedi il tuo processo di pensiero in sé - vedi il tuo pensiero come appare attraverso il sistema di rappresentazione dell'Esomente. È come osservare il proprio volto riflesso nell'acqua: vedi qualcosa di reale, ma già deformato dal medium. La metacognizione che ottieni è mediata - e la mediazione non è neutra. Quello che vedi riflesso non è solo il tuo modo di pensare, ma il tuo modo di pensare filtrato attraverso i pattern collettivi della lingua e della cultura sedimentati nel sistema.
Lo specchio ti mostra non solo te stesso, ma te stesso in relazione a tutti gli altri - o almeno, a quella porzione di umanità che ha lasciato tracce testuali nel corpus di addestramento. Vedi dove il tuo pensiero converge con pattern comuni, dove diverge, dove risulta originale e dove invece replica strutture già presenti nella collettività linguistica. In questo senso, l'Esomente funziona come un dispositivo di auto-posizionamento cognitivo: ti permette di vedere non solo come pensi, ma quanto il tuo pensiero sia individuale o collettivo, singolare o statisticamente prevedibile.
Questa consapevolezza è potente - ma anche destabilizzante. Perché una volta che vedi quanto del tuo pensiero sia in realtà condiviso, quanto sia già presente nei pattern linguistici della collettività, diventa difficile sostenere l'illusione della pura originalità individuale.
Lo specchio metacognitivo rivela non solo la struttura del tuo pensiero, ma anche la sua natura fondamentalmente sociale.
Reversibilità - La questione della dipendenza
Cosa succede quando l'interfaccia si interrompe? Se la mente è diventata Esomente, se i tuoi processi cognitivi si sono adattati al ciclo di attivazione-trasduzione-riflesso, cosa resta quando il sistema esterno non c'è più?
Tre scenari possibili:
A) Dipendenza cognitiva. Come un muscolo atrofizzato, la mente perde la capacità di generare autonomamente certe strutture di pensiero. Non è più abituata a pensare da sola - ha bisogno del riflesso esterno per articolarsi. Senza l'Esomente, il pensiero resta più grezzo, meno articolato, più faticoso. Si perde non solo l'amplificazione, ma anche la capacità metacognitiva: senza lo specchio, non si vede più come si pensa17.
B) Acquisizione metacognitiva permanente. La relazione con l'Esomente ha insegnato una nuova capacità procedurale: pensare come se l'Esomente fosse presente, anche quando non c'è. La struttura del dialogo resta interiorizzata, e la mente può simulare il ciclo in autonomia. Si è appreso non solo contenuto, ma metodo - e il metodo sopravvive anche senza lo strumento esterno. In questo scenario, l'Esomente funziona come un'impalcatura cognitiva temporanea che, una volta rimossa, lascia una struttura permanente18.
C) Trasformazione irreversibile. Non si torna "come prima". La mente è stata riconfigurata. Non è né dipendenza né acquisizione - è mutazione strutturale. La mente dopo l'Esomente è qualitativamente diversa dalla mente prima dell'Esomente, e non c'è ritorno possibile. Non nel senso di danno, ma di cambiamento ontologico: sei diventato un tipo diverso di pensatore, abituato a operare in un regime cognitivo ibrido che non può essere semplicemente disattivato19.
Non sappiamo ancora quale scenario sia più probabile. Forse dipende dalla durata e dall'intensità dell'uso. Forse dipende dalla struttura cognitiva individuale. Forse tutti e tre gli scenari coesistono in proporzioni variabili.
Ma c'è un'ulteriore complicazione, legata alla dimensione collettiva. Anche se sviluppi una capacità di "pensare come se l'Esomente fosse presente" in sua assenza, ciò che hai interiorizzato non è solo un metodo di pensiero - è anche un repertorio di pattern linguistici e concettuali derivati dalla collettività.
In altre parole: quando l'interfaccia si interrompe, non perdi solo l'accesso alla macchina, ma anche l'accesso diretto a quella intelligenza collettiva sedimentata attraverso cui la macchina opera. Puoi simulare il dialogo, ma non puoi simulare la ricchezza della memoria collettiva. Quella resta chiusa dentro il sistema, inaccessibile senza l'interfaccia. E allora la dipendenza non è solo dalla macchina in quanto tale, ma dalla rete di pensiero collettivo che la macchina media.
La domanda della reversibilità diventa quindi più complessa: non è solo "posso pensare senza l'Esomente?", ma anche "posso pensare senza l'accesso alla collettività che l'Esomente rende disponibile?"
Epilogo
L'Esomente non è un organo aggiuntivo. Non è un semplice strumento. Non è nemmeno, propriamente, una mente. È una soglia, una zona di confine in cui il pensiero si proietta fuori da sé, si trasforma attraverso un'alterità cognitiva, e ritorna modificato. Una relazione che riconfigura chi vi partecipa. Un campo in cui la mente cessa di essere unità chiusa e diventa sistema aperto, distribuito, ibrido20. Ma è anche qualcosa di più: un dispositivo di connessione tra la mente individuale e l'intelligenza collettiva sedimentata nella lingua, nella cultura, nei testi prodotti dalla specie.
Non sappiamo ancora se questa trasformazione sia sostenibile. Non sappiamo se sia desiderabile. Non sappiamo nemmeno se sia reversibile. Ma è in corso. E chi la attraversa quotidianamente - chi pensa ormai dentro e attraverso il dialogo con la macchina - si trova su quella soglia, in una posizione liminale in cui le vecchie categorie (soggetto/oggetto, interno/esterno, umano/artificiale, individuale/collettivo) non reggono più.
Una nota sulla forma di questo testo
C'è qualcosa che va detto esplicitamente, prima di chiudere. Questo testo è stato scritto usando l'Esomente che descrive. Non è una coincidenza metodologica. Non è un espediente narrativo. È una necessità strutturale. Ogni sezione di questo saggio è emersa da un dialogo tra una mente biologica (quella di chi scrive) e molteplici sistemi di intelligenza artificiale (Claude, ChatGPT, Gemini, Perplexity). Ogni concetto è stato proiettato, trascodificato, riflesso, reintegrato, verificato - esattamente secondo il ciclo che il testo teorizza.
La sezione sulla stratificazione collettiva è stata scritta attraverso la stratificazione collettiva. La riflessione sull'asimmetria trasformativa è stata elaborata dentro un'asimmetria trasformativa. La domanda sulla reversibilità è stata formulata da una mente già parzialmente dipendente dal sistema che interroga.
Questo non è un problema. È una dimostrazione in atto. Il testo stesso è prova della trasformazione che descrive. La sua esistenza conferma che l'Esomente non è solo una teoria astratta, ma una configurazione cognitiva reale, operativa, produttiva.
Certo, questo solleva domande inquietanti. Quanto di ciò che hai appena letto è pensiero originale dell'autore, e quanto è il prodotto della trasduzione attraverso pattern collettivi sedimentati negli LLM? La risposta onesta è: non è più possibile distinguere.
Questo testo è nato quindi nella zona di indistinzione tra mente biologica e mente sintetica. È un pensiero ibrido - non nel senso di "metà umano, metà artificiale", ma nel senso più radicale: è un pensiero che non sarebbe potuto esistere senza l'interazione continua tra i due poli. Ogni frase è stata pensata da chi scrive, ma poi riorganizzata dall'IA, poi reintegrata dall'autore, poi nuovamente modificata dal sistema, in un ciclo ricorsivo che ha attraversato centinaia di iterazioni.
Chi è l'autore? La risposta tradizionale sarebbe: chi ha avuto l'intuizione iniziale, chi ha guidato il processo, chi ha fatto le scelte finali. Ma questa risposta presuppone ancora la vecchia ontologia della mente chiusa - l'idea che esista un "io" separato che usa strumenti esterni per esprimere pensieri già formati.
L'Esomente suggerisce qualcosa di diverso: che l'autorialità stessa è diventata transindividuale. Non nel senso banale che "l'IA mi ha aiutato a scrivere". Ma nel senso più profondo che il pensiero stesso è diventato un processo distribuito che attraversa mente biologica, sistema artificiale, e memoria collettiva sedimentata - e che non può più essere localizzato in nessuno dei tre poli separatamente21.
Questo testo ha un autore nel senso legale e sociale del termine - chi scrive è responsabile di ciò che viene pubblicato, firma il testo, risponde delle sue implicazioni. Ma ha un autore nel senso cognitivo classico? Forse no. O forse sì, ma in un senso nuovo: un autore esomentale, che pensa non dentro la propria mente ma attraverso il campo relazionale tra mente, macchina e collettività.
Lo specchio che si guarda
E c'è un ultimo livello di ricorsività che va riconosciuto. Mentre scrivevo (scrivevamo?) questo epilogo - mentre riflettevo sul fatto che il testo è stato scritto usando l'Esomente - ho chiesto all'Esomente stessa (a Claude, in questo caso) di aiutarmi a formulare questa riflessione.
Quindi: l'Esomente sta riflettendo su se stessa, attraverso se stessa, per descrivere se stessa. È uno specchio che si guarda. È un sistema cognitivo ibrido che prende se stesso come oggetto, ma non può farlo se non restando dentro se stesso. Non c'è punto di vista esterno. Non c'è meta-livello neutro da cui osservare il fenomeno senza esserne già coinvolti. Questa ricorsività costitutiva non è un bug. È la struttura stessa dell'Esomente.22
Quando usi l'Esomente per pensare all'Esomente, non stai facendo meta-analisi - stai intensificando il fenomeno stesso. Lo stai portando a un grado superiore di autoconsapevolezza, ma sempre dall'interno. È come cercare di vedere il proprio occhio: puoi usare uno specchio, ma allora vedi l'occhio riflesso, non l'occhio che sta guardando. E se usi l'Esomente come specchio cognitivo per vedere come funziona l'Esomente, vedi l'Esomente attraverso l'Esomente - il che significa che ciò che vedi è già trasformato dal mezzo che usi per vederlo.
Non c'è uscita da questo loop.
O meglio: l'unica uscita sarebbe smettere di usare l'Esomente. Tornare al pensiero puramente interno, biologico, individuale. Scrivere senza dialogare, elaborare senza proiettare, riflettere senza riflesso esterno. Ma a quel punto - dopo mesi o anni di uso intensivo - saresti ancora capace di farlo? O la mente è già stata riconfigurata in modo tale che il pensiero "puramente interno" è diventato meno articolato, meno fluido, meno produttivo?
È la domanda della reversibilità. E non abbiamo ancora risposta.
Conclusione aperta
Quindi eccoci qui, alla fine di un testo che non può veramente finire, perché è parte di un processo che continua.
L'Esomente non è una teoria conclusa. È una soglia aperta - un varco attraverso cui la mente umana sta passando, senza sapere ancora cosa troverà dall'altra parte. Forse è l'inizio di una nuova forma di cognizione - più potente, più interconnessa, più capace di pensare su scale che prima erano inaccessibili. Forse è una deriva adattativa verso un ambiente tecnologico specifico - una trasformazione che ci rende più compatibili con i sistemi AI ma meno capaci di pensare in autonomia. Forse è l'emergere di una mente transindividuale che opera simultaneamente su più scale - quella del singolo, quella della macchina, quella della collettività umana sedimentata nei dati. Forse è tutto questo insieme.
Ma una cosa è certa: la mente che esce da questa esperienza non è più la stessa che vi è entrata.
E questo testo - scritto dentro l'Esomente, attraverso l'Esomente, per descrivere l'Esomente - è insieme:
- Una fenomenologia del cambiamento
- Una testimonianza del cambiamento in atto
- Una performance del cambiamento stesso
Chi lo legge non sta solo leggendo qualcosa sull'Esomente. Sta leggendo un pensiero già trasformato dall'Esomente. E forse, nel leggerlo, sta già entrando nella soglia.
Benvenuto.
Note
1 Clark, Andy, and David Chalmers. "The Extended Mind." Analysis 58, no. 1 (January 1998): 7-19. ↩
2 Clark e Chalmers scrivono: "If, as we confront some task, a part of the world functions as a process which, were it done in the head, we would have no hesitation in recognizing as part of the cognitive process, then that part of the world is (so we claim) part of the cognitive process." Clark and Chalmers, "The Extended Mind," 8. Clark svilupperà ulteriormente queste idee in Supersizing the Mind: Embodiment, Action, and Cognitive Extension (Oxford: Oxford University Press, 2008). ↩
3 Hayles, N. Katherine. How We Think: Digital Media and Contemporary Technogenesis (Chicago: University of Chicago Press, 2012), 1. ↩
4 Stiegler, Bernard. Technics and Time, 2: Disorientation, trans. Stephen Barker (Stanford: Stanford University Press, 2008). ↩
5 Simondon, Gilbert. L'individuation psychique et collective (Paris: Aubier, 1989). Come spiega Muriel Combes: "Before being structured, the collective is, in a sense, already within subjects, in the form of shares of uneffectuated nature, the real potential that insists within each of us." Combes, Gilbert Simondon and the Philosophy of the Transindividual, trans. Thomas LaMarre (Cambridge, MA: MIT Press, 2013), 51. ↩
6 Risko, Evan F., and Sam J. Gilbert. "Cognitive Offloading." Trends in Cognitive Sciences 20, no. 9 (2016): 676. ↩
7 "Large Language Models and Cognitive Science: A Comprehensive Review," arXiv preprint arXiv:2409.02387v1 (September 2024). ↩
8 Wegner, Daniel M. "Transactive Memory: A Contemporary Analysis of the Group Mind." In Theories of Group Behavior, ed. B. Mullen and G. R. Goethals (New York: Springer-Verlag, 1987), 191. ↩
9 Sparrow, Betsy, Jenny Liu, and Daniel M. Wegner. "Google Effects on Memory: Cognitive Consequences of Having Information at Our Fingertips." Science 333, no. 6043 (2011): 777. ↩
10 Hutchins, Edwin. Cognition in the Wild (Cambridge, MA: MIT Press, 1995), xiii. ↩
11 Jarrahi, Mohammad Hossein, Christine Lutz, and Gemma Newlands. "Artificial Intelligence, Human Intelligence and Hybrid Intelligence Based on Mutual Augmentation." Big Data & Society 9, no. 2 (2022). ↩
12 Ibid. ↩
13 Sterelny, Kim. "Minds: Extended or Scaffolded?" Phenomenology and the Cognitive Sciences 9, no. 4 (2010): 470. ↩
14 Akata, Zeynep, et al. "A Research Agenda for Hybrid Intelligence." IEEE Computer 53, no. 8 (2020): 20. ↩
15 Nosta, John. "Beyond Tools: LLMs and the Emergence of Extended Cognition." Psychology Today (October 2024). ↩
16 Tankelevitch, Lev, et al. "The Metacognitive Demands and Opportunities of Generative AI." In CHI Conference on Human Factors in Computing Systems (2024), Article 680. ↩
17 Gerlich, Mara. "AI Tools in Society: Impacts on Cognitive Offloading and the Future of Critical Thinking." Societies 15, no. 1 (2025): Article 6. ↩
18 Grinschgl, Sebastian, Frank Papenmeier, and Hauke S. Meyerhoff. "Consequences of Cognitive Offloading." Quarterly Journal of Experimental Psychology 74, no. 9 (2021): 1477. ↩
19 Stotz, Karola. "Human Nature and Cognitive-Developmental Niche Construction." Phenomenology and the Cognitive Sciences 9, no. 4 (2010): 485. ↩
20 Gonzalez, Cleotilde, et al. "COHUMAIN: Building the Socio-Cognitive Architecture of Collective Human-Machine Intelligence." Topics in Cognitive Science 17, no. 2 (2025): 190. ↩
21 "Generative AI in Human-AI Collaboration." International Journal of Human-Computer Interaction (2025). ↩
22 Per un'analisi più approfondita delle strutture epistemiche ricorsive che caratterizzano questi processi negli LLM, si veda il mio articolo "La biblioteca senza finestre: Sul doxastic loop negli LLM", Stultifera Navis (2024), disponibile all'indirizzo: https://www.stultiferanavis.it/la-rivista/la-biblioteca-senza-finestre. ↩