La biologia dei sistemi complessi ci insegna che il coordinamento efficace non richiede necessariamente strutture gerarchiche. Ogni individuo elabora informazioni locali attraverso un numero limitato di connessioni topologiche e contribuisce all'intelligenza collettiva senza centro di comando. È un modello di calcolo distribuito che suggerisce architetture informatiche radicalmente diverse da quelle attuali.
I sistemi informativi di Anarres seguirebbero questo principio: ogni nodo della rete mantiene relazioni con un numero fisso di altri nodi, indipendentemente dalla distanza fisica. Non rilevano né la potenza computazionale né la bandwidth - conta esclusivamente con chi si è connessi topologicamente. L'informazione si propaga attraverso correlazioni scale-free, si adatta alle perturbazioni, evolve senza controllo centrale.
I nostri sistemi informativi contemporanei operano secondo logiche diametralmente opposte: Meta determina il contenuto dei feed, Google stabilisce la gerarchia dei risultati di ricerca, Amazon predice le preferenze di acquisto. I dati vengono estratti dalle nostre attività quotidiane, centralizzati in data center proprietari, trasformati in surplus comportamentale. Siamo diventati giacimenti informativi per algoritmi sui quali non esercitiamo alcun controllo.
L'immaginario della Le Guin propone un'alternativa sistemica. I dati non sarebbero estratti ma condivisi volontariamente. Non centralizzati ma distribuiti attraverso reti paritarie. Non proprietari ma comuni. Come le strade che "costruirono prima delle case": infrastruttura pubblica che abilita la libertà anziché limitarla.
Il progetto "Dear Data" di Giorgia Lupi e Stefanie Posavec esemplifica questa logica alternativa. Per un anno intero, dal 2014 al 2015, le due designer si sono scambiate cartoline disegnate a mano che documentavano aspetti quotidiani delle loro esistenze: la frequenza con cui controllavano l'orologio, la tipologia delle lamentele, le scelte vestiarie, il lessico utilizzato nelle conversazioni.
Ogni settimana sceglievano un tema diverso e lo trasformavano in visualizzazione autoriale. Non impiegavano software, soltanto pennarelli colorati e creatività. Le cartoline viaggiavano per posta da New York a Londra, creando un dialogo intimo mediato dai dati.
Il progetto sovverte completamente la logica estrattiva: i dati sono volontari, personali, creativi, relazionali. Non sussiste algoritmo decisionale esterno, non vi è azienda che monetizza le informazioni, non opera sorveglianza occulta. È l'antitesi della data economy: anziché essere minate per informazioni da vendere a inserzionisti, le due donne trasformano i propri dati in arte, comunicazione, autocoscienza.
La Le Guin non sottovaluta i rischi della degenerazione. Nel romanzo, Sabul rappresenta la possibilità sempre latente di nuove forme di dominio: utilizza l'opinione pubblica come struttura di potere informale. "Non ha autorità investita, non ce n'è alcuna. Non possiede eccellenza intellettuale, non ne ha alcuna. Ottiene il potere dalla codardia innata della mente umana media. L'opinione pubblica!"
Sabul prefigura l'algoritmo di raccomandazione contemporaneo. Determina chi può pubblicare (visibilità sui social media), chi può insegnare (ranking nei risultati di ricerca), chi può lavorare (sistemi di valutazione automatica). Il suo potere deriva dalla nostra inerzia cognitiva: risulta più agevole accettare ciò che l'algoritmo propone che ricercare alternative.
Contro questa deriva, Anarres applica il principio della "vigilanza duratura". Ogni sistema informatico deve essere progettato incorporando meccanismi di controllo democratico. Non basta decentralizzare: occorre rendere trasparenti i processi algoritmici, identificare chi li controlla, chiarire a chi servono.
Quali caratteristiche dovrebbero possedere concretamente i sistemi informativi anarchici? Possiamo individuare alcuni principi fondamentali:
- Topologia relazionale: I collegamenti si basano su affinità, fiducia, collaborazione - non sul potere economico o sulla posizione gerarchica. Prevalente è la qualità delle connessioni, non la quantità delle risorse.
- Trasparenza algoritmica: Ogni processo di elaborazione dati deve essere ispezionabile e modificabile dalla comunità interessata. Vanno rigettate le black box e aboliti i segreti commerciali.
- Ridondanza robusta: Le informazioni si distribuiscono su molteplici nodi, nessuno dei quali risulta indispensabile. L'eventuale compromissione o scomparsa di un nodo non pregiudica il funzionamento della rete.
- Mutabilità strutturale: I sistemi devono consentire riprogettazione dal basso quando necessario. La rivoluzione permanente si applica anche alle architetture informatiche.
- Proprietà collettiva: I dati appartengono a chi li produce, non a chi li raccoglie o li elabora. Le infrastrutture costituiscono beni comuni, non proprietà private.
"Fin dall'inizio i coloni erano consapevoli che quella centralizzazione inevitabile costituiva una minaccia duratura, da contrastare con una vigilanza duratura". Questo ammonimento della Le Guin dovrebbe essere inciso su ogni data center, ogni server farm, ogni infrastruttura di cloud computing.
La vigilanza permanente implica monitoraggio continuo di chi accumula potere informativo, controllo democratico degli algoritmi, diritto all'opacità quando necessario. Significa rigettare l'assunto che l'efficienza tecnologica giustifichi automaticamente la concentrazione di potere.
Il modello biologico dei sistemi complessi dimostra che coordinamento efficace e controllo democratico non costituiscono un ossimoro. I sistemi distribuiti mantengono proprietà critiche: risultano sempre pronti a rispondere ottimalmente alle perturbazioni esterne, preservando al contempo l'autonomia dei singoli componenti.
Questa architettura evolutiva ci insegna che l'organizzazione orizzontale non rappresenta soltanto un ideale politico, ma una strategia adattiva superiore. I sistemi distribuiti dimostrano maggiore resilienza, adattabilità, intelligenza rispetto a quelli centralizzati. La natura ha risolto questo problema milioni di anni prima dell'emergere delle nostre tecnologie digitali.
Nel prossimo episodio esamineremo le modalità attraverso cui questi principi si confrontano con la realtà geopolitica contemporanea: come l'intelligenza artificiale viene oggi impiegata quale strumento di controllo e quali strategie di resistenza l'ecointelligenza può suggerire.
L'opposizione tra i due paradigmi informativi
Paradigma estrattivo:
I dati vengono acquisiti senza consenso autentico, accentrati in database proprietari, elaborati mediante algoritmi opachi, impiegati per modificare comportamenti a vantaggio di chi controlla i sistemi. Gli individui fungono da oggetti di analisi, non da soggetti attivi.
Paradigma cooperativo:
I dati vengono condivisi volontariamente, distribuiti attraverso reti paritarie, elaborati da algoritmi trasparenti, utilizzati per facilitare coordinamento e collaborazione. Gli individui partecipano attivamente anziché subire passivamente.
Manifestazioni del paradigma estrattivo: credit scoring, profilazione pubblicitaria, sistemi di sorveglianza urbana, algoritmi di selezione del personale. Operano su di noi, senza di noi, spesso contro i nostri interessi.
Manifestazioni del paradigma cooperativo: progetti di citizen science, piattaforme cooperative, reti mesh comunitarie, sistemi di mutual aid coordinati digitalmente. Vengono creati da noi, con noi, per i nostri scopi condivisi.
La posta in gioco trascende la dimensione tecnica per investire quella politica: quale modello di società intendiamo costruire attraverso le nostre scelte tecnologiche?