Go down

Un invito inatteso, una nave immaginaria che attraversa la notte, una scelta di follia lucida. La chiamata della Stultifera è il racconto del mio imbarco simbolico sulla nave degli stolti: un viaggio verso la complessità, la cultura e il pensiero libero, lontano dalle rotte predefinite dell’era algoritmica.


Ci sono notti in cui il mare sembra una pagina ancora bianca, e la nave che vi scivola sopra è un punto di domanda che ha deciso di dotarsi di vele. Proprio in una di queste notti metaforiche ho ricevuto un invito inatteso: salire a bordo della Stultifera Navis, la nave degli stolti, dei folli, dei non-allineati.

Un altro marinaio, già parte della ciurma, mi ha chiamato a bordo. Fossimo vissuti in un altro tempo ci saremmo incontrati in una taverna al porto, una di quelle con le assi impregnate di storie e di rum troppo forte, dove la paga della settimana può dissolversi in un bicchiere e uno sguardo storto basta a scatenare una rissa.
Un luogo vivo, sanguigno, dove il mare si respira anche se non si vede.

In un posto così avrei forse sentito un vecchio lupo di mare nominare questa nave bizzarra.
Invece la Stultifera mi è comparsa davanti in un istante qualunque, con la naturalezza delle cose che arrivano quando hai già un piede sul molo e l’altro ancora indeciso.

Alcuni parlerebbero di destino, altri di pura casualità.
Io penso che il mare sappia chiamare quando è il momento e lo fa servendosi di persone in carne e ossa, con la loro voce, il loro entusiasmo, la loro follia contagiosa.

Quando dunque mi è stato chiesto di salire a bordo, ho risposto come si risponde alle chimere: con un sorriso storto, un pizzico di timore e la certezza che rifiutare sarebbe stata la vera follia.
Proprio in quell’istante ho capito che l’imbarco non era soltanto un gesto, bensì una dichiarazione implicita di appartenenza a quella follia lucida che chiamiamo pensiero.

Stolto, dunque sono

Accetto per iscritto e con gratitudine la mia dichiarazione di stoltezza.

Stolto perché non mi basta l’infosfera liscia, iperconnessa, sempre più ridotta a sfondo per automatismi e notifiche.
Stolto perché continuo a cercare luoghi dove il pensiero inciampa, si ferma, torna indietro, dubita.
Stolto perché salgo volontariamente su una nave che sceglie di prendere il largo non per fuggire, ma per domandare.

La nave degli stolti, fin dal modello quattrocentesco immaginato ne La nave dei folli di Sebastian Brant, è la barca degli eccessivi, dei dissonanti, di chi guarda il mondo storto per coglierlo meglio. È un’allegoria, certo, ma anche un programma di vita: imbarcare chi disturba il coro, chi rifiuta la comfort-zone delle opinioni concordate, chi preferisce esporsi al ridicolo piuttosto che al torpore.

E così mentre il mondo si affida a bussole algoritmiche e reti neurali che promettono “ottimizzazione”, io scelgo deliberatamente una nave di folli umani consapevole che solo loro vedono abbastanza lontano da spingersi oltre le colonne d’Ercole del pensiero consentito.

La ciurma in mare

Salire a bordo della Stultifera Navis significa entrare in una ciurma di differenze radicali dove il rum di bordo è la cultura: una mescolanza forte di classici e contemporanei, filosofia e informatica, sociologia e narrativa, poesia e analisi dei dati.
Si beve a piccoli sorsi, non per dimenticare, ma per ricordarsi chi siamo.

In mezzo a loro ho capito che qui non esistono gerarchie inamovibili: esistono voci.
Non c’è la pretesa di concordare su tutto (per fortuna); c’è semmai la volontà di navigare insieme anche quando le mappe non coincidono.

La Stultifera Navis mi è apparsa come un laboratorio navigante, uno spazio dove la cultura non si esibisce, dove il mare è al tempo stesso geografia esteriore e metafora interiore: indecifrabile, immenso, capace di disinnescare l’arroganza e riaccendere la curiosità.

Ringraziamento e promessa

Scrivo queste righe come debutto, ringraziamento e promessa.

Debutto, perché è il mio primo passo sul ponte, ancora un po’ incerto ma determinato.
Ringraziamento, perché essere accolto a bordo di una nave che non teme la follia del pensiero è un privilegio raro.
Promessa, perché salire a bordo non è una medaglia da appuntarsi, ma un impegno: leggere con cura, scrivere con onestà, partecipare senza rifugiarsi nelle formule neutre e rassicuranti.

Accetto dunque di essere annoverato tra i folli di questa nave. Che le onde siano alte, le rotte incerte e il viaggio imprevedibile!
Ai capitani, alla ciurma, ai compagni di viaggio presenti e futuri, il mio brindisi di rum culturale.
Che la nostra stoltezza condivisa resti faro per chi ha ancora il coraggio di cercare.


Pubblicato il 25 novembre 2025

Vimana GRIONI

Vimana GRIONI / IP/AI/Tech ghostwriter || Senior Patent illustrator

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