Di woke, pur non sapendo bene a cosa la parola si riferisse, ne hanno parlato tutti. Di Cancel Culture o “cultura che cancella” anche, soprattutto per evidenziare gli errori della sinistra democratica degli Stati Uniti che, con le sue esagerazioni e azioni aggressive di censura ha finito per generare la reazione di rigetto che ha contribuito alla vittoria di Trump e del movimento MAGA.
Storicamente parlando la cultura della cancellazione è sempre esistita, oggi è potenziata da strumenti potenti come i social network che hanno trasformato i Torquemada singoli, limitati nel numero, nelle moltitudini insospettabili dei Torquemada odierni che, con un semplice telefonino possono appiccare roghi in ogni luogo e bruciare (annichilire) ogni cosa. Il tutto sempre in presenza di un pubblico gaudente e applaudente, mai sazio degli eccessi dell’inquisizione moderna che permette di accusare chiunque di qualsiasi cosa e di non pentirsi mai di averlo fatto, tanto la verità, si sa, è semplice opinione, fake.
La cultura che cancella è stata raccontata in Italia da Luca Ricolfi nel suo libro Il follemente corretto nel quale ha messo in guardia dall’ostracismo verso individui o gruppi che esprimono opinioni non allineate al pensiero dominante. Un atteggiamento che rischia di erodere i principi fondamentali della democrazia liberale, la libertà di pensiero e la pluralità delle idee.
Oggi che il pensiero dominate è cambiato, anche se si fa finta che non lo sia, tanto per dare contro a una sinistra inerte, afona e incapace di ridare valore alle parole, Ricolfi dovrebbe scrivere il sequel del suo libro per raccontare la cultura che cancella attuale. Una cultura, di destra, reazionaria e conservatrice, che mira a rimuovere le verità del passato, a ricostruire la storia secondo nuovi canoni alla ricerca di identità perdute e che mai verranno (ri)trovate.
Così come la cultura che cancella, nata in sostegno di diritti negati o dimenticati e poi degenerata, ha finito per limitare l’innovazione e ostacolare il progresso, la cultura che cancella conservatrice attuale, non avendo molta cultura di riferimento da sostituire a quella cancellata, si limita a fare proprie figure appartenenti alla cultura criticata e da cancellare, ma soprattutto a cancellare incarichi delle tante istituzioni culturali storiche del nostro paese per mettere al comando persone di parte, magari senza cultura, ma dichiaratamente di parte.
Il rischio è che della cultura che cancella non si parli più, soprattutto che non si parli della sparizione di un dibattito aperto tra le diverse posizioni e opinioni diverse, che non si intervenga, ad esempio sulla scuola e l’educazione, per promuovere il pensiero critico e l’indipendenza intellettuale, per preparare le nuove generazioni alla complessità e alle crisi emergenti che dovranno affrontare.
Nel frattempo ai “poveri mortali” senza potere non rimane che affrontare una battaglia campale contro mulini a vento che in realtà sono droni potenti e teleguidati cone:
- Il conformismo diffuso (il politicamente corretto della'era attuale) che tende a uccidere ogni forma di creatività, di opposizione, di pensiero altro, alternativo
- Il moralismo emergente (reazionario e bigotto), ma di parte avversa, del politicamente corretto
- L’algoritmo che ci ha convinto che tutto possa essere normato e regolato da lui e dalle IA che lo guidano
Mai come oggi serve andare controcorrente, contro tutti i wokismi frutto di esagerazioni ed espressione di ignoranza e aggressività, contro le culture che cancellano di ogni tipo. Serve continuare a dire qualcosa di nuovo, bisogna battersi contro ogni forma (subdola) di (auto)censura, è importante continuare a riuscire a scandalizzare, sostenendo genio e sregolatezza, voci libere e pensiero critico.
Mai come oggi serve andare controcorrente