Viviamo in un’epoca di profonde crisi ecologiche e sociali, che ci obbligano a riflettere non solo sulle politiche e sulle pratiche economiche, ma anche sulle fondamenta culturali e cognitive della nostra relazione con la natura. L’articolo “Animistic Physics” di Tom Murphy, pubblicato su Resilience.org, ci invita a considerare una rivoluzione epistemologica e spirituale, proponendo una visione del mondo che supera la tradizionale separazione tra materia e coscienza e ci riconnette radicalmente all’universo vivente. Queste idee trovano eco e sviluppo anche nel recente libro “Oltre l’invisibile” di Federico Faggin, il pioniere della tecnologia dei microprocessori, che evidenzia la centralità della coscienza come fondamento della realtà.
La coscienza come ponte verso una nuova eco-civiltà
Murphy, con linguaggio rigoroso ma aperto, ci spiega come la coscienza – questa esperienza soggettiva di “essere presenti” – non sia un mistero riservato a pochi, ma un fenomeno emergente che tutti noi riconosciamo nella quotidianità. La coscienza è ciò che ci permette di costruire modelli mentali del mondo, navigare relazioni complesse e partecipare consapevolmente alla vita che ci circonda.
Federico Faggin, in “Oltre l’invisibile”, va oltre la scienza tradizionale, proponendo la coscienza come un principio fondamentale non riducibile alla sola materia fisica. La coscienza diventa così il vero motore dell’esperienza umana, la porta verso dimensioni non ancora esplorate, ma fondamentali per comprendere la natura profonda della realtà.
Il punto cruciale è che questa capacità di “sentire” e “comprendere” non è limitata a una ristretta élite di scienziati o filosofi. Ogni persona, nella sua esperienza quotidiana, accede a questa connessione intima con la natura e il cosmo, anche se spesso inconsapevolmente. Questo si manifesta nelle emozioni, nelle intuizioni, nei legami profondi con luoghi e persone, ma anche nell’attrazione per la bellezza e nelle nostre paure di perdita e precarietà. È una “porta di accesso” universale alla trasformazione: trasformazione di sé, della comunità e dell’ambiente.
Scienza, spiritualità e vissuti: una convergenza possibile
La fisica animistica, pur essendo un campo di riflessione scientifica e filosofica, parla anche a chi sente il richiamo di una connessione più profonda con il mondo. È interessante notare come molte tradizioni spirituali ancestrali abbiano descritto per millenni la materia come “viva” e “animata”, e come oggi la scienza della complessità (Meadows, 2008), l’ecopsicologia (Roszak, 1995), e le neuroscienze (Damasio, 1999) confermino che mente e materia non sono elementi separati, ma poli integrati di un unico sistema dinamico, perché la coscienza è vista come un fenomeno “incarnato” e “in relazione” che sorge dall’interazione di sistemi viventi complessi.
Faggin stesso sottolinea come una scienza che riconosca la centralità della coscienza debba includere la pluralità delle esperienze umane – emozionali, culturali, spirituali – per rappresentare appieno la complessità della realtà. Questo approccio scientifico inclusivo non esclude le tradizioni antiche, ma le integra in un quadro rinnovato, aprendo la via a una nuova alleanza tra umanità e cosmo.
La trasformazione socio-ecologica come salto di coscienza collettiva
Non possiamo affrontare la crisi climatica e ambientale ignorando che essa è anche crisi di percezioni, valori e modelli mentali. L’idea di “coscienza come ponte” ci offre una chiave per la trasformazione: solo cambiando le storie che raccontiamo a noi stessi e il modo in cui “sentiamo” il mondo, possiamo modificare in profondità i comportamenti individuali e collettivi.
Questa trasformazione riguarda tutti. Come scrive Murphy, la scienza animistica deve essere vista come uno stimolo a riscoprire la nostra “presenza cosciente” e la nostra relazione interdipendente con la natura, non come un campo riservato a specialisti. È un percorso aperto a tutti, una pratica quotidiana di attenzione, cura e responsabilità che può alimentare nuove forme di governo, economia e vita comunitaria.
Verso una nuova umanità integrata nella rete della vita
Riconoscere la nostra interdipendenza con tutte le forme di vita e con il pianeta implica coltivare valori di umiltà, empatia e cooperazione, abbandonando narrazioni di dominio e sfruttamento. L’animismo scientifico ci invita ad essere “giardinieri consapevoli” di questo ecosistema complesso che ci sostiene.
L’approccio integrato che emerge fa dialogare fisica, biologia, psicologia e cultura, fondando la convivenza sulla consapevolezza che le nostre azioni si ripercuotono in una rete viva e fragile. Nuovi modelli politici e sociali devono riflettere questa complessità, adottando pratiche partecipative, resilienti e adattative.
Il tempo di una nuova coscienza è adesso
La crisi che affrontiamo chiama ciascuno a un impegno trasformativo e alla riscoperta della nostra umanità intesa come interconnessione. Non servono miracoli tecnologici inaccessibili né rivoluzioni riservate a pochi. Serve una consapevolezza diffusa che riconosca la mente come ponte verso un nuovo modo di abitare la Terra, fondato su rispetto e responsabilità.
Ogni passo verso una maggiore consapevolezza rappresenta un atto di cura per il pianeta e per noi stessi. Come evidenziato da Murphy, Faggin e dalle scienze della complessità, siamo partecipi di un equilibrio instabile e prezioso che va coltivato con rispetto, umiltà e amore per la vita.
Questa è una chiamata aperta a tutti, una sfida a riscrivere la nostra storia condivisa, a intrecciare nuove narrazioni e a costruire comunità basate sulla consapevolezza, la giustizia e la sostenibilità.
Fonti principali
Tom Murphy, Animistic Physics, Resilience.org, Settembre 2025
Federico Faggin, Oltre l’invisibile, Ed. Mondadori, 2025
Roszak, T. (1995). The Voice of the Earth: An Exploration of Ecopsychology
Damasio, A. (1999). The Feeling of What Happens: Body and Emotion in the Making of Consciousness
Meadows, D. H. (2008). Thinking in Systems: A Primer
Abram, D. (1996). The Spell of the Sensuous: Perception and Language in a More-Than-Human World