Aʟʟᴀ ʀɪᴄᴇʀᴄᴀ ᴅɪ Iᴛᴀᴄᴀ
Lo straniero è un estraneo, un esterno, un diverso che percepiamo come possibile minaccia della nostra zona comfort.
Abbiamo visto nella storia fobie, pregiudizi, diffidenze, scontri di usi e costumi, che hanno saputo spingerci verso i limiti, anche opposti, dell'asse che ci rappresenta: verso la ghettizzazione, o la sopravvalutazione, quasi mai verso la comprensione dell'altro come portatore di vissuti e di importanti riferimenti culturali.
Nelle dinamiche fra gruppi si cerca quasi sempre di omologare l'altro, attraverso la propria potenza etnica, ma non solo: capita spesso che base dello scontro sia il "cortile" delle opinioni e delle idee, cosa, quest'ultima, che può persino accadere anche all'interno del proprio stesso gruppo di riferimento.
Già Ulisse cerca di tornare in ogni modo a Itaca e forse ci rappresenta, perché le origini sono i nostri contorni: possono essere riempiti da tutto quello di cui facciamo esperienza, rendendoci cittadini del mondo, ma saranno sempre loro la partenza della nostra identità.
Questo orlo identificativo, dopo essersi riempito di colori, sarà così popolato di varie esistenze da portare lo straniero a sentirsi definito come tale persino in patria. In questo senso, a volte, potremmo dire che non c'è ritorno, da un certo modo di viaggiare. Gli stranieri sono tali due volte: sia quando rientrano in patria, sia dove risiedono all'estero e se questo può far star male, esiste anche il lato opposto: si finisce con l’amare due o più popoli, accogliendone tutte quelle sfumature che finiscono nel tempo con l'essere parte di noi.
C'è poi anche chi si sente straniero ed è separato dalla sua stessa comunità nella propria stessa nazione, città, quartiere.
A volte solo per aver espresso un'idea contraria alla maggioranza, a volte per l'orientamento sessuale o politico, o per tante altre discutibili ragioni ancora.
Lo straniero può essere chiunque e chiunque può sentirsi tale, compreso chi è simile a noi culturalmente o etnicamente.
Per questo è fondamentale essere aperti e disposti ad accogliere qualunque persona con le sue unicità e sensibilità, sapendo scoprire e imparare qualcosa di nuovo.