Non posso non ripensare a quella famosa frase, entrata nel lessico comune con il significato di qualcosa che “non ha consistenza”, riferita a chi si "vanta" con molte parole senza accompagnarle con i fatti, ogni qual volta vengono trattati temi di management ad alto impatto sociale
Probabilmente l’ho fatto anch’io, senza rendermene conto, cambiando aziende ed ambienti, a contatto con centinaia di collaboratori via via diversi.
Ho parlato di inclusione, di lavoro femminile, di parità retributiva e qualcuno mi avrà certamente guardato pensando che “in un certo momento, in una certa situazione” le mie parole fossero prive di consistenza.
Ebbene, questo rischio, il rischio di essere stata nel “club” di chi non si è impegnato abbastanza, non mi impedisce dal considerare con quanta facilità si parli oggi di spazi femminili da ricoprire ( si spera non solo per obbligo di legge), di imprenditoria femminile da supportare, di capacità femminili uniche nel gestire problemi complessi, nella resistenza ovvero resilienza che caratterizza l’essere determinati a condurre la nave in porto, nonostante tutto. Non a caso la parola resiliente deriva dal latino “resalio”….il gesto e lo sforzo di chi ,caduto in acqua da una imbarcazione, tenta di risalirci. Immagine perfetta per rappresentare molte donne che ci hanno provato e ci sono riuscite.
Ebbene, sono disponibili sui social e sulle testate di riviste “di settore”, decine di pagine ben scritte dalle quali si evince la grande enfasi nel considerare il tema più vasto della inclusione e valorizzazione come chiave, qualcosa di cui parlare assolutamente, un tema che è un trend pubblico, salvo poi, nel silenzio dei propri pensieri, reputarlo una “reale rottura di scatole”.
I fatti. Dove sono i fatti?
E se è vero che la storia ci porta oggi, dopo decenni, l’immagine inaspettata di due leader donne a rappresentare il governo ed il principale partito di opposizione….. quali sono le percentuali di donne manager nei consigli di amministrazione delle aziende private? Quanti sono i CEO? Quanti sono i manager ed i quadri intermedi? Sono tanto pochi che ne parlano tutti e riempiamo i giornali come fosse una notizia, quando ne scopriamo qualcuna di nuova….
Se il pensiero comune è che “non sono ancora abbastanza” perché mancano persone idonee a ricoprire quei ruoli, perché non c’è cultura, non c’è esperienza, perché non ci sono risorse numericamente sufficienti tra le quali scegliere, allora dovremmo, coraggiosamente, affermarlo.
Sarebbe onesto affrontare il problema in questo modo, spiegando che: “si sarebbe bello”, ma i candidati tra i quali scegliere, per certi ruoli, mancano. Meglio, piuttosto che seguire i trend comunicativi che “obbligano” a trattare l’argomento e poi contarle, guardare dentro le stesse aziende che si dichiarano “sensibili” al tema e scoprire un becero maschilismo d’altri tempi. È umano anche questo e, per me che non sono mai stata “femminista”, è anche accettabile purché “onestamente” dichiarato. Parte di un percorso iniziato, ma non ancora concluso.
Altrimenti…… sono tutte chiacchiere e distintivo.