Vuoi parlare con me?
Dialogare nell’esistenza
Vuoi parlare con me?
Ogni parola esiste prima per chi la scrive, poi per chi la legge.
Ogni parola ha un mittente e trova un destinatario.
La parola, come scrive Chandra Livia Candiani, è “il verso degli umani”. Può nascere nel traffico dei pensieri, nelle onde di una situazione di vita, nelle valli di un affetto.
La parola è domanda, è riposta, esiste per chi la esprime e in contemporanea si fa dipinto per chi la trova.
È un luogo fatto di segni dove la scelta delle lettere di cui è composta una parola, delle parole stesse e delle frasi esiste perché esiste un “noi”.
Vuoi parlare con me?
Iniziamo da qui, io scrivo perché so che tu leggi. Queste parole esistono perché tu esisti. Grazie per esserci, per leggere, per permettere che queste parole trovino la tua voce silenziosa, quella che solo tu senti dentro di te quando parli, leggi, ascolti.
E alla tua voce silenziosa danno risalto le parole di Eugenio, Eugenio Guarini.
Lo consideriamo un grande amico per quanto lo sentiamo vicino e per quanto con i suoi scritti ci ha accompagnato e ci accompagna nell’esplorazione della vita.
In quella autenticità che ci piace e di cui abbiamo scritto.
In quella intimità che ci siamo conquistati giorno dopo giorno in un afflato affettivo unico, in un equilibrio rispettoso della prossimità, del desiderio di vicinanza, nella consapevolezza delle differenze di genere, di qualunque genere. Genere, una parola come tante altre di cui nel tempo abbiamo constatato di non condividerne più il significato. È una parola che nell’uso corrente connota una situazione alla quale abbiamo scelto di non adattarci, oltre la quale siamo intenzionati ad andare, perché stabilisce una differenza, in più o in meno, all’interno dell’unico genere di cui desideriamo occuparci: il genere umano.
Eugenio scrive:
“Ho inventato questo sito e questa newsletter per parlare franco e raggiungerti nel cuore.
L’ho fatto anche perché ho creduto che parlando franco di fronte a te, forse avrei potuto essere più vero di fronte a me.
Perché la franchezza e la sincerità non significano solo dire quello che senti, ma significano conquistare quello che sei davvero.
È un po’ che so che si muore, che la vita non dura in eterno, e che ogni minuto dell’esistenza che ci viene donata è un’occasione unica. È da un po’ che non voglio più sprecare in recite il tempo vita che mi rimane.
Ti sto parlando al cuore per trovare il mio stesso cuore.
Sto sfondando pareti di mattoni, per aprire per me uno spazio nel muro che nasconde l’orizzonte. Io sono uno che è felice di quel che c’è. Ho imparato a farlo.
Io sono anche uno che ha sogni spaventosamente smisurati rispetto a ciò che c’è.
Quindi, io sono uno che sta per molta parte della sua anima in quel che non c’è ancora.
Io vorrei incontrarti e parlare franco con te.
Non per passare il tempo e basta. Ma per toccarci l’anima. Per muovere quella cosa calda che c’è dentro di noi, da qualche parte, forse nel midollo spinale, forse nell’intestino.
Lo sento che non vale solo per me.
Noi vogliamo vivere pienamente.
Vogliamo essere quello che siamo dentro.
Vogliamo esprimere il meglio di noi.
Vogliamo uscire dalla sindrome della paura.
Vogliamo credere che i nostri sogni sono verità.
E allora è avventura. Anche rischio, certamente. È avventura.
Il che vuol dire che fai salute, accumuli energia, ti rafforzi, e poi ti spendi affrontando tutto quello che c’è da affrontare.
Non sei tu che decidi le prove. Le prove arrivano. Tu decidi di rafforzarti, fare esercizio, riposarti e quando viene il momento di impegnarti.
Sento che la vita è troppo bella. Follemente bella per poter resistere al suo richiamo. Follemente bella per piangere di qualcosa.
Perché essere al mondo vuol dire vedere, sentire, immaginare, provare, e anche toccare con mano. Sì, guarda: le cose vanno bene.
Io ho ancora tanto bisogno di amore.
Amore per ciò che faccio.
Amore delle persone che incontro.
Amore di qualcuno di speciale che ancora non ho incontrato. E che non cerco neanche.
Penso a volte al passato e vedo tutto quello che ho sbagliato.
Dopo la rassegna, non lo so spiegare - ma forse tu mi capisci - dopo la rassegna io sono perfino fiero di aver fatto tan ti errori. Tante cretinate.
Questa cosa che chiamiamo vita è la nostra avventura. È così. Diamoci dentro.”
Testo tratto dal libro "Vuoi parlare con me. Dialogare nell’esistenza" di Canuti A.M. Palma, Tassinari Editore