Professional Counselor (ambito privato e aziendale), Docente Senior, Professionista certificata per la consulenza e l’utilizzo dello strumento IE per la misurazione dell’Intelligenza Emotiva, trainer Accademia Professional Tennis, Iscritta al RICA Registro Italiano Counselor AssoCounseling.

“Attività Professionale di cui alla Legge 14 gennaio 2013 n°4”

Diploma di scuola media superiore, frequenza Scuola di Statistica Università Roma biennio, iscrizione Facoltà di Discipline Psicosociali, formazione e certificazione in counseling e coaching.

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Una parola: Rispetto

RISPETTO [dal latino: respectus, da respicere guardare indietro, composto di re- indietro e spicio guardare. Per analogia apprezzamento, stima, considerazione, alta opinione. Sentimento e atteggiamento di riguardo, di stima e di deferenza, devota e spesso affettuosa, verso una persona.

Gratitudine

gratitùdine [dal lat. tardo gratitudo -dĭnis, der. di gratus «grato, riconoscente»]. Sentimento o disposizione d'animo che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene, una affettuosa riconoscenza per un beneficio o un favore ricevuto e di sincera completa disponibilità a contraccambiarlo. La gratitudine può essere eterna, immortale, perpetua, perenne, inestinguibile, viva, autentica, sincera, ingenua, disarmante.

Compassione (parole da salvare)

compassióne [dal lat. compassio -onis, der. di compăti «compatire», per calco del gr. συμπάϑεια]. Pietà, pena, commozione, dolore, commiserazione, compatimento, comprensione, miseicordia, infulgenza, clemenza, clemenza, carità, bontà, generosità, sensibilità e umanità. Un concetto che prende forma da quello di pietà, anche nel suo significato dispregiativo. La radice della parola evidenzia il suo significato valoriale nella forma di partecipazione alla sofferenza dell'altro (sentimento di pietà verso chi è infelice, anche il patire insieme evangelico). Espressione di un sentimento d'amore autentico, agito anche senza un tornaconto personale. Punto di partenza per una comunicazione dialogante e empatica.

L’arte di essere gentili

Una parola chiave è la consapevolezza, perché senza questa qualità non c’è gentilezza. . La consapevolezza non la si può insegnare, diventa una scelta di vita che crea, e costruisce nell’autoconsapevolezza e genera nell’etero consapevolezza il proprio modo di rapportarsi con il mondo. Senza attenzione, senza presenza non può esserci consapevolezza e l’attenzione va allenata .

Il tempo della lamentela, il tempo della libertà di scelta e della generosità

Un’antica favola africana racconta del giorno in cui scoppiò un grande incendio nella foresta. Tutti gli animali abbandonarono le loro tane e scapparono spaventati. Mentre fuggiva veloce come un lampo, il leone vide un colibrì che stava volando nella direzione opposta. “Dove credi di andare? – chiese il Re della Foresta. – C’è un incendio, dobbiamo scappare!” Il colibrì rispose: “Vado al lago, per raccogliere acqua nel becco da buttare sull’incendio”. Il leone sbotto: “Sei impazzito? Non crederai di poter spegnere un incendio gigante con quattro gocce d’acqua!?” Al che, il colibrì concluse: “Io faccio la mia parte”.

Quando il personale sanitario non si sente persona

È questa la frase espressa come riflessione in un gruppo di ricerca e studio di professionisti della salute come risposta alla considerazione della mancanza di riconoscimento della persona malata.

Appartenenza: il cuore della gentilezza

Le definizioni a volte creano cornici e limiti, ma, nell’uso talvolta approssimativo di alcune parole, abbiamo pensato che conoscerne la radice potrebbe indurre a una comprensione profonda e quindi a un uso meno cognitivo e più percettivo.

A me interessa, I care

“Uomini e donne vivono accanto da millenni, ma tanto poco si conoscono, tanto poco tentano di conoscersi, di intendersi, di creare zone profonde d’armonia, anziché cercare di sopraffarsi, di imporsi gli uni agli altri! Tanto poco si sorridono dall’intimo del loro essere. Non provano tenerezza se non superficiale, transitoria. Sono incapaci di ricominciare ogni mattina l’opera di paziente, vicendevole conquista, e di innalzare ogni sera l’inno di ringraziamento per l’esistenza della persona cara che la sorte ha dato loro d’incontrare. Non amano. Non amano neppure se stessi. Cresceranno? Diverranno un giorno, queste larve, veramente donne e uomini?” - Sibilla Aleramo

La gentilezza che cambia le relazioni

La parola “gentilezza” talvolta evoca negli altri uno stile di altri tempi, quando va bene. Spesso è collegata semanticamente e nella realtà ad atteggiamenti “affettati”, a semplici azioni cortesi, gesti di convenienza, comportamenti da galateo e buone maniere. In alcuni casi è percepita come una rischiosa modalità di relazione nella quale, la persona che usa modi gentili è sopraffatta dalle più disparate prevaricazioni, fino a sentirsi non rispettata nel suo esistere, sia a livello personale sia professionale.

Ho preso il largo…

Ho sentito che tutto questo progetto della 𝗦𝗧𝗨𝗟𝗧𝗜𝗙𝗘𝗥𝗔𝗡𝗔𝗩𝗜𝗦 aveva la connotazione dell’engramma della gentilezza, dell’affordance della gentilezza, delle specifiche peculiarità con le quali accudisco questa preziosa dimensione umana. Per questo e altri motivi ho deciso di salire a bordo.

La disconferma, questa sconosciuta

Il termine disconferma è usato e maggiormente conosciuto nel mondo della formazione. 𝗠𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗼𝘀’è 𝗹𝗮 𝗱𝗶𝘀𝗰𝗼𝗻𝗳𝗲𝗿𝗺𝗮? Consideriamo che ogni persona si confronta con i propri interlocutori con il desiderio di trovare condivisione su quanto oggetto dello scambio relazionale, oltre che con l’aspettativa che quanto sta portando sia accettato, confermato, in particolare relativamente al ruolo che la persona ha in nell’interazione. La ricerca di conferma è un fatto sostanziale nella vita di ogni persona. E la conferma arriva con un cenno, che sia questo un sorriso, uno sguardo approvante, una stretta di mano, una comunicazione verbale di apprezzamento. Ogni soggetto esprime in qualche maniera il bisogno di essere confermato, di vedere confermate le proprie qualità, le proprie capacità, le proprie attitudini, le proprie azioni, le proprie comunicazioni. E come ciascuno manifesta la sua aspettativa di conferma, può a sua volta confermare o non confermare quella degli altri.