Disertate
Anno:
2023
Casa editrice:
Timeo (Palermo)

Disertate

Gli ultimi anni hanno rivelato impietosamente tutti i limiti dei sistemi di governance attuale. La pandemia, la guerra in Ucraina, l’aumento dell’inflazione e la probabile carestia a venire hanno reso evidente come la politica possa ormai poco di fronte agli stravolgimenti mondiali.

Anche il riscaldamento globale sembra inevitabile, così come lo è la sovrapproduzione di merci nell’economia capitalista. Nei suoi testi più recenti, il filosofo e agitatore culturale Franco Bifo Berardi si chiedeva cosa fare quando non c’è più niente da fare?

Questo libro offre la sola risposta possibile ormai: disertare. Scappare. Nascondersi. Perché quando si fugge non ci si limita a fuggire, ma si trovano complici, affinità, si creano legami, nuove idee e, perché no?, nuove armi con le quali difendersi da un mondo sempre più inumano.

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Ho preso il largo, per disertare da questo mondo terrestre!

𝑳𝒂 𝒏𝒂𝒗𝒆 𝒅𝒆𝒊 𝒇𝒐𝒍𝒍𝒊 (𝑺𝒕𝒖𝒍𝒕𝒊𝒇𝒆𝒓𝒂𝒏𝒂𝒗𝒊𝒔) 𝒔𝒊 𝒑𝒓𝒆𝒔𝒕𝒂 𝒂 𝒎𝒐𝒍𝒕𝒆𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊 𝒎𝒆𝒕𝒂𝒇𝒐𝒓𝒆, non solo marin(ar)e. Sono metafore, esistenziali e filosofiche, letterarie e narrative. La metafora con cui voglio cimentarmi in questo testo è quella della “diserzione” (deserĕre «abbandonare»), come scelta individuale, impegnata, sociale e politica. La collego al prendere il largo, che poi significa abbandonare la terraferma, ormai percepita sull’orlo dello sfacelo, valutando il rischio di andar per mare, tra fiordi e canali, marosi, venti impetuosi e tempeste, ombre oscure e abissi, imprevedibilità delle correnti e (mal)configurazioni delle coste. Un rischio percepito come minore, rispetto a quello di rimanere fermi sul “bagnasciuga” (chi ha visto la petroliera puntare diritto verso la spiaggia o le Tesla che si accartocciano una sull’altra per il venire meno della connessione Starlink nel film Leave the world behind, sa a cosa mi riferisco).

Pensare criticamente

Un testo tratto dal mio ultimo libro 𝐍𝐎𝐒𝐓𝐑𝐎𝐕𝐄𝐑𝐒𝐎 -𝐏𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐥 𝐌𝐞𝐭𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨. Mentre la tecnologia accelera e la macchina aspira a usare algoritmi metacognitivi, l’umano si scolora, il pensiero rallenta, perché è diventato anoressico, ha perso la sua capacità logica e critica, la sua lunghezza e profondità, la capacità di cogliere le relazioni complesse tra le cose, le situazioni e gli eventi, di trasformarsi in conoscenza e comprensione. Alla ricerca di senso, dobbiamo abbandonare pratiche onlife che hanno omologato e anestetizzato il sentire, omogeneizzato l’esperienza e cloroformizzato il pensare, dobbiamo impegnarci a costruire senso e a farlo insieme ad altri: non superficialmente ma andando in profondità, agitando la coscienza, esercitando la comprensione, adottando pratiche quotidiane fatte di piccoli passi, dalla forza assimilabile alla goccia che leviga qualsiasi roccia su cui cade per anni.