Homo technologicus
Anno:
2005
Casa editrice:
Booklet Milano

Homo technologicus

L'Homo technologicus è un ibrido di uomo e macchina, figlio dell'attuale crisi della scienza e di un mondo trasformato dalla tecnica.

Nelle riflessioni di questo libro inusuale (nel quale a fianco dell'argomentazione saggistica emergono forme particolari di narrazione) vengono analizzati prodotti e caratteristiche dell'impresa tecnologica, con l'intento di inserire la tecnologia nella più ampia prospettiva della cultura umana e dell'epistemologia.

L'autore prende in esame le figure di automi dall'antichità fino ai moderni robot che dovrebbero prendere il posto dell'uomo, le nuove forme di intelligenza artificiale e gli sviluppi recenti della tecnologia, con un capitolo finale dedicato a Internet.

Articoli correlati

Agile in assenza di ordine. Sul disallineamento strategico e la nobiltà di carta

Questa riflessione nasce da una conversazione avvenuta in forma privata, dopo la pubblicazione di un mio articolo su Stultifera Navis. Un lettore mi ha contattato per chiedermi un parere. Lavora in un contesto complesso, con un team sotto-dimensionato, risorse scarse, e un flusso di priorità che muta più volte nel corso della stessa giornata. La sua area è quella della documentazione tecnica, ma le sue parole potrebbero valere per molti altri settori marginalizzati nella retorica agile. Il problema che mi pone è semplice, e insieme radicale: “Ci sono giorni in cui la documentazione viene trattata come un fardello, appena meno trascurabile dei test. Posso usare l’Agile per proteggere il mio lavoro? O rischio solo di essere travolto dall’ennesimo giro di sprint che non tiene conto della realtà?” A questa domanda ho deciso di rispondere così: non con un consiglio, ma con una presa di posizione.