Psicologo e psicoterapeuta, è fondatore dell’Istituto di Psicologia Funzionale di Firenze. Socio SIPNEI e membro delle commissioni nazionali Dis.Co. e Dis.Men. svolge attività in molteplici settori che spaziano da quello clinico, a quello formativo, ad attività di più ampio respiro sociale e culturale, con particolare attenzione alle problematiche dell’età evolutiva, alla prevenzione del disagio psicosociale ed alla promozione della salute e del benessere. Sino al 2018 C.T.U. presso il Tribunale di Firenze; docente di Scuole di Specializzazione in Psicoterapia; referente scientifico sino al 2021 del Nido Menarini Baby, impostato secondo la Psicologia Funzionale a Firenze.
Balocchi e profumi
Chi ha passato i 50 anni forse ricorderà ancora di non aver potuto scansare una canzone che giungeva periodicamente ad ammorbare l’umore. “Profumi e balocchi”, scritta tra le due guerre e riciclata nel tempo da vari artisti, parla di infanzia abbandonata, di bambini lasciati soli, privati di attenzione e balocchi e destinati di conseguenza a fatale deperimento, consunzione e morte. Aldilà delle venature morali e sessiste del testo, comunica un fastidio ancora attuale: in un tempo in cui i non luoghi dei centri commerciali sono le piazze di non incontro della vita quotidiana, la luce delle vetrine eclissa i bisogni di fondo dei bambini. Che sono di tutti. Oggi la morte è inaridimento relazionale, rischio concreto per adulti e bambini, prima e dopo il Covid.
Ma il silenzio cos'è?
ll Covid è stato una palestra istruttiva, forse inutile, visto come ce ne siamo rapidamente sbarazzati. Ci ha nostro malgrado rallentato e silenziato, svuotando le strade ha ridotto le chiacchiere sui marciapiedi, la confusione operosa dei mercati rionali, gli incontri serali ...
Recinti aperti
Riflessioni sparse nate durante la pandemia ma ancora valide. Il recinto è un archetipo, metafora potente anche per raccontare come diceva Wittgenstein che "un recinto aperto è pur sempre un recinto". Recinti aperti sono anche le culture. Ci danno il senso del limite del gruppo di appartenenza, ma sono pur sempre recinti dai quali è possibile uscire, andarsene per sempre, abbandonare momentanemente, per poi ritornare. Le culture sono recinti aperti anche per chi in quei recinti non vi sono mai stati prima. Entrando in essi e portandosi appresso le loro specificità culturali e non solo non fanno altro che arricchire la cultura del recinto aperto. La metafora del recinto aperto serve a ricordare che la nostra cultura non è mai una gabbia, è fatta di incontri, disponibilità, relazioni, aprono nuovi cantieri nei quali far confluire conoscenze e materiali nostri e quelli portati da altri.