Counselor filosofica (Si.c.o Nr.A2415), dott.ssa in Filosofia (cultr. della mat.) e Sci. psicologiche. Formatrice filosofica per aziende. Phd stud. Univ. di Vienna. Co-Fond.di Orizzonti filosofici: orizzontifilosofici.it

Ikigai: tracce di un concetto ormai perduto?

Il concetto di ikigai, la sua genealogia storica e filosofica, e il suo significato nella contemporaneità. Dall’analisi di Platone, Aristotele, Heidegger e Kamiya fino alla dimensione relazionale con il concetto di aïda, l’articolo esplora come l’ikigai possa ancora orientare la vita in un’epoca segnata dall’individualismo e dal frastuono digitale.

Ha ancora senso parlare di bello? Critica di una categoria in tempi di saturazione estetica

Che cos’è il bello oggi? Dalla Grecia antica a Kant e Adorno, fino all’epoca dei social media e della tecnologia digitale, il bello è stato messo in discussione, frammentato e ridefinito. Per Leonardo Da Vinci la bellezza nasce dalla percezione dell’imperfetto e dell’incompleto, ma oggi la tendenza a eliminare ogni limite attraverso filtri, correttori e algoritmi di perfezione trasforma il brutto in pessimo, cancellando la funzione generativa dell’imperfezione. Ha ancora senso parlare di “bello” come categoria critica, o resta soltanto come resistenza al degrado estetico e alla banalizzazione digitale?

Heidegger, Hegel e la tecnica come destino dell’epoca.

Il saggio indaga la tecnica come forma epocale dell’apparire: secondo Heidegger, il Gestell riduce l’essere a risorsa e determina ciò che può mostrarsi; in dialogo con Hegel, si evidenzia come la manifestazione tecnologica trasformi la riconciliazione dello Spirito in pura espansione senza ritorno. Pur nel dominio totalizzante della tecnica, restano spazi residuali di apparire non funzionale, dove l’essere può ancora mostrarsi come presenza e non solo come strumento?