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Malgrado ciò che l'uomo decide di fare di se stesso nel disporre della propria vita giorno per giorno, siamo esploratori. Lo siamo sempre stati. Se di una frase volessimo fare nostro prologo ed epilogo varrebbe la pena fosse: “Fatti non fummo per viver come bruti” poiché ci rappresenta come concezione del nostro Io. Com'è vero che da qualche parte ognuno di noi insegue il suo tesoro: esplorando la rotta maggiore nel suo personale grande blu.


Dal 2017 ad oggi abbiamo osservato il transito nel nostro sistema solare di due oggetti c.d. interstellari, 1I/Oumuamua e 2I/Borisov, cioè provenienti da oltre i confini della nostra galassia e stiamo per osservarne un altro: 3I/Atlas.

Questi oggetti sono delle comete.

Questo è quanto ci viene significato dalla maggioranza degli esperti che se ne stanno occupando.

Pur non mancando sul punto delle autorevoli opinioni contrarie. Da parte di chi, in particolare, rilevando delle anomalie molto significative rispetto alle comete tradizionali ipotizza che questi oggetti possano essere qualcos'altro.

Ed in effetti 3I/Atlas si porta dietro qualche mistero che se non altro potrebbe ricordarci come la scienza ha fatto passi da gigante quando è stata umile. Mettendo in discussione se stessa e rifiutando spiegazioni indiscutibili l'innovazione si è spinta oltre le Colonne d'Ercole. Studiamo ben saldi e ancorati all'ovvio ma sposando la logica di come in passato una tecnologia, pur se oggi comune e facilmente riconoscibile, veniva fraintesa e scambiata persino con la magia. A volte può essere interessante non escludere nulla a priori.

Di fatto, pur non essendo ancora formalmente transitato, 3I/Atlas lo stiamo in qualche modo spiando. Quanto basta perlomeno per cercare di capirlo. Perché la sua traiettoria di avvicinamento é definita “altamente improbabile” giacché sarebbe una rotta contraria al moto del sistema solare che gli consentirà con una precisione notevole, quasi chirurgica, di transitare vicino a Venere, Marte e Giove. Ipotizzare una traiettoria del genere per un oggetto che viene da molto, molto lontano é difficile. Perlomeno facendo appello alla statistica.

Volendo tralasciare l'interessante e creativo dibattito che si é originato in proposito, che se non altro ha il pregio di avere avvicinato molte persone al fascino dell'esplorazione spaziale, quella che pare essere certa é l'età di questo oggetto interstellare.

7 Miliari di anni.

Questa la stima. E' più vecchio del Sole!

Sarebbe quasi il caso di affermare che si tratta di un pezzo di archeologia cosmica in transito.

E' accaduto spesso all'uomo, nel corso della storia, di osservare le stelle e trarre da esse ispirazione. Con l'immaginazione abbiamo navigato nell'infinito ignoto. Attraversato multiformi eoni con gli occhi della mente. Viaggiato nello spazio-tempo con la fede. E con la scienza abbiamo spiegato gli enigmi dei Mondi di Escher.

L'Universo ci ha ispirato. Che fossimo sognatori, mistici, religiosi o scienziati.

Come l'Eternauta abbiamo vagato sospinti dalle onde di un oceano senza fine. Che però ci riportava sempre al principio. Dove l'unica regola era forse che poi arriva sempre luce nuova a raccontare al tempo andato che è infinito come la vita che dovrà incontrare ancora.

Una rotta simile agli insegnamenti del libro della Via e della Virtù che con i suoi opposti poneva l'attenzione sul percorso, non sulla meta.

Malgrado ciò che l'uomo decide di fare di se stesso nel disporre della propria vita giorno per giorno, siamo esploratori. Lo siamo sempre stati. Se di una frase volessimo fare nostro prologo ed epilogo varrebbe la pena fosse: “Fatti non fummo per viver come bruti” poiché ci rappresenta come concezione del nostro Io. Com'è vero che da qualche parte ognuno di noi insegue il suo tesoro: esplorando la rotta maggiore nel suo personale grande blu.

Gli astri ci hanno sempre in qualche modo sfidato. Bellissimi quanto inaccessibili. Le forme delle costellazioni hanno impresso il mito nella volta celeste. Le miriadi di colorazioni che ci restituiscono i telescopi moderni impongono alla scienza di spiegare la presenza di una chimica dello spazio. Dove tutto sembra avere uno scopo. O forse ogni cosa ha un posto ed esiste un posto per ogni cosa.

Noi dovremmo trovare il nostro.

Se fosse vero che ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne sogni la filosofia del buon Orazio, nello spazio abbiamo di che vagare per strani, nuovi mondi per giungere là dove nessuno é mai giunto prima. Ciascuno di noi è l'Eternauta e magari é vera la frase del piccolo principe: “Mi domando, – disse, – se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua”.

Forse non troveremo una risposta che metterà tutti d'accordo su ciò che é o quello che non é 3I/Atlas. Con buona probabilità studieremo quello che dovrebbe essere. Pero' una cosa é certa: ci farà di nuovo alzare gli occhi al cielo.

Ci riporterà il messaggio infinito che siamo parte di un mistero così grande come la frase di Giordano Bruno: "Se Dio è infinito, l'universo non può che essere infinito. Se l'universo è infinito, non ha senso parlare di sopra e sotto, destra e sinistra, centro e periferia, e innumerevoli sono i pianeti abitati".

Pubblicato il 27 settembre 2025

Marco Solferini

Marco Solferini / Avvocato titolare dello Studio Legale Solferini. Diritto civile, bancario, del risparmio, diritto di Famiglia e successioni. Diritto commerciale e societario.

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