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Immaginate di essere al volante di un’auto d’epoca, impeccabile e affascinante. Ogni dettaglio è curato, il motore gira come un orologio svizzero, ma ora vi trovate su una superstrada moderna, circondati da auto elettriche che sfrecciano veloci e silenziose. Questa immagine illustra perfettamente il rapporto tra i modelli tradizionali di gestione IT, come ITIL o SDLC, e le necessità del mondo attuale, dominato da velocità, agilità e imprevedibilità.


Nel cuore di questa trasformazione si trova un concetto fondamentale: il “saper fare”. Non basta accumulare conoscenze teoriche o certificazioni; ciò che conta davvero è la capacità di tradurre le idee in azioni efficaci. Questa tensione tra teoria e pratica è stata esplorata da filosofi come Aristotele, che nella Metafisica distingue tra episteme (conoscenza teorica) e techne (abilità pratica). Secondo Aristotele, è la techne – il saper fare concreto – che costruisce ponti, modella la realtà e trasforma le idee in risultati.

Le trappole della rigidità: il caso di ITIL e SDLC

ITIL, uno dei framework più diffusi nella gestione dei servizi IT, è spesso percepito come un manuale rigido, un insieme di regole e procedure da seguire alla lettera. Tuttavia, come ha osservato Karl Popper, “Ogni tentativo di costruire un sistema rigido e immune al cambiamento è destinato al fallimento”. Il successo di ITIL non risiede nell’applicarlo pedissequamente, ma nell’adattare i suoi principi alle necessità del contesto, proprio come un navigatore esperto che modifica la rotta di fronte a un temporale.

Pensate alla gestione dei progetti come alla guida di una nave: avere un piano è importante, ma ciò che davvero fa la differenza è la capacità di adattarsi ai cambiamenti. Friedrich Nietzsche, in Così parlò Zarathustra, ci ricorda che “Ciò che non mi uccide mi rende più forte”. Ogni crisi, ogni sfida, è un’opportunità per crescere, migliorare e diventare più resilienti.

La modernità liquida: navigare nel cambiamento

Zygmunt Bauman ha descritto il nostro tempo come un’epoca di modernità liquida, in cui le certezze si dissolvono e tutto è in costante trasformazione. Questa metafora è perfetta per descrivere il mondo del project management: i vecchi modelli, progettati per un contesto stabile, non funzionano più in un mondo dominato da metodologie come Agile e DevOps. Invece di cercare di fermare il fiume, dobbiamo imparare a navigarlo, sfruttandone la corrente per avanzare.

Nel contesto del DevOps, il concetto di fluidità è centrale. DevOps non è una rivoluzione nel senso tradizionale del termine, ma un’evoluzione che si erge sulle spalle di giganti come ITSM e SDLC. È un sistema che integra principi collaudati e li reinterpreta con una mentalità collaborativa e snella. Michel de Montaigne, nel suo Saggi, ci insegna che “Il cambiamento è la legge della vita; coloro che guardano solo al passato o al presente, certamente perderanno il futuro”. DevOps incarna questa filosofia, spingendo le organizzazioni a evolversi costantemente.

La leggerezza del controllo: imparare da DevOps

Uno dei rischi maggiori nell’implementazione di DevOps è l’eccessiva standardizzazione, che soffoca la creatività e rallenta i processi. Gene Kim, nel Visible Ops Handbook, sottolinea l’importanza di mantenere processi di controllo leggeri e flessibili, concentrandosi sull’essenza piuttosto che sulla forma. Italo Calvino, nelle sue Lezioni americane, celebra la leggerezza come una qualità fondamentale per affrontare la complessità del mondo moderno. La leggerezza non è superficialità, ma la capacità di semplificare senza perdere la profondità.

Filosofia del pragmatismo: risultati, non dogmi

Nel suo Pragmatismo, William James afferma che “Il valore di un’idea risiede nella sua capacità di produrre effetti pratici”. Questo principio è il cuore di DevOps: non si tratta di aderire a dogmi o metodologie rigide, ma di raggiungere risultati. Nella mia esperienza personale, lavorando con un’azienda che implementava DevOps in un contesto ITIL, ci siamo accorti che i processi esistenti erano troppo rigidi per sostenere il ritmo del business. Abbiamo semplificato le procedure e ci siamo concentrati sul flusso di valore, ottenendo un aumento significativo dell’efficienza e una riduzione dei tempi di rilascio.

L’equilibrio tra governance e agilità

Forse non esiste una formula universale per gestire progetti IT. Ogni contesto è diverso, e ciò che funziona in un’azienda può fallire in un’altra. Tuttavia, una cosa è chiara: il successo sta nell’equilibrio tra governance e agilità. Come osserva Lao Tzu nel Tao Te Ching: “L’acqua è flessibile, ma può perforare la roccia; adattarsi è la chiave della forza”.

Il project management, come l’acqua di Bauman, deve adattarsi alla forma del contenitore, essere fluido e in continua evoluzione. Solo accettando l’incertezza e il cambiamento possiamo crescere e migliorare.

Conclusione

DevOps non è solo una metodologia, ma un modo di pensare che unisce filosofia e pragmatismo, tradizione e innovazione. Aristotele, Nietzsche, Bauman e Popper ci offrono spunti preziosi per riflettere su come affrontare le sfide del mondo moderno. In definitiva, ciò che conta davvero è il saper fare: la capacità di tradurre le idee in azioni efficaci, superando dogmi e schemi rigidi.

Il viaggio continua, sulle spalle dei giganti, verso nuove frontiere del project management e della cultura del “saper fare”.

Fonti e ispirazioni

Aristotele, Metafisica.

Nietzsche, Friedrich. Così parlò Zarathustra.

Bauman, Zygmunt. Modernità liquida.

Popper, Karl. Congetture e confutazioni.

Montaigne, Michel de. Saggi.

Calvino, Italo. Lezioni americane.

James, William. Pragmatismo.

Lao Tzu, Tao Te Ching.

Kim, Gene, Behr, Kevin, e Spafford, George. Visible Ops Handbook.

Bibliografia ragionata

1. Aristotele, Metafisica

Aristotele esplora la distinzione tra conoscenza teorica (episteme) e abilità pratica (techne). Questo concetto è fondamentale per comprendere come la teoria, pur importante, debba sempre tradursi in azione concreta per produrre valore, un principio che riecheggia nel pragmatismo alla base di DevOps.

2. Nietzsche, Friedrich. Così parlò Zarathustra

L’opera di Nietzsche introduce il concetto di resilienza attraverso l’iconica frase: “Ciò che non mi uccide mi rende più forte”. Questo pensiero si collega direttamente alla capacità di affrontare e superare crisi progettuali, trasformandole in opportunità di crescita.

3. Bauman, Zygmunt. Modernità liquida

Bauman descrive la modernità come un’epoca di costante cambiamento, un concetto che si applica perfettamente al project management contemporaneo, dove adattabilità e fluidità sono essenziali per navigare un contesto sempre più imprevedibile.

4. Popper, Karl. Congetture e confutazioni

Popper sottolinea l’importanza di mettere continuamente in discussione le proprie certezze. Questo approccio sperimentale è cruciale per chi implementa DevOps, dove l’innovazione e la sperimentazione sono elementi cardine per migliorare i processi.

5. Montaigne, Michel de. Saggi

Montaigne celebra la capacità dell’uomo di adattarsi e cambiare idea di fronte a nuove evidenze. Questo pensiero si riflette nella necessità di abbandonare metodologie rigide e di abbracciare un approccio più fluido, come quello proposto dal DevOps.

6. Calvino, Italo. Lezioni americane

La lezione sulla leggerezza di Calvino insegna come sia possibile affrontare la complessità con soluzioni semplici e flessibili. Nel contesto DevOps, questo si traduce nella capacità di mantenere processi agili e snelli, senza perdere di vista l’essenza del controllo.

7. James, William. Pragmatismo

James afferma che il valore di un’idea risiede nella sua capacità di produrre effetti pratici. Questo principio guida il DevOps, dove il focus non è sul dogma, ma sul risultato concreto e tangibile.

8. Lao Tzu, Tao Te Ching

Lao Tzu descrive l’acqua come una forza flessibile e potente, capace di adattarsi e modellare il mondo. Questa metafora rappresenta perfettamente il modo in cui il project management deve evolversi per adattarsi ai contesti mutevoli.

9. Kim, Gene, Behr, Kevin, e Spafford, George. Visible Ops Handbook

Questo manuale pratico offre linee guida su come implementare controlli IT agili e snelli. È una risorsa fondamentale per chiunque voglia applicare i principi del DevOps in contesti IT tradizionali.

Ogni opera citata fornisce una lente unica attraverso cui analizzare il rapporto tra teoria e pratica, tradizione e innovazione, fornendo una base solida per affrontare le sfide del moderno project management.

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / “omnia mea mecum porto”: il vero valore risiede nell’esperienza e nella conoscenza che portiamo con noi