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Le aziende contemporanee amano dire di sé stesse che sono "guidate dai dati", "agili" e "innovative". In realtà, spesso sono l’equivalente organizzativo di chi tenta di abbattere un albero con una sega senza lama: girano velocemente su sé stesse, sprecando energia e accumulando inutili gigabyte di informazioni. Ogni giorno le persone nelle organizzazioni sono bombardate da circa 34 gigabyte di contenuti—oltre 100.000 parole—ma producono sempre meno conoscenza reale. Perché?


Ikigai Economics, una disciplina ovviamente immaginaria (ma non tanto) e alternativa ispirata dall'approccio irriverente di Freakonomics, che smaschera paradossi e irrazionalità nella gestione della conoscenza aziendale. Se Freakonomics ha rivelato il lato oscuro dell’economia quotidiana, Ikigai Economics svela l'assurdità dei modelli organizzativi moderni: perché le aziende continuano a ripetere abitudini inutili? Perché le persone lavorano freneticamente pur sapendo di produrre poco valore?

Ricordate le cinque scimmie del dottor Stephenson? Erano costrette a non raggiungere una banana per evitare getti d’acqua fredda. Quando, una ad una, furono sostituite, le nuove scimmie continuarono a impedire alle altre di raggiungere la banana senza aver mai visto l’acqua. Una metafora efficace dell’azienda contemporanea: molte delle regole organizzative esistono solo perché nessuno si chiede più da dove provengano. Si eseguono perché «è sempre stato così».

Il tempo è la risorsa più democratica che esista, eppure non tutte le ore sono uguali. Il mito aziendale che «lavorare di più equivalga a produrre di più» è una favola economicamente disastrosa: la produttività reale diminuisce drasticamente dopo poche ore di attività cognitiva intensa. Ogni ora aggiuntiva trascorsa lavorando stanchi e distratti produce costi nascosti enormi: decisioni sbagliate, errori, stress e demotivazione. Paradossalmente, meno tempo di lavoro potrebbe equivalere a più valore reale generato.

Ikigai: la razionalità nascosta nella follia apparente

Ikigai è una parola giapponese che significa «ragione d’essere». Applicata al mondo organizzativo, offre una domanda semplice e dirompente: «Perché facciamo ciò che facciamo?». Un’organizzazione che perde il proprio Ikigai perde automaticamente anche il controllo sulla propria conoscenza interna. Le persone iniziano a fare cose solo perché vengono pagate per farle, non perché comprendano realmente la loro utilità o significato.

Per scoprire se un’organizzazione ha perso il proprio Ikigai, basta chiedere ai dipendenti:

  • Cosa amate fare davvero?In cosa siete veramente bravi?
  • Di cosa ha realmente bisogno la vostra organizzazione?
  • Ciò che fate vi permette di vivere con dignità?

Quando questi elementi non si intersecano, l’organizzazione produce gigabyte di dati e pochissima vera conoscenza utile. In termini economici: un investimento fallimentare.

La neuroeconomia della distrazione

La nostra attenzione media online è di 8 secondi. Qual è il costo economico della distrazione continua? Gigantesco. Meno concentrazione significa minore memorizzazione e meno apprendimento. Le organizzazioni spendono milioni in formazione e gestione della conoscenza, ma la gran parte viene persa nel mare di email inutili e notifiche incessanti. Eliminare anche solo il 30% delle distrazioni aumenterebbe significativamente l’efficacia delle persone—una politica di austerity informativa che genererebbe risparmi paragonabili a una rivoluzione economica.

Il paradosso digitale del corpo

Più tempo online non significa più conoscenza, anzi: l’immersione totale nel digitale produce crisi di identità corporea, stress e una maggiore propensione a scelte impulsive e irrazionali. Il risultato economico nascosto? Aziende piene di lavoratori fisicamente esausti, emotivamente disorientati e cognitivamente sovraccarichi. Investire nel recupero della dimensione fisica e reale delle persone significherebbe invece investire direttamente nella produttività sostenibile.

Come applicare questa economia alternativa nella tua organizzazione?

  1. Analizza le regole ereditate: elimina quelle di cui nessuno ricorda più il motivo originale.
  2. Rinuncia al mito delle ore lunghe: misura risultati, non presenze.
  3. Applica la legge degli 8 secondi: ciò che non si comprende in poco tempo va riscritto o cancellato.
  4. Riduci drasticamente le distrazioni: email e notifiche sono costi nascosti, non vantaggi.
  5. Recupera il corpo e la dimensione reale: meno riunioni virtuali, più incontri veri.

Per concludere con una provocazione razionale: qual è il vero costo economico di un’organizzazione che non sa perché fa ciò che fa?

Non basta produrre dati, bisogna produrre senso. Ikigai Economics insegna che la vera economia nascosta nelle organizzazioni non è nel “quanto” producono, ma nel “perché” lo fanno. È lì che risiede il vantaggio competitivo più prezioso, e forse l’unico veramente sostenibile: la ragione stessa del proprio esistere.

Per approfondire questo viaggio nella folle economia organizzativa, consiglio il libro più provocante e divertente degli ultimi anni: Bullshit Jobs di David Graeber. Attenzione: potrebbe farvi venir voglia di cambiare radicalmente ciò che fate. Un'opera radicale che dimostra, con ironia e lucidità, come molte persone trascorrano la vita svolgendo lavori del tutto inutili—compiti che nessuno, nemmeno loro stessi, sa spiegare perché esistano. Perfetto per chiunque voglia sfidare le assurdità organizzative e recuperare senso e autenticità nel lavoro.


StultiferaBiblio

Pubblicato il 15 luglio 2025

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / omnia mea mecum porto