Il Grande Balzo: Quando la Logica Incontra l’Oceano dei Dati
Ma l’intelligenza artificiale di oggi non è più quella degli anni ’50. Ha fatto un “grande balzo”, abbandonando la pura logica per abbracciare un approccio statistico, alimentato da un’abbondanza di dati. Pensateci: il 99% di tutti i dati digitali che conosciamo sono stati generati negli ultimi 20 anni . Un vero e proprio oceano, che fornisce il carburante per i motori dell’IA moderna, come i Large Language Models (LLM) alla base di strumenti come GPT . A mio parere, questo è il punto di svolta. Non si tratta più di “pensare” in senso umano, ma di trovare schemi, di elaborare probabilità e di prevedere la prossima parola, proprio come il completamento automatico di un motore di ricerca . È un tipo di intelligenza funzionale, non autocosciente.
L’Intelligenza che Risolve Problemi, non che “Sente”
È qui che il mio lato da umanista digitale si esprime con più forza. Il grande filosofo Luciano Floridi ci invita a non cadere nella trappola di personificare l’IA. Egli la definisce come un’eccellenza nel “problem-solving” in condizioni specifiche, non come un’intelligenza vera e propria . Pensate a un’auto a guida autonoma: funziona perfettamente in un ambiente strutturato, come una città ben mappata. Ma portatela nel deserto, e sarà inutile . La nostra “intelligenza” come esseri umani è, invece, adattabile e capace di navigare nell’ignoto. L’IA, al contrario, necessita di un “ambiente amichevole” che noi stessi abbiamo costruito per lei . Il nostro compito è assicurarci che, costruendo questo ambiente, non ci dimentichiamo delle nostre esigenze umane.
Il Futuro dell’IA: Un’Alleata, non un Sostituto
La paura che l’IA ci sostituisca è, a mio avviso, mal riposta. Il vero rischio, come sottolinea Floridi, è che potremmo finire per creare un mondo che è “friendly” per le macchine, ma non per gli esseri umani. Progettare città per i veicoli autonomi a discapito delle nostre passeggiate è un esempio calzante. Come ingegnere informatico e umanista digitale, la mia missione è proprio questa: usare la tecnologia per democratizzare il sapere e togliere la paura verso l’IA. Dobbiamo guidare questa rivoluzione scientifica, non subirla. E forse, un giorno, il termine “Intelligenza Artificiale” diventerà obsoleto, come lo è oggi la “potenza a cavalli” , e la vedremo semplicemente per quello che è: un potente strumento nelle mani dell’umanità, per migliorarsi e crescere.