L’inevitabile importanza del fallimento nella vita umana

Il fallimento è spesso vissuto come un’ombra minacciosa, un ostacolo da evitare a ogni costo. La società celebra il successo, spingendoci a temere l’errore e a nascondere le cadute. Eppure, il fallimento è una componente essenziale della crescita e dell’apprendimento. Senza errori, non esisterebbe il progresso. Senza sconfitte, non ci sarebbero trionfi. Come sottolineano studiosi e filosofi, il fallimento non è solo una tappa della vita, ma uno strumento fondamentale per lo sviluppo umano.

Inutile chiedersi se i sottomarini sanno nuotare 1/3 - L’idea di ragionamento nella tradizione filosofica

Lo stato dell’arte della ricerca scientifica conferma che ancora oggi i LLM, pur essendo ormai di dimensioni ciclopiche, si limitano ad eseguire catene di inferenze e simulare processi deduttivi, ma lo fanno tramite aggregazioni statistiche di percorsi appresi, senza autentica comprensione o coerenza concettuale autonoma. Siamo in grado di trasferire facilmente questa capacità a modelli più piccoli, facilitandone la diffusione, ma questa resta più dipendente dalle strutture logiche apprese, che dal contenuto specifico: il rimescolamento o la cancellazione dei passaggi logici causano un degrado delle prestazioni. Questo conferma l’impossibilità da parte dei LLM di giocare al gioco linguistico della vita. Il rischio, allora, non è che le macchine diventino più umane, ma che noi si finisca per adattarsi a una forma di linguaggio priva di radici nella vita reale, perdendo dimestichezza con il pensiero critico, l’ascolto, l’interpretazione.

Inutile chiedersi se i sottomarini sanno nuotare 2/3 - Reasoning Model: un termine da interpretare

Se non sono concetti definiti in modo condiviso quando riferiti agli uomini, che senso ha riferirsi alle macchine con termini come “intelligenza” o “ragionamento”? Per riprendere Dijkstra, non sembra interessante “chiedersi se i sottomarini sono capaci di nuotare”. Eppure, il vocabolario usato dai tecnologi e dai marketer che sviluppano e promuovono l’AI continua a fare largo uso di un linguaggio equivoco, dal termine stesso di Intelligenza Artificiale al più recente “Reasoning Model”. Con Wittgenstein, capiamo che questo uso del linguaggio è esso stesso un gioco che ricorre frequentemente nel confronto con lo sviluppo del progresso in generale, e tecnologico in particolare.

Inutile chiedersi se i sottomarini sanno nuotare 3/3 - Una recitazione impeccabile ma piatta

Negli umani ogni atto linguistico si intreccia con un vissuto corporeo e relazionale. I neuroni a specchio, ad esempio, attivano nel soggetto che osserva la stessa disposizione motoria o emotiva di chi agisce o parla. Questi neuroni sono considerati fondamentali per l’intersoggettività umana e l’empatia, perché creano una forma di risonanza diretta, corporea, che precede e sostiene la comprensione cognitiva.

Stultifera Navis - Speranza e follia, resistenza messa in pratica

Il progetto punta a coltivare il senno della ragione che, nei tempi della tardo-modernità, molto tecnologici e psico-mentalmente dilatati, vissuti sempre in accelerazione e sorpassi competitivi, serva a costruire un diverso senso comune, umano e umanistico, pur in tempi ormai ibridati dalle macchine e dalla tecnologia (“indietro non si torna”, ne siamo convinti anche noi, “semmai si precipita”). Una tecnologia alla quale stiamo felicemente e ludicamente regalando quello che siamo, incantati e vittime di una venerazione irrazionale e di culti fideistici che sembrano il prodotto di una magia.

L'esilio

Quando l'esilio è prodotto da esigenze particolari (lavoro, studio) o relazioni conflittive (familiari, territoriali) il quadro si presenta sfumato, confuso ma non meno doloroso. E sembra che perseguire una maggiore distanza dalla dimora abituale debba concorrere a sciogliere il groviglio inestricabile, personale, di affetti traditi e di problemi irrisolvibili. Inoltre la condizione di esiliato può essere riferita al semplice non riconoscersi nello sviluppo di accadimenti geopolitici causati da scelte scellerate.

In difesa dell’umano

Non abbiamo bisogno di filosofeggiare sulla tecnologia ma di fare filosofia, di tornare a visioni filosofiche capaci di (ri)mettere al centro dell’attenzione e del dialogo, del pensiero e dell’azione, “le capacità e le virtù distintive degli esseri umani”. Per adottare questo approccio servono sensibilità, scelte radicali e razionali, cambiamenti di atteggiamento, anche intellettuale, e nuove pratiche umaniste.

Cosa conviene a noi umani?

Per essere umani, per conoscere noi stessi, non abbiamo bisogno di paragonarci a macchine digitali. Non ci serve cercare forme di rispecchiamento in genelli digitali. Meglio dedicare maggior tempo e attenzione a cercare più profondità e ampiezza il nostro essere umani, una speicifictà irriducibile e irraggiungibile dalla macchina.

Nuova Era Umana

L'Umanità è alle porte di un nuova era, che molto velocemente sta spalancando i suoi cancelli su nuovi orizzonti urbani sconosciuti e inquietanti.

Uman(istic)amente Tecnoconsapevoli

L’era è tecnologica, il contesto da cui partire è molto umano, oggi fatto di crisi ricorrenti e di interrogativi su un futuro contingente, imprevedibile, nonostante i grandi avanzamenti della tecnica. Mentre crescono la potenza computazionale e le certezze dell’algoritmo, si diffondono automazione e intelligenze artificiali, il futuro si è fatto sempre più complesso, caotico, incerto e fragile, ricordando a tutti che, pur nelle nostre nuove vesti di simbionti e cyborg, siamo esseri umani e come tali collegati gli uni agli altri. La sfida che abbiamo tutti di fronte non è semplice, le nostre scelte possono determinare l’implosione di una evoluzione che ritenevamo senza interruzione oppure farci diventare più responsabili e (tecno)consapevoli.