Go down

“Il mondo vegetale, descritto da Stefano Mancuso come una rete decentralizzata e collaborativa, si rivela essere un modello perfetto per i team Agile. In un progetto software, infatti, non c’è un’unica entità che prende tutte le decisioni: ogni membro del team, dal Product Owner agli sviluppatori, contribuisce attivamente, in una sorta di intelligenza collettiva.”


Immaginate una foresta silenziosa, dove ogni pianta sembra condurre un’esistenza solitaria, immobile e distante. In realtà, come ci insegna Stefano Mancuso nei suoi affascinanti studi, quel che accade sotto la superficie e all’interno di questi organismi è tutt’altro che statico. 

Le piante dialogano fra loro, condividono risorse, difendono la comunità. E tutto ciò avviene senza un cervello centrale, senza una struttura che diriga le operazioni dall’alto. Questo paradigma, così lontano dalla nostra concezione antropocentrica dell’intelligenza, offre spunti illuminanti anche per il project management e, in particolare, per il mondo dello sviluppo software.

Il mondo vegetale, descritto da Mancuso come una rete decentralizzata e collaborativa, si rivela essere un modello perfetto per i team Agile. In un progetto software, infatti, non c’è un’unica entità che prende tutte le decisioni: ogni membro del team, dal Product Owner agli sviluppatori, contribuisce attivamente, in una sorta di intelligenza collettiva. Come le radici di un albero che esplorano il terreno in cerca di nutrienti, il team si adatta continuamente alle condizioni esterne, raccogliendo informazioni e reagendo agli stimoli.

Questa capacità di adattamento richiama anche l’elegante semplicità delle piante nel rispondere alle sfide dell’ambiente. Le piante, come ci insegna Mancuso, percepiscono la luce, il suono, persino il pericolo. Non lo fanno con i sensi tradizionali di un animale, ma attraverso un’intricata rete di segnali chimici e fisici. Allo stesso modo, un team di sviluppo non ha bisogno di un controllo rigido e centralizzato. 

Funziona meglio quando ogni ruolo contribuisce con la propria competenza e sensibilità, in un ambiente di fiducia reciproca e condivisione. Qui, i daily meeting e le retrospective fungono da sistema di comunicazione: momenti in cui il team “sente” e “interpreta” lo stato del progetto, adattandosi come una pianta che cambia il proprio orientamento verso il sole.

La capacità di adattarsi e di collaborare sono il vero fondamento di ogni sistema vivente

I bias cognitivi, di cui parlano studiosi come Kahneman e Tetlock, rappresentano un altro elemento chiave per comprendere il comportamento umano e, per analogia, il comportamento dei team. Pensiamo al confirmation bias, che ci porta a cercare solo informazioni che confermano le nostre ipotesi iniziali. Se una pianta facesse lo stesso, ignorando le risorse effettivamente disponibili nel terreno, morirebbe. La natura, invece, insegna la flessibilità: il continuo tentativo di esplorare, testare e rispondere al mondo circostante. Applicato al project management, questo significa superare le proprie convinzioni iniziali, accogliendo il feedback con una mente aperta e orientata all’apprendimento.

Un altro insegnamento delle piante riguarda la cooperazione. Mancuso descrive come le foreste non siano semplicemente un insieme di individui, ma un vero e proprio superorganismo. Gli alberi condividono nutrienti attraverso le loro radici e tramite le reti di funghi micorrizici. Quando uno di loro è sotto attacco, gli altri ricevono un segnale e preparano le proprie difese. 

Questa forma di intelligenza distribuita trova una potente analogia nei team Agile, dove la collaborazione non è un accessorio ma la struttura portante. Il team si protegge reciprocamente dai rischi, condividendo conoscenze e risorse, proprio come fanno gli alberi di una foresta.

Nel contesto dello sviluppo software, il pensiero controfattuale diventa una risorsa altrettanto vitale. È l’equivalente umano di ciò che Mancuso definisce la capacità delle piante di “ricordare” e adattarsi a eventi passati. Un team di progetto che analizza un errore non sta semplicemente guardando al passato: sta immaginando nuovi scenari, alternative possibili, in modo da crescere più forte. Non si tratta di cercare colpevoli, ma di alimentare il terreno della conoscenza, esattamente come farebbe una pianta nel riprendersi dopo una tempesta.

Infine, il principio olografico, preso in prestito dalla fisica, ci offre una chiave interpretativa profonda per comprendere l’organizzazione dei team di progetto. Ogni parte del team contiene in sé l’essenza del progetto intero. Non importa se parliamo di uno sviluppatore junior o di un Project Manager: ogni decisione individuale si riflette nel risultato complessivo, come un ologramma in cui ogni frammento racchiude l’immagine intera. Le piante ci insegnano che la forza non deriva dall’individuo isolato, ma dalla rete: un principio che vale tanto per la biologia quanto per il project management.

Nel chiudere questa riflessione, emerge chiaramente come il mondo vegetale e il project management condividano un messaggio universale: la capacità di adattarsi e di collaborare sono il vero fondamento di ogni sistema vivente, sia esso naturale o creato dall’uomo. Così come le piante creano armonia dal caos della natura, anche un team Agile ben orchestrato può raggiungere grandi traguardi, trasformando la complessità in opportunità.

Bibliografia Ragionata

1. Mancuso, Stefano - Verde brillante. Sensibilità e intelligenza del mondo vegetale

Un viaggio affascinante alla scoperta dell’intelligenza diffusa delle piante, fonte di ispirazione per comprendere l’adattabilità dei sistemi complessi.

2. Kahneman, Daniel - Thinking, Fast and Slow

Uno studio imprescindibile sui bias cognitivi, utile per esplorare come le decisioni umane possano essere influenzate da automatismi mentali.

3. Tetlock, Philip E., Gardner, Dan - Superforecasting: The Art and Science of Prediction

Una guida pratica su come migliorare il pensiero critico e gestire l’incertezza, applicabile a contesti complessi come il project management.

4. Chamovitz, Daniel - Quel che una pianta sa

Un testo che esplora le sorprendenti capacità sensoriali delle piante, offrendo spunti analogici per la gestione di progetti complessi.

5. Sutherland, Jeff - Scrum: The Art of Doing Twice the Work in Half the Time

Un classico del project management Agile, che mostra come la collaborazione sia la chiave per affrontare la complessità.

6. Manifesto Agile

Il documento fondante della metodologia Agile, che enfatizza l’importanza del feedback continuo e del miglioramento iterativo.

7. Darwin, Charles - Studi botanici

Una fonte fondamentale per comprendere l’evoluzione delle strategie adattative nel mondo vegetale.

8. Martinec, Emil J., et al. - Ricerche sull’olografia e la struttura dello spazio-tempo

Un concetto fisico utilizzato come metafora per descrivere l’interdipendenza e la coerenza interna dei team di progetto.

Ogni opera citata ci invita a guardare il mondo con occhi nuovi, cogliendo i legami sottili tra natura, pensiero umano e organizzazione. La complessità, come ci mostrano le piante e i progetti ben gestiti, non è un ostacolo, ma un terreno fertile per il progresso.

Così come le piante creano armonia dal caos della natura, anche un team Agile ben orchestrato può raggiungere grandi traguardi, trasformando la complessità in opportunità.

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / “omnia mea mecum porto”: il vero valore risiede nell’esperienza e nella conoscenza che portiamo con noi