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Il mondo intero sta attraversando crisi continue, le guerre non sono solo due ma molteplici e diffuse, l’Occidente, con il suo pensiero, i suoi modelli economici ed i suoi valori, è in una fase di declino demografico, culturale, spirituale, morale ed economico, eppure tutti si sono entusiasmati per l’arrivo dell’intelligenza artificiale, nella convinzione che la tecnologia e il progresso non siano limitati, ma elementi fondamentali per la soluzione dei nostri problemi. L’intelligenza artificiale si è fatta religione e noi crediamo alle sue divinità, perché pensiamo che attraverso di essa anche noi umani stiamo acquisendo qualità e capacità che un tempo erano proprie di un Dio.


Negli ultimi decenni, nella fase attuale del capitalismo delle piattaforme, tutto sembra essere cambiato, è stato ridisegnato. Il pennello che ha dato forma a questo disegno è stato quello dell’innovazione tecnologica. La tecnologia del tempo, fattosi tutto e solo presente, ha abbandonato la sua precedente evoluzione lineare, si è trasformata in un vortice persistente e turbolento, con i suoi movimenti a spirale che hanno agglutinato tutto dominandolo con la sua pressione, direzione (di marcia), velocità e viscosità. Solitamente i vortici si generano, si evolvono e si dissipano nel tempo, a causa delle loro dinamiche interne legate alla instabilità e alle sue interazioni con l’ambiente circostante. Il vortice della tecnologia, dell’era delle macchine, sembra avere superato ogni perturbazione determinata dalla complessità e mantenere costante la sua stabilità. Il vortice non solo continua ma si autoalimenta! Genera (post)umani aumentati perché protesizzati, ma al tempo stesso diminuiti, sempre disposti a fare affidamento dalla tecnologia per superare il senso di impotenza con cui ormai coabitano da tempo. 

Nel vortice dell’innovazione tecnologica gioca un ruolo chiave l’intelligenza artificiale, diventata la religione di molti e i cui fedeli aderiscono al culto delle sue divinità on modo genuflesso, acritico, complice e compiaciuto. Sia il vortice sia l’intelligenza artificiale si alimentano delle narrazioni che li celebrano. Narrazioni venate da un tecno-ottimismo senza senso, sostenute dalla convinzione che oggi la tecnologia sia alla base del progresso futuro e capace, con i suoi prodotti, le sue piattaforme e soluzioni, a risolvere i problemi umani, dentro un mondo che ha oggi problemi così grandi da non poter essere risolti dalla semplice forza della tecnologia. 

"La tecnologia è diventata una nuova religione, un modo per dare un senso al mondo." "Un bisogno impellente di saggezza e discernimento emerge in un'epoca di troppa informazione. Cosa scopriamo quando cerchiamo di vedere attraverso la tecnologia, di valutare le promesse che offre? La tecnologia è diventata una religione alternativa. Ha valori distinti, santi celebrati e riti di passaggio. Sacrifichiamo la nostra privacy in cambio di servizi. Le nostre passioni diventano quantificabili, spesso riducendoci a un mercato di riferimento o a una chiamata al monitoraggio. iGods: How Technology Shapes Our Spiritual and Social Lives

La forza della tecnologia è tale, anche per la sua costante accelerazione e velocità di cambiamento, da sfuggire alla nostra reale capacità di comprensione e di adattamento. Anche perché molti cambiamenti avvengono nel giro di pochi mesi, in silenzio, con la complicità di molti che hanno ormai eletto la tecnologia a loro Dio e Divinità, sempre pronti a credere alle narrazioni che celebrano un progresso raccontato come inevitabile, anche quando non lo è. Narrazioni che ben si guardano dal proporre una riflessione critica, utile a far pensare a possibili alternative. L’inevitabilità è diventato un mantra del cuore e della mente, un precetto o dogma a cui semplicemente ci si crede, un principio religioso, collegato alla teoria della singolarità come evento futuro certo e inevitabile. 

Le moltitudini di persone che oggi utilizzano l’intelligenza artificiale, compresi coloro che ne sono diventati i diaconi e i sacerdoti, l’hanno investita di potere e attributi morali, cercando in essa senso e significato in rapporto a qualcosa che sembra superiore all’umano. Nell’intelligenza artificiale Dio vedono un oggetto di venerazione e di reverenza, una promessa di salvezza, la soluzione ai loro problemi, la certezza che grazie ad essa i loro poteri saranno miracolosamente potenziati e amplificati, vincendo la competizione con gli scettici che ancora vi resistono e che ,per questo, sono destinati a rimanere indietro, a essere scomunicati e sconfitti. 

Questa fede cieca in realtà sta semplicemente facendo crescere e rafforzare una nuova casta sacerdotale costituita da una aristocrazia tecno-feudale e globale, i cui rappresentanti sono oligarchi postmoderni che, grazie alle piattaforme e alle tecnologie prodotte dalle aziende tecnologiche che posseggono e controllano, si sono impossessati del mondo digitale tutto, hanno conquistato e colonizzato la Internet libera, aperta (pubblica) e comunitaria di un tempo e ora stanno cercando di imporre questa colonizzazione anche alla vita reale, individuale, sociale, politica, economica dell’era delle macchine. 

“Machine makers always run the risk of becoming totally machine.” - Frank Herbert

Questa fede religiosa, dalle connotazioni messianiche e escatologiche, nella tecnologia, oggi nelle sue intelligenze artificiali, si nutre di narrazioni evangeliche fatte di fuoco e fiamme, alimentate ad arte dalla casta oligarchica sacerdotale (Bezos, Musk, Thiel, Zuckerberg, ecc.) che le usa per convincersi che milioni di posti di lavoro spariranno e saranno sostituiti, che siamo vicini a una Intelligenza Artificiale Generale (AGI) senziente e dai poteri illimitati. Queste narrazioni, come quelle apocalittiche dei libri di altre religioni, sono usate ad arte per amplificare timori, paure e sottomissione, la percezione della forza irresistibile della intelligenza artificiale, sono costruite per coltivare motivazioni forti da parte dei fedeli a una scelta di sudditanza e di complicità che porta all’adozione e alla rinuncia a qualsiasi resistenza o reazione critica, ancora meno volontà di allontanamento e fuga. 

New technologies kill old gods and give birth to new gods. That is why agricultural deities were different from hunter‑gatherer spirits, why factory hands and peasants fantasised about different paradises, and why the revolutionary technologies of the 21st century are far more likely to spawn unprecedented religious movements than to revive medieval creeds.” - Yuval Noah Harari

Che l’intelligenza artificiale sia sempre più una religione lo si evince anche dalle dichiarazioni dei suoi principali protagonisti, sempre impegnati a celebrare non tanto la loro capacità imprenditoriale quanto il loro impegno, messianico ed evangelico, nella costruzione della nuova chiesa del futuro. Celebra la IA come religione Sam Altman, il fondatore di OpenAI, Peter Thiel ne esalta le capacità salvifiche contro l’Anticristo e i movimenti liberali che resistono ad essere convertiti. Nel fare questo Thiel agisce nella veste di un missionario impegnato nel convertire moltitudini di persone al suo pensiero reazionario e conservatore, autoritario e votato al dominio, grazie agli imperi tecnologici (e finanziari, perché tecnologia e finanza sono strettamente collegati) di cui è il Signore, il Dio. Sono imperi neo-feudali fondati sulla potenza dell’algoritmo, sulla quantità dei dati a disposizione, sullo sfruttamento, che approfittano del vuoto normativo che l’accelerazione tecnologica ha creato, e della complicità irresponsabile e inconsapevole di moltitudini di persone. 

A preparare il successo della “chiesa dei santi degli ultimi giorni” della intelligenza artificiale è stata la pandemia da Covid che ha svelato le crepe profonde del nostro sistema tecno-economico. Grazie alla tecnologia, chiusi forzatamente in casa, abbiamo potuto continuare a rimanere connessi, a studiare e a lavorare, in una parola a sopravvivere. La pandemia ci ha però anche mostrato la nostra fragilità, alimentato il bisogno di affidarsi a entità tecnologiche potenti e pervasive i cui servizi sono serviti a farci sentire meglio, a non desistere e a non impazzire, a credere (illuderci) alle loro promesse, accettando il loro controllo, senza interrogarsi sul suo essere concentrato nelle mani di pochi. 

Mentre noi frequentiamo le chiese IA del cyberspazio nel tentativo di placare le nostre ansie e paure, perdiamo il contatto con la realtà offlife, abbiamo perso la capacità di distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. Non ci rendiamo conto che, avendo regalato al tecno-capitalismo estrattivo il nostro tempo, la nostra attenzione, le nostre emozioni, oltre a essere diventati dei fedeli siamo stati trasformati in merci e risorse, semplici consumatori. Raccolti in chiesa a pregare e a dialogare con gli avatar umani delle ChatGPT varie non abbiamo consapevolezza della perdita dei nostri diritti e della nostra libertà, della scomparsa del bene comune, della manipolazione continua a cui siamo sottoposti (pensate alle favole sulla sostenibilità, sulla energia green, ecc.), della caduta di ogni ordine del mondo, destabilizzato economicamente, socialmente e politicamente dal diffondersi di sistemi autoritari e populisti vari. 

Perduto ogni spirito laico e critico, chiusi dentro cattedrali adibite a caverne e moderni leviatani, ci adeguiamo omologandoci alle narrazioni conformiste dominanti. Così facendo ci impediamo di pensare che non esiste una sola religione, che è ancora possibile liberarsi di una fede come quella tecnologica dell’IA, che non tutto è già perduto, che è ancora possibile costruire alternative e ribellarsi a una religione oligarchica e dominata da una ristretta èlite. La riflessione deve concentrarsi sui falsi miti e le mitologie della IA, quelli dell’efficienza e della produttività, del progresso automatico e del soluzionismo facile, dell’inevitabilità e dell’assenza di alternative. 

"Sebbene odieremo e combatteremo le macchine, saremo comunque soppiantati, e giustamente, perché le macchine intelligenti a cui daremo alla luce potrebbero, meglio di noi, continuare a impegnarsi per raggiungere l'obiettivo di comprendere e utilizzare l'Universo, raggiungendo vette a cui noi stessi non potremmo mai aspirare." — Isaac Asimov

Riscattarsi dalla religione dell’IA, inteso come distacco psicologico e spirituale, come abbandono di un’esperienza religiosa, non è semplice, in particolare per il modo con cui è avvenuta la conversione di molti alla tecno-religione e per la dipendenza che ne è derivata, in particolare nei confronti della tecnocrazia di tecnotitani (termine emerso negli studi che elaborano una critica al tecnocapitalismo) che la gestisce. La liberazione interiore è però sempre possibile, anche se resa complicata dall’assenza di luoghi nei quali potersi esprimere e sentirsi ascoltati nel momento in cui si faccia un coming-out legato alla decisione di abbandonare la chiesa dell’IA e la sua religione.

Liberarsi è possibile ma richiede coraggio, come quello che ebbe il prigioniero filosofo della caverna di Platone che, uscito dalla caverna e scoperta la realtà al di fuori di essa, pur sapendo di non venire creduto, decide di rientrare per dare la lieta novella ai compagni di prigionia, rischiando per questo la morte. Il coraggio è necessario ma è una forza inerme se il processo complesso di liberazione non porta a riappropriarsi della cittadinanza e della politica, a occuparsi di giustizia e libertà, ma soprattutto a recuperare una dignità umana, oggi regalata alle macchine che stanno, attraverso l’economia, trasformando il mondo in una realtà senza umanità, senza dignità umana (Gaza ne è una lampante testimonianza, se si pensa all’uso del Dio IA nel perpetrare il genocidio dei palestinesi).


StultiferaBiblio

Pubblicato il 08 ottobre 2025

Carlo Mazzucchelli

Carlo Mazzucchelli / ⛵⛵ Leggo, scrivo, viaggio, dialogo e mi ritengo fortunato nel poterlo fare – Co-fondatore di STULTIFERANAVIS

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