Un testo (©) pubblicato l'11 giugno 2025 sul mio BLOG laviniacapognawriter
La letteratura su di lui è sterminata, impossibile leggerla tutta, le sue vicende si trovano ne "I Miserabili" di Victor Hugo, nei romanzi di Stendhal che fu un ussaro nel suo esercito e che scrisse una biografia di lui, in "Guerra e Pace" di Tolstoj dove appare detestabile ed è spesso citato nei romanzi di Balzac.
Una bella e recente biografia su di lui è quella di Andrew Roberts, "Napoleone, il grande".
I primi 15 anni del diciannovesimo secolo sono napoleonici: egli costruì un impero che modificò la storia e i regni d'Europa, influenzò anche l'architettura (fece costruire l'Arco di Trionfo e altri monumenti parigini) la pittura, la moda (lo stile Impero), la scienza. Beethoven gli dedicò la sua Quinta Sinfonia ma poi, nel 1805, quando seppe che si era auto incoronato imperatore stracciò la dedica, il filosofo Hegel rimase molto colpito vedendolo passare a cavallo a Jena nel 1806...ma, sorprendentemente, oggi Parigi lo ricorda solo con una strada...rue Bonaparte vicina al Quai Voltaire!
In questo articolo non potremmo certo ripercorrere tutte le vicende storiche ma si cerca solo di rendere qualche tratto dell'uomo Bonaparte o meglio Buonaparte, come era il suo vero cognome che egli modificò perché quasi impronunciabile per i francesi. Anzi, inizialmente di francese Napoleone aveva davvero poco. Era nato nel 1769 nella bella Corsica dove il mar Tirreno è blu e limpido, la campagna selvaggia e rigogliosa, nella città di Ajaccio. Suo padre discendeva da una famiglia della piccola nobiltà toscana, era un seguace del rivoluzionario indipendentista Pasquale Paoli, che però, quando nel 1768 i genovesi avevano lasciato l'isola alla Francia, si era alleato con i francesi. Era un uomo dai modi gentili, aveva una moglie assai risoluta, Letizia, che per tutta la vita parlerà solo italiano, avevano avuto molti figli, cosa frequente allora, di cui otto arrivarono all'età adulta.
Napoleone era il quartogenito ed era indubbiamente il carattere più forte della famiglia. Per tutta la vita sarà assillato dal sistemare i suoi amati ma un po' ingombranti e dispendiosi parenti, li farà diventare re e principesse. Tra di loro quella con cui era più in sintonia, oltre alla madre che amava molto, era la bella Paolina, che avrebbe sposato il principe Borghese e scandalizzato la Roma papalina facendosi ritrarre semisvestita come Elena vincitrice dal famoso scultore Canova (la statua si trova nel Museo Borghese a Roma).
Lei farà di tutto per accompagnare il fratello in esilio a Sant'Elena ma le verrà, con cattiveria, negato dagli inglesi.
In casa Buonaparte, in rue Saint - Charles,si parla solo italiano e, a soli 8 anni, Napoleone viene destinato alla carriera militare e raggiunge la Francia.
Passerà parecchi anni da solo in una scuola/ collegio militare dove si distinguerà per il talento matematico, il carattere solitario, la sua capacità di reagire ai bulli dell'epoca che lo prendono costantemente in giro perché meridionale, corso di origine italiana. Detesta la Francia. Non sa una parola di francese, lo imparerà e quando diventerà celebre prenderà lezioni da un noto attore, Talma, per migliorare la sua pronuncia.
La storia di Napoleone bambino e adolescente è quella di un giovane solitario, che deve farsi strada da solo in un mondo ostile, separato dalla madre e dal padre, dai fratelli, con pochissimi soldi che si impone una vita spartana, inadatta alla sua età. Viene descritto come introverso e orgoglioso. In realtà è un bambino e un adolescente abbandonato.
È un ragazzo nella Francia dove è scoppiata la rivoluzione e sarà in dubbio se non dedicarsi alla letteratura, ama leggere, spende le sue poche finanze acquistando libri da un vecchio libraio, scrive parecchi abbozzi letterari, tra i quali un romanzo (che non è affatto male se non un po' precipitoso) ispirato al fidanzamento, conclusosi male, con una giovane di buona famiglia, Desirée.
Il giovane artigliere Napoleone, per quanto rivoluzionario sincero, montagnardo o giacobino che dir si voglia, si dimostra assennato e prudente: sono tempi in cui è assai facile perdere la testa sulla ghigliottina.
Quando il popolo parigino giunge furibondo sotto la residenza della famiglia reale nel 1792 egli vede il pingue ed irrisoluto Luigi XVI e la pallida Maria Antonietta affacciati alla finestra.
È un mondo in fermento, basta una parola per incendiarlo.
Nel 1796, a 27 anni, Napoleone, dopo che ha salvato la Convenzione, il governo, da una rivolta armata monarchica, viene nominato generale dell'Armata d'Italia dove ottiene un gran successo. Trasforma questa armata disordinata, male equipaggiata e di scarso interesse per Parigi in un esercito ben organizzato che vince, in modo fulmineo, le battaglie contro l'esercito austriaco, da tempo invasore del lombardo veneto.
Napoleone piace ai progressisti italiani che sperano che sia quello che li libererà dagli austriaci per sempre. Il poeta Ugo Foscolo gli dedica una poesia ma poi da quando Napoleone cede Venezia all'Austria nel contesto di un accordo lo detesta.
Napoleone stesso disse che dopo la battaglia vittoriosa di Lodi aveva incominciare a pensare di dedicarsi alla politica. La politica tuttavia, non si vince solo sui campi di battaglia ma soprattutto nei salotti del potere. È intelligente e anche un manipolatore che sa ben intuire la personalità di chi ha di fronte. La Francia del Termidoro, cioè degli ultimi anni del 1700, è una Francia dove ormai gli ideali umanitari della rivoluzione valgono ben poco, è in preda a tutte le dissolutezze dopo il bagno di sangue del Terrore. Ognuno vive alla giornata, cercando di trarre effimeri piaceri. La ghigliottina rammenta che la vita può finire in un attimo. Napoleone approfitta di questo momento di debolezza generale, tesse importanti ed utili relazioni politiche grazie alla sua compagna Joséphine e, nel 1799, compie un colpo di stato, forma un triumvirato ma in realtà il capo è lui.
Marie-Joséphe-Rose Tascher de La Pagerie, (chiamata Joséphine de Beauharnais) era nata nel 1763 in Martinica, colonia francese, suo padre era un tipico personaggio settecentesco, avventato e scialacquatore e lei giunse in Francia, con la sua governante nera, per sposare un aristocratico, non tanto simpatico dal ritratto, Beauharnais. Nonostante la nascita di due figli, Éugenie e Hortense, il matrimonio sarà disastroso, lei è una ragazza molto carina, garbata e affabile ma che non c'entra nulla con il mondo parigino fino a quando non ne diventa una stella.
Da più adulta ha qualcosa di malinconico nei ritratti. Durante la rivoluzione del 1789/1799, a cui i due coniugi avevano aderito, lui viene ghigliottinato nella lotta furibonda tra le fazioni e lei si salva per miracolo perché Robespierre finisce sulla ghigliottina cinque giorni prima di quando avrebbe dovuto finirci lei.
Napoleone, che sembra misogino e che nel suo futuro Codice Napoleonico per quanto assai progressista lascerà le donne in balia della giurisdizione degli uomini (sembra dimenticare, pur ammirandole, le donne che avevano partecipato alla rivoluzione da Madame Roland a Olympe De Gouges) si innamora perdutamente.
Magro, con i capelli lunghi, un abito assai modesto, ignaro o sdegnoso delle regole non scritte della galanteria, rimane affascinato da Joséphine. Una cosa li unisce: entrambi sono francesi ma non hanno trascorso la loro infanzia in Francia. Lei ha buon cuore ma una reputazione non proprio cristallina che le varrà l'astio della madre di Napoleone e delle sorelle di lui, che son pur sempre "borghesi" della Corsica.
Una veggente della Martinica, quando lei era ragazza, le aveva predetto che sarebbe diventata "più di una regina". Lei non ci aveva creduto.
Tra lei e Napoleone nasce una relazione sentimentale, si sposano, lui le scriverà dall'Italia delle lettere che saranno ritrovate dopo la morte di lei nel 1814 e vendute. Pubblicate, diventano uno dei carteggi prediletti dagli amanti della storia e dai curiosi. Lui le scrive con l'impetuosità che gli è caratteristica, alterna parole di recriminazioni a parole di grande amore.
Per quanto scritte di fretta (tra ispezioni e battaglie scrive tantissime lettere al giorno) hanno uno stile inconfondibilmente letterario.
Lei lo raggiunge in Italia, ha al suo seguito non solo il suo adorato cane (che in passato aveva morso Napoleone) ma anche un avvenente militare di nome Hippolyte Charles, un giovane con riccioli biondi e un'aria delicata di cui è innamorata. Napoleone vorrebbe far cacciare Hippolyte dall'esercito ma poi la perdona.
Joséphine diventerà regina e poi imperatrice consorte, la premonizione della veggente della Martinica si era avverata.
Lei disse: "Napoleone è buffo", un aggettivo singolare se associato a Bonaparte, l'imperatore con lo sguardo d'aquila, colui che mette alla porta un ufficiale perché è arrivato con pochissimo ritardo ad una riunione, che fa condannare a morte un soldato francese che aveva violentato una ragazza tedesca durante una campagna militare, l'inflessibile Napoleone, cresciuto leggendo Plutarco e Rousseau, che a differenza degli altri militari non beve alcolici, non gioca a carte, mangia assai moderatamente...nessuno aveva chiamato Napoleone "buffo"! Ma Joséphine conosce il Napoleone privato, quello che, smessa la posa del grand'uomo, ritorna ad essere un essere umano.
Anche la leggenda secondo cui sarebbe stato molto basso nasce da vignette satiriche britanniche, in realtà sembra che sia stato circa 1,60, un'altezza usuale per l'epoca. La psicologia moderna ha anche denominato una "Sindrome di Napoleone" per cui gli uomini di bassa statura sarebbero più ambiziosi e prepotenti di quelli più alti.
Molto si è scritto recentemente sulla personalità di Napoleone, è stata messa in evidenza la sua forza di volontà e la sua palese ambizione ma anche il suo egocentrismo. È stato perfino definito uno psicopatico. Questo termine mi sembra esagerato.
Napoleone non era uno psicopatico, caso mai un megalomane. Un po' matto forse ma che ragionava bene quando voleva. Rifletteva prima di rispondere alle domande. Comprendeva il popolo: chiacchierava con i soldati, il marinaio bretone o il contadino provenzale che non contavano nulla per la società si sentivano ascoltati da lui, premiava generosamente una parola gentile. A volte, si ha la sensazione che l'imperatore circondato da una melliflua corte e dalle sue belle amanti fosse invece un uomo solo, a disagio con il proprio mito, aveva vaghi desideri di fuga, di ritirarsi, stanco delle battaglie, disgustato dagli intrighi della politica e della finanza.
Va anche considerato chi erano i suoi nemici, vecchie monarchie secolari e spesso ultra reazionarie che avevano instaurato regimi sanguinosi piene di diseguaglianze, di repressioni crudeli, dove per una parola si poteva essere incarcerati, dove vigeva la più grande ignoranza e sottomissione, che lo combattevano nelle vallate d'Europa ma anche organizzando attentati e continue cospirazioni segrete.
Dalla chiesa cattolica era visto come un pericoloso giacobino, un miscredente, un mangiapreti - in parte lo era. Ma poi lui comprese che non si poteva regnare se non si trovava un accordo con il Papa. Il Papa assistette, nel 1805, alla incoronazione di Napoleone come Imperatore dei Francesi e re d'Italia.
A livello religioso Napoleone sembra essere stato più un agnostico che un ateo.
È strano tuttavia, che Napoleone non provasse orrore per le carneficine sul campo di battaglia perché non era nel privato un uomo brutale: Maria Louise, la seconda moglie di Napoleone, figlia dell'imperatore d'Austria, scrisse che lui la trattò sempre con gran rispetto (le lettere che lui le scrisse sono molto premurose e delicate - lei aveva solo 18 anni quando si sposarono) e che fu sempre molto buono con il figlio, Napoleone II, le Roi de Rome.
Innamorato di Maria Walewska attenderà a lungo, con garbo e rispetto, prima che lei ricambi il suo sentimento.
Era un uomo colto, seguiva le novità, l'arte, la cultura. Amava andare a teatro. Aveva interessi scientifici e durante l'assurda spedizione in Egitto si porterà una commissione di scienziati e si faranno scoperte importanti. In questo era un Illuminista.
Era tormentato dalla scabbia che aveva preso da un soldato e dalla gastrite, sfidò troppo la sua fortuna nel 1812 quando passò il fiume Niemen e invase la Russia. Credeva che i russi lo avrebbero accolto a braccia aperte ma non conosceva il carattere dell'est Europa nonostante il suo grande amore per una polacca delicata ed eterea, Maria Waleweska. Troverà una resistenza ad oltranza nella popolazione e arriverà in una Mosca incendiata e abbandonata da tutti, eccetto che dai matti e dai poveri, stupendamente descritta da Tolstoj in "Guerra e Pace".
Cinque settimane dopo, improvvisamente, fuggirà precipitosamente da Mosca, abbandonando l'esercito che venne in gran parte massacrato dai contadini, tenendo vicino a se solo la Vecchia Guardia, i suoi fedelissimi.
I ritratti di Napoleone cambiano nel tempo e sono la rappresentazione perfetta della sua ascesa: da quelli in cui appare giovane e quasi irritato di essere ritratto all'eroe Romantico ante litteram sul cavallo imbizzarrito che indica nuovi orizzonti, poi il più posato console, con aria da statista, fino al robusto imperatore vestito lussuosamente.
Napoleone fondò una nuova nobiltà che venne presa in giro dalla vecchia nobiltà borbonica.
Bisogna anche chiarire che Napoleone non c'entra nulla con i personaggi storici del secolo seguente, il Novecento, e cioè Lenin, Stalin, Mussolini, Hitler.
Oggi gran parte dei giudizi su di lui sono negativi ma egli va inquadrato nel suo tempo e nel suo contesto storico. Senza dubbio era un vero progressista, un figlio della Rivoluzione, per questo venne amato da scrittori e poeti, ma ad un certo punto non si spinse più avanti. Il potere aveva inghiottito Napoleone.
Egli voleva un' Europa unit,a che aveva un solo difetto... una sola capitale, Parigi.
Il suo Codice Napoleonico, una serie di leggi del 1806, per quanto non perfetto, è un modello legislativo: introdusse il matrimonio civile e il divorzio, abolì i diritti feudali, i dazi e le dogane, garantì l'istruzione. Certo, non si può non rimarcare, come abbiamo già fatto, la mancanza dei diritti femminili.
Napoleone, ad esempio, aveva idee aperte sull'omosessualità a differenza dei suoi contemporanei, nominò un ministro gay e nel 1810 non fece includere l'omosessualità tra i reati nel Codice penale francese come invece lo era in altri paesi. Uno storico inglese, nel 1972, ha pubblicato anche un libro intitolato "Napoleon. Bisexual Emperor" anche se Max Gallo nella sua dettagliatissima biografia lo descrive invece come un tombeur de femme (un casanova).
Certo, non si può perdonare a Napoleone il mantenimento della schiavitù a Santo Domingo (c'era stata una rivolta e l'abolizione dello schiavismo fu un argomento importante nella Rivoluzione francese), di non aver fermato il massacro di Jaffa in Egitto compiuto dai suoi soldati, il rapimento e la fucilazione del duca D'Enghien, che credeva fosse un cospiratore contro di lui, ma non si può nemmeno considerare Napoleone senza metterlo a confronto con le monarchie assolutiste vicine e omettendo i numerosi pregi del suo impero.
Napoleone mostrò anche come un uomo venuto dal nulla potesse realizzare i suoi sogni, e anche questo contribuì al suo mito.
Durante l'esilio nella splendida isola d'Elba, dove venne trattato benissimo dagli italiani, Napoleone fu, come sempre, iperattivo. Dormiva due o tre ore a notte. Studiava le migliorie che poteva fare nell'isola, parlava la sua lingua madre, ospitò la bella Maria Walewska e il figlio avuto con lei ma era impaziente di fare un colpo di mano e tornare a Parigi. Saranno i famosi Cento Giorni che si concluderanno con la battaglia di Waterloo in Belgio nel 1815.
Sono stati versati fiumi di inchiostro su questa celebre battaglia e non mancano coloro che ogni anno vanno a visitare la pianura di Waterloo. Victor Hugo ha descritto la battaglia in modo possente ne "I Miserabili". Lo storico Alessandro Barbero gli ha recentemente dedicato un libro.
Ormai sconfitto, Napoleone tentò il suicidio ma venne salvato.
Nel Congresso di Vienna del 1815 l'Europa intera venne assoggettata alla più violenta reazione monarchica.
A 46 anni, Napoleone venne imprigionato dagli inglesi nella sperduta isola di Sant'Elena nell'Oceano Atlantico, a quasi 2.000 chilometri dalla costa africana, un luogo brullo che nessuno conosceva e dove non c'era pressoché nulla. Venne alloggiato in una brutta villa squadrata, spesso frequentata da topi e scarafaggi, attorno a sé aveva alcune persone, nominarono un governatore, Hudson Lowe, un irlandese (ma inglese di nazionalità perché allora tutta l'Irlanda faceva ancora parte dell'Inghilterra), che era un generale che aveva combattuto con gli eserciti più malvisti e mercenari, che odiava Napoleone e che, più tardi, sarebbe stato nominato Lord. Si dice che fosse un gay che aveva fatto un matrimonio di facciata.
Hudson Lowe infierirà ripetutamente verso Napoleone che chiamava con scherno solo "generale Bonaparte", non gli consentì molte cose, non gli consegnava spesso le lettere, lo faceva continuamente spiare. Un altro irlandese, il medico O'Meara, che per un certo tempo aveva assistito Napoleone imprigionato, e altri testimoni lo accusarono di estrema durezza. Lui, morto il prigioniero, scrisse un memoriale difendendosi, dicendo che aveva solo eseguito gli ordini ma l'aristocrazia inglese non si rese conto che avendolo deportato aveva fatto dell'ex imperatore nuovamente un eroe: Napoleone, con una semplice marsina grigia che ripensava a Waterloo su uno scoglio solitario, battuto dal vento, commosse l'opinione pubblica più dell'imperatore vestito d'oro e d'argento.
Napoleone trascorse così gli ultimi anni della sua vita prigioniero, si dedicò al giardinaggio, raccontò la sua vita ad un uomo che in seguito scrisse un fortunato Memoriale, leggeva i suoi libri, faceva cavalcate ma era isolato da tutto: della sua famiglia (sua madre Letizia era ancora viva, dal figlio legittimo che morirà giovanissimo nel 1832), dal suo entourage.
I Borboni erano tornati sul trono di Francia, Napoleone veniva esecrato anche se non mancavano i suoi ammiratori soprattutto tra il popolo e i vecchi soldati.
Nel marzo 1821 era tormentato da problemi di stomaco, il medico gli diede un blandissimo rimedio, le sue condizioni peggiorarono. Morì il 5 maggio. Aveva 51 anni.
Secondo le persone presenti la sua ultima parola sarebbe stata "Joséphine".
Alessandro Manzoni gli dedicò la celebre poesia "Il Cinque Maggio".
Napoleone aveva chiesto che fosse fatta un'autopsia e i tre referti furono discordanti fra di loro. Le sue ceneri saranno restituite tantissimo tempo dopo alla Francia e risultarono piene di arsenico.
La tesi ufficiale era che sia deceduto per un tumore allo stomaco come suo padre ma alcuni storici ritengono possibile che possa essere stato lentamente avvelenato, troppo temuto e troppo scomodo anche se lontano da tutto e tutti.