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Forse è il caso di domandarci cosa sta accadendo davvero dietro (o sotto) le quinte. A questo proposito: vale la pena leggere il numero 407 di Aut Aut (“Digito ergo sum. Indagini sul capitalismo digitale” del Settembre 2025).


Ogni giorno leggo decine di post su LLM, prompt engineering, produttività, agenti, apparati, marchingegni. Un dibattito intenso su come usare meglio l’AI, su quale modello è più intelligente, su come non restare indietro.

Ma mentre parliamo ossessivamente di questo, mi chiedo: stiamo guardando l’AI giusta?

c’è un’altra AI, invisibile, che governa silenziosamente le nostre vite. È l’algoritmo!

Perché c’è un’altra AI, invisibile, che governa silenziosamente le nostre vite. È l’algoritmo che decide cosa vedi sui social, costruendo il tuo spazio informativo. È il pricing dinamico che determina quanto paghi in base a parametri che non conosci. È il sistema che filtra i CV prima che un umano li veda. È l’algoritmo che ottimizza i ritmi nei magazzini Amazon, spremendo ogni secondo dai lavoratori.

Questa AI non conversa, non crea immagini. Classifica, prevede, ottimizza, controlla. Ed è infinitamente più efficace nel senso del potere.

Mentre discutiamo di LLM sta accadendo una trasformazione strutturale: ghost workers nel Sud globale che addestrano modelli venduti al Nord. Poche aziende che concentrano il controllo sull’infrastruttura digitale globale. Professionisti che diventano “prompt workers”. Nuove forme di controllo nei luoghi di lavoro dove l’AI non sostituisce, rende più controllabili.

Il dibattito pubblico sull’AI trasforma problemi strutturali in questioni di adattamento individuale. Questioni politiche in ansie psicologiche. Contraddizioni sociali in problemi tecnici da risolvere con “più AI etica”.

È un meccanismo perfetto: discutiamo della merce-AI che vediamo mentre diventa invisibile l’AI-infrastruttura che riorganizza i rapporti di potere.

Forse dovremmo iniziare a chiederci non “come uso meglio l’AI?” ma “chi controlla l’infrastruttura algoritmica che governa le nostre vite?”. Non “l’AI mi sostituirà?” ma “come si stanno riconfigurando sfruttamento e controllo nell’era algoritmica?”.

La rivoluzione algoritmica è in corso. Ma non è quella di cui parliamo qui. È quella che accade nell’invisibilità delle infrastrutture, nella naturalizzazione di forme di controllo che diventano semplicemente “come funzionano le cose”.

Il primo passo è spostare lo sguardo: dalla merce luminosa all’infrastruttura oscura. Dall’AI che performa intelligenza all’AI che esercita potere.

Perché è lì che si decide il nostro futuro collettivo.


Pubblicato il 09 novembre 2025

Martino Pirella

Martino Pirella / Architetto delle relazioni cognitive | Consulente e formatore AI

mpirella@gmail.com