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Giorgio Parisi ha piantato le sue telecamere sul tetto di Palazzo Massimo, di fronte alla stazione Termini, e ha scoperto che ogni storno coordina esattamente sette dei suoi simili. Sette collegamenti, non importa la distanza. Sette legami che tengono insieme stormi di migliaia di uccelli senza centro di comando. Trent'anni prima, Ursula K. Le Guin aveva immaginato gli anarchici di Anarres alle prese con lo stesso problema: come coordinarsi senza creare gerarchie? I suoi personaggi sanno che "non puoi avere un sistema nervoso senza almeno un ganglio", ma sanno anche che ogni centralizzazione è una minaccia. Parisi ha dimostrato scientificamente quello che Le Guin aveva intuito politicamente: il coordinamento senza controllo è possibile.


Nel romanzo "I reietti dell'altro pianeta", gli anarchici di Anarres devono fare i conti con una contraddizione dolorosa. Hanno rifiutato lo stato, la proprietà privata, le gerarchie formali. Ma hanno bisogno di coordinamento per distribuire risorse, organizzare trasporti, gestire la produzione. Come si fa senza riprodurre le logiche di potere che si sono lasciati alle spalle?

La Le Guin non elude il problema. I suoi personaggi sanno che "i computer che coordinavano l'amministrazione delle cose, la divisione del lavoro e la distribuzione dei beni" sono concentrati nella capitale Abbenay "fin dall'inizio". Una centralizzazione inevitabile ma pericolosa. La soluzione immaginata da  è una rete dove "le risorse e i prodotti speciali di ogni regione si scambiano continuamente con quelli degli altri, in un processo intricato di equilibrio: quell'equilibrio di diversità che è caratteristico della vita, dell'ecologia naturale e sociale".

I dati devono circolare, ma senza creare centri di potere permanenti. Le informazioni devono coordinare, ma non dominare. È esattamente quello che Parisi ha scoperto negli stormi: correlazioni scale-free che permettono risposte collettive senza strutture gerarchiche.

La ricerca di Parisi ha rivelato che ogni storno tiene sotto controllo un numero fisso di suoi simili - esattamente sette - indipendentemente da quanto sono distanti. Quando lo stormo subisce un attacco, gli uccelli si disperdono ma riescono a ricompattarsi in tempi rapidissimi. La coesione non dipende dalla distanza fisica tra i singoli storni, ma dalla loro capacità di interagire con un numero fisso di individui.

Questo è radicalmente diverso da un sistema gerarchico. In una struttura tradizionale, tutti seguono un leader senza interagire tra loro. Il sistema è ordinato ma rigido: se il leader non percepisce una minaccia, il gruppo non reagisce. Negli stormi invece "la risposta collettiva è il marchio distintivo dell'ordine auto-organizzato in opposizione a quello centralizzato".

Non conta quanto sei lontano, conta con chi sei connesso. 

Gli storni seguono interazioni di tipo topologico, non metrico. Non conta quanto sei lontano, conta con chi sei connesso. È un principio che rovescia la logica dei nostri sistemi informativi attuali, basati su distanze metriche (chi ha più follower, chi genera più traffico, chi paga di più per la visibilità).

L'autrice conosce bene i pericoli della degenerazione. Nel suo romanzo, il personaggio di Sabul rappresenta il rischio sempre presente di nuove forme di dominio. Non ha autorità formale, non ha eccellenza intellettuale, ma controlla chi può pubblicare, insegnare, lavorare. Il suo potere deriva dalla "codardia innata della mente umana media. L'opinione pubblica! Ecco la struttura di potere di cui fa parte e che sa come usare".

In termini contemporanei, Sabul è l'algoritmo di raccomandazione che decide cosa vediamo nei feed social. È il sistema di ranking che determina quali ricerche emergono e quali scompaiono. È la logica del "engagement" che trasforma l'attenzione in merce e la conversazione in estrazione di valore.

Contro questa deriva, Anarres applica il principio della "vigilanza duratura": ogni centralizzazione è una minaccia che va monitorata costantemente. Non si può mai abbassare la guardia, non si può mai dare per scontato che i sistemi informativi rimangano neutrali. È una lezione che vale anche per i nostri algoritmi.

"L'idea è come l'erba", scrive la Le Guin attraverso la voce del fisico Shevek. "Ha sete di luce, ama la folla, prospera negli incroci, cresce meglio se la si calpesta". È una metafora perfetta per i sistemi informativi anarchici: resiliente, distribuita, incontrollabile.

Gli storni di Parisi incarnano questa metafora. Le loro correlazioni comportamentali si propagano attraverso lo stormo senza perdere intensità, creando quella che i fisici chiamano "invarianza di scala". L'informazione viaggia da volatile a volatile, si amplifica, si trasforma, si adatta. Ogni stormo diventa un "sistema critico", sempre pronto a rispondere ottimalmente a perturbazioni esterne.

È il contrario dei nostri sistemi informativi attuali, dove l'informazione è estratta, centralizzata, controllata. Dove i dati diventano proprietà privata e strumento di dominio. Dove l'algoritmo decide per noi cosa è rilevante e cosa no.

La ricerca di Parisi apre possibilità inaspettate per ripensare l'organizzazione politica nell'era digitale. Se sette collegamenti topologici bastano per coordinare migliaia di storni, quanti ne servono per coordinare una rivoluzione? Se gli uccelli riescono a mantenere coesione collettiva attraverso interazioni locali, perché noi dovremmo rassegnarci ai monopoli informativi di Meta, Google, Microsoft?

Gli storni romani ci mostrano che un'altra architettura è possibile. Un'architettura dove l'intelligenza emerge dal basso, dove la complessità nasce dalla semplicità, dove il coordinamento non richiede controllo. È quello che la Le Guin aveva immaginato per Anarres: una società che "costruisce prima le strade, poi le case". Prima l'infrastruttura della libertà, poi tutto il resto.

La biologia dei sistemi complessi conferma quello che i movimenti anarchici intuiscono da sempre: l'organizzazione orizzontale non solo è possibile, ma spesso è più efficace di quella verticale. Gli storni lo dimostrano ogni sera nei cieli di Roma.

Il prossimo episodio esplorerà come tradurre questi principi in architetture informatiche concrete. Come si progettano i sistemi informativi di una società anarchica? Quali sarebbero le dashboard di Anarres? E soprattutto: è possibile costruire tecnologie che facilitino la cooperazione senza creare nuove forme di dominio?

I computer di Anarres ci aspettano.


Appendice: I vetri di spin e il Nobel di Parisi

Giorgio Parisi ha vinto il Premio Nobel per la Fisica 2021 non per gli storni, ma per aver risolto il mistero dei "vetri di spin" - sistemi magnetici disordinati dove alcuni atomi vogliono allinearsi con i vicini, altri preferiscono orientarsi in modo opposto. È quello che i fisici chiamano "frustrazione": vincoli che non possono essere soddisfatti tutti contemporaneamente.

Il lavoro di Parisi, pubblicato in una serie di articoli tra il 1979 e i primi anni '80, ha sviluppato il "metodo delle repliche" per descrivere matematicamente questi sistemi apparentemente caotici. La sua teoria ha rivelato che i vetri di spin hanno "infiniti stati di equilibrio" e mostrano correlazioni che persistono a ogni scala - proprietà che si ritrovano in moltissimi altri sistemi complessi.

La scoperta ha implicazioni che vanno dalla biologia all'economia, dalle neuroscienze alla teoria delle reti. I suoi modelli si applicano alle proteine, ai mercati finanziari, ai sistemi immunitari, ai problemi di ottimizzazione informatica. E, naturalmente, agli stormi di uccelli.

Il Nobel è andato a Parisi per aver dimostrato che sistemi apparentemente diversi - vetri, cervelli, stormi, clima - seguono le stesse leggi matematiche profonde. Ha trovato l'universalità nascosta nel disordine.


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Pubblicato il 31 agosto 2025

Calogero (Kàlos) Bonasia

Calogero (Kàlos) Bonasia / omnia mea mecum porto