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Il newsmagazine 'Time' nomina 'Person of the Year' gli 'Architects of AI'. L'articolo che annuncia la nomina è in realtà una ambigua accettazione di una situazione economica e politica proiettata verso un incremento della forbice tra ricchezza e povertà. Dove la ricchezza è sempre più nelle mani di una ristretta élite di cui i tecno-scienziati sono la facciata esemplare.

Più che dci 'Architetti dell'AI' si può dunque parlare di 'Architetti della disuguaglianza'.


Come è tradizione Time, in questi giorni di fine anno, propone la Person of Year.

Quest'anno ci si sono messi in tre (anzi, in otto) per scrivere l'articolo dal titolo: The Architects of AI Are TIME’s 2025 Person of the Year.
Sarà per questo che l'articolo, oltre ad essere lunghissimo, è fumosissimo.

Ricicla i soliti argomenti tritati e ritritati del tipo: l'AI sta "influenzando, nel bene e nel male, le nostre vite" per concludere con una ovvietà: "l'umanità sta volando su un'autostrada, senza freni, verso un futuro altamente automatizzato e altamente incerto".

Ma naturalmente giornali e telegiornali, sempre ben disposti verso l'ovvio, rilanciano l'articolo.
Nel rilanciare, lasciano quasi intendere, seguendo una suggestione indotta dall'immagine di copertina, che la persona premiata sia l'AI stessa. 

Non si tratterebbe di una novità. Sull'ultima copertina di Time del 1982 appariva la scritta Machine of the Year. La copertina raffigurava un simulacro umano in gesso bianco, opera dello scultore George Segal, intento a contemplare un concept di Personal Computer commissionato da Time a uno studio di progettazione.

Stavolta non si celebra la macchina in sé. Sono celebrati invece i magnati della tecnoscienza e dell'industria dell'AI, e con loro tutti i computer scientist ed esperti e filosofi di complemento che cavalcano l'onda.

Qual'è in realtà l'onda?
Si legge in uno punti meno vaghi della storia di copertina del 'Time': "C'è la convinzione che il PIL mondiale sia in qualche modo limitato a 100 trilioni di dollari. L'IA farà sì che quei 100 trilioni di dollari diventino 500 trilioni di dollari".

L'umanità sta viaggiando verso un futuro automatizzato e incerto.
Eppure qualcosa di certo, anzi certissimo, non solo nel futuro, ma già nel presente, è questo: punto chiave del modello economico basato sull'AI è l'incremento spropositato del divario tra ricchezza e povertà, a livello globale.

Personaggi bifronte, quindi, i personaggi dell'anno: vogliono presentarsi come ricercatori o scienziati, ma sono al servizio della crescita senza limite promessa dall'AI.

Più che architetto dell'AI, architetti della disuguaglianza.

Possiamo dire quindi che al posto del singolo simulacro di umano che stava seduto sulla sedia davanti al PC, stanno ora miliardi di umani ai quali non solo viene proposto, ma piuttosto imposto l'uso dell'AI.

La sostanza infatti è questa: la cosiddetta 'AI' è la tecnologia perfetta per il tempo del capitalismo finanziario. Un modello socioeconomico dove la speculazione fine a se stessa si accompagna al controllo sociale e all'impoverimento di massa. 

Scienziati e tecnologi sono necessari a questo business e a questa speculazione. E stanno al gioco. Ormai, sembra che le capacità ed i meriti di scienziati e ricercatori debbano essere misurati in base ad un unico indicatore: qual'è, in dollari, il guadagno personale di oggi e qual'è incremento di guadagno previsto per domani.

Il peso delle conseguenze delle proprie azioni è facilmente scaricato: se ne deve occupare, dicono io nuovi magnati, la politica; o qualche (impotente) organismo terzo di regolazione. Oppure: delle conseguenze ce ne occuperemo domani.

Va ricordato che questo non è solo l'atteggiamento dei magnati della Silicon Valley. E' anche l'atteggiamento di tutti coloro che in ogni luogo del pianeta fiancheggiano e di fatto sostengono, pur raccogliendo solo le briciole della nuova tavola imbandita, la progettazione della disuguaglianza. 

Pubblicato il 12 dicembre 2025

Francesco Varanini

Francesco Varanini / ⛵⛵ Scrittore, consulente, formatore, ricercatore - co-fondatore di STULTIFERA NAVIS

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