Go down

Non ho portato nulla a casa dal mio viaggio se non ciò che non si può comprare: silenzio, lentezza, presenza. Ho spento il telefono per più di un mese, mi sono scollegata dal mondo digitale e connessa a qualcosa di molto più profondo.

Sono tornata dall'Oriente con le mani vuote di souvenir, ma con il cuore colmo di una saggezza che non sapevo nemmeno di stare cercando. Vi ho salutato con affetto prima di partire, perché ho scelto di staccare il mondo digitale per connettermi, davvero, con quello fisico che mi aspettava oltreoceano.

So di non aver seguito le vostre vite e i vostri pensieri in questo periodo, ma non l'ho fatto per disinteresse.

Ho scelto un silenzio pieno, intenzionale e necessario perché ero altrove, e non solo geograficamente.

Ero immersa in un tempo diverso, in un luogo diverso, in un modo di vivere che chiedeva dedizione, ascolto e lentezza. E lì, in quell'altrove, ho imparato a guardare meglio, a sentire di più e, soprattutto, a essere davvero presente.

Non posso negare che mi sia mancato quel filo sottile che ci lega, la voglia di raccontarsi, di condividere, di essere parte, seppur a distanza, delle vite reciproche e delle emozioni. Ma ho deciso di vivere ogni giorno del mio viaggio come se fosse il primo, e l'ultimo. Senza volerlo raccontare, ma lasciando che ogni gesto si depositasse, in silenzio, dentro di me. Senza filtri, senza fretta e senza l'urgenza di trasformarlo in contenuto.

Perché a volte è proprio nel non documentare tutto che si custodisce ciò che conta davvero.


L'Oriente non è stato solo un viaggio, ma un incontro con una cultura che, con la sua gentilezza e la sua disciplina amorevole, mi ha insegnato il valore della dedizione come forma di rispetto. Ho imparato che fare le cose bene non è una questione di perfezionismo, ma di presenza, e che la bellezza non nasce dall'eccesso, ma dalla semplicità consapevole.

Ho visto popoli che raramente urlano, ma che parlano con l'azione, col rilievo che ogni piccolo gesto assume quando lo fai con intenzione. Ho visto persone che salutano con inchini che non sono formalità, ma gratitudine; che si muovono senza sbattere, senza imporsi, ma restando davvero presenti.

Ho compreso che la dedizione non è un'opzione, ma una via: dedizione al lavoro, al quotidiano, al momento che sei chiamato a vivere. Ho imparato che la lentezza non è perdita, ma protezione dell'anima, che ascoltare davvero richiede il coraggio di stare in silenzio e che la vita migliora se impari a prendere fiato e a non riempire ogni vuoto.

Mi dispiace non aver seguito le vostre storie e i vostri percorsi condivisi qui. Ma oggi so, con serena consapevolezza, che ero dove dovevo essere.

E che a volte prendersi uno spazio di silenzio è l'unico modo per tornare con qualcosa da dire che valga davvero la pena ascoltare.

Oggi torno con occhi nuovi, con un cuore un po' più ampio e con il desiderio sincero di portare anche qui quella cura, quella delicatezza e quella intensità che l'Oriente mi ha donato. Perché ci sono viaggi che non finiscono quando atterri. Continuano in ogni gesto che scegli di fare diversamente, in ogni parola a cui dai più peso e in ogni presenza che, finalmente, è davvero tale.

Pubblicato il 25 settembre 2025

Camilla Scatena

Camilla Scatena / Direttore Aziendale (per hobby) - Bibliofila (di professione)

camilla.scatena@gmail.com