Go down

Oggi, in più di cento città italiane – da Roma a Milano, da Torino a Napoli – decine di migliaia di persone hanno marciato per chiedere giustizia e solidarietà con Gaza. Uniti nella protesta contro l'intercettazione da parte di Israele della Flottiglia Globale Sumud, un convoglio di oltre quaranta imbarcazioni che trasportavano 500 attivisti internazionali – tra cui Greta Thunberg, parlamentari e avvocati – che trasportavano medicinali e cibo di cui c'era urgente bisogno.


Il sequestro da parte di Israele di quasi tutte le navi e la detenzione di circa 450 passeggeri non è solo un atto politico, ma una grave violazione dei principi umanitari internazionali.

Il conflitto di Gaza deve essere giudicato secondo i rigidi criteri della Teoria della Guerra Giusta. Questa guerra non soddisfa le condizioni essenziali della retta intenzione, dell'ultima risorsa e della proporzionalità. L'impatto devastante sui civili – la cui unica "colpa" è vivere sotto occupazione – non può essere giustificato da alcun obiettivo militare dichiarato. Il blocco e i bombardamenti infliggono sofferenze sistematiche, violando l'imperativo morale di proteggere i non combattenti e vietando l'uso della punizione collettiva o di altri "mezzi malvagi". Chiamare giusta questa guerra significa rifiutare qualsiasi fondamento etico di una giusta condotta in guerra.

Allo stesso modo, l'intercettazione e il blocco degli aiuti umanitari mette in discussione il diritto umanitario internazionale e le norme etiche. Le Convenzioni di Ginevra e il diritto consuetudinario garantiscono ai civili nelle zone di conflitto il diritto a un soccorso rapido e senza ostacoli. Il Manuale di Sanremo impone che i blocchi permettano deroghe umanitarie e siano condotti in modo imparziale. Il blocco generalizzato di Israele e il sequestro di una flottiglia pacifica che trasporta forniture essenziali violano questi obblighi legali, negando ai civili aiuti salvavita e costituendo una punizione collettiva illegale ai sensi dell'articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra. Usare la fame e la privazione come strumenti di guerra è un oltraggio morale e legale.

Dobbiamo essere inequivocabili: gli attacchi alle sinagoghe o qualsiasi atto motivato dall'antisemitismo sono assolutamente inaccettabili. Tale violenza distrae dalle questioni fondamentali della giustizia umana in gioco e deve essere condannata con la massima fermezza. La nostra lotta non è contro alcuna identità, ma per la dignità e i diritti umani universali, e contro l'asse totalitario che mina un ordine sociale globalmente giusto.

Il momento di prendere una posizione visibile per la giustizia è adesso. La guerra di Gaza è ingiusta per gli standard della teoria della guerra giusta. Il blocco e l'interruzione degli aiuti umanitari sono illegali e immorali secondo il diritto internazionale e i principi etici. Il silenzio di fronte a queste violazioni è complicità.

Siamo dalla parte degli sfollati, degli affamati e degli oppressi. Issare la bandiera palestinese non è un appello alla vendetta, ma un emblema di speranza e resistenza contro l'ingiustizia. Chiediamo mari aperti, porti aperti e coscienze aperte. Il momento di mostrare i nostri colori è adesso.


Pubblicato il 03 ottobre 2025

Otti Vogt

Otti Vogt / Leadership for Good | Host Leaders For Humanity & Business For Humanity | Good Organisations Lab

otti.vogt@gmail.com