Se prima, sulle piattaforme social, si andava di corsa, ora con le IA generative siamo costantemente in accelerazione, sulla corsia di sorpasso, di noi stessi e della nostra intelligenza.
Chi ne può dubitare?
L’intelligenza artificiale sta cambiando tutto, anche la nostra percezione del tempo: tempo del pensare e del riflettere, dello scrivere, del creare, del produrre, dell’immaginare, ecc.
L’accelerazione è resa possibile dalla facilità con cui tutto sembra essere diventato calcolabile, automatizzabile.
L’esperienza del tempo si è disumanizzata, il tempo più che una risorsa da utilizzare è diventato una nuova dimensione (virtuale) che di umano ha sempre meno, tanto è gestita e manipolata da algoritmi che di umano non hanno nulla, sono semplici macchine.
Per le IA il tempo non è nulla di particolare, non è legato all’esperienza (personale, lavorativa, sociale, ecc.) che se ne fa, è una semplice sequenza di attimi (come possibilità di calcolo, di elaborazione) da ottimizzare per produrre risultati il più velocemente ed efficacemente possibile.
Il tempo delle machine e delle IA è un tempo meccanico, utile, forse perfetto, per realizzare compiti e “produrre” risultati, ma non adeguato al tempo umano, dai ritmi molto diversi di quelli di macchine che non si pongono il problema di rallentare, di riflettere (meglio non farsi imbrogliare da chi racconta che le IA già lo fanno), di vivere esperienze che hanno bisogno di recuperare tempo ed altri elementi di cui le IA non hanno alcuna contezza o percezione.
L’accelerazione delle IA è tale da condizionare il tempo del pensare, del riflettere e del vivere di moltitudini di umani, da imporci i ritmi della macchina e da controllare il tempo che spendiamo interagendo con le tecnologie, più da prigionieri che da protagonisti.
La prigionia è evidenziata dalla nostra crescente incapacità a metterci in attesa, a vivere il tempo, portando pazienza, attendendo (una lettera) e aspettando (un incontro), programmando un viaggio (nello spazio temporale prima che digitale, dentro le sue immagini anticipatorie e forse non vere) o un acquisto nel tempo.
Ammalati come siamo di click, di consumi, di interazioni, di reazioni immediate, non ci rendiamo conto che, dentro l’accelerazione continua della tecnologia, siamo trascinati nella sua scia, intrappolati e ormai incapaci di rallentare, che poi vuole dire capacità di disconnettersi per provare a riscoprire le qualità del tempo che abbiamo e che sperimentiamo vivendo.
Un aiuto potrebbe venire la nostra intelligenza umana, non ancora superata da quella artificiale delle macchine. Serve però (tecno)consapevolezza, volontà e capacità di fermarsi a riflettere, capacità e coraggio di scegliere e di prendere delle decisioni.
In sintesi si tratta di ritrovare il ritmo, il ritmo umano, per riprendere il controllo, qualitativo, del nostro tempo, ritrovandone il senso e la ricchezza di significato.
IA: velocità di accelerazione e tempo
Abbiamo tutti bisogno di tempo, ma non di tempo accelerato, lineare e macchinico al quale ci siamo tutti adeguati. Il tempo vissuto, umano, non è lineare come quello delle macchine. E' un tempo non calcolabile, illusoriamente misurabile, diacronico, esperienziale, non riducibile agli attimi che lo compongono. A pensarci bene il tempo umano è un tempo magico, soprattutto quando è capace di rallentare, fermarsi, coltivare la durata e l'attesa, sospendersi, e così facendo dandoci la possibilità di riscoprire la bellezza e la'utenticità del mondo. Ben diversa dall'autenticità artificiale generata dalle macchine.
Pubblicato il 15 maggio 2025